Attualità

RIFORMA DEL FISCO. «Fattore famiglia»: così si può finanziare senza creare deficit

Francesco Riccardi venerdì 8 giugno 2012
Davvero non ci sono le risorse per avviare prima e introdurre poi a regime il Fattore famiglia, così come ha dichiarato martedì scorso il premier Mario Monti? O non è forse possibile trovare la necessaria copertura finanziaria semplicemente cambiando la destinazione di alcune agevolazioni fiscali?Su Avvenire di ieri abbiamo dimostrato come sia possibile avviare in maniera graduale il meccanismo che assicura una quota di reddito non tassabile (No tax area) necessaria al mantenimento dei familiari a carico. Oggi vedremo come sia possibile finanziare questo processo senza creare ulteriore deficit, ma semplicemente spostando alcune agevolazioni fiscali che oggi vanno a gruppi ristretti di contribuenti verso una collettività più ampia.Attraverso moduli a cadenza biennale è infatti possibile applicare fin da subito il Fattore famiglia ai nuclei con 4 o più figli e arrivare a coprire tutte le famiglie con figli entro il 2019 (vedi tabella 1). Il primo modulo, che riguarda circa 370mila famiglie (1% del totale) costa meno di un miliardo, per la precisione 900 milioni di euro. Ma dove trovare i fondi? Le risposte il governo le ha già tutte. Stanno nella relazione finale del Gruppo di lavoro sull’erosione fiscale, presieduto dall’attuale sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani: un’autentica enciclopedia delle agevolazioni fiscali attualmente in vigore. Si tratta semplicemente di valutare quali siano indispensabili e prioritarie, quali altre invece possano essere revocate spostando il beneficio ad altre poste di bilancio. Noi abbiamo provato a immaginare qualche cambiamento ed ecco come sarebbe possibile trovare tutti i 17 miliardi preventivati (o i 21 miliardi di stima massima) necessari a finanziare l’intera operazione del Fattore famiglia.Il primo miliardo necessario a far partire il meccanismo lo si può reperire agendo sui dividendi relativi a partecipazioni di natura qualificata fuori reddito di impresa. L’art. 47 del Tuir infatti prevede l’esenzione (al 50 o al 60%) dalla tassazione di questi redditi. Eliminando il beneficio, che riguarda solo 84mila persone fisiche contribuenti, cioè portando a tassazione l’intero valore del dividendo, si recupererebbe 1 miliardo e 41 milioni di euro (stime relazione, pagina 268). Quanto ai rimanenti 16 (o 20 al massimo) miliardi di costo, occorre poi considerare che il Fattore famiglia sarebbe alternativo agli attuali sgravi per familiari a carico. E dunque questi potrebbero essere eliminati con la stessa gradualità con la quale verrebbero introdotti i nuovi moduli di No tax area. Oggi gli sgravi pesano sul bilancio pubblico per oltre 10 miliardi (pagina 143). E dunque il saldo netto del Fattore famiglia da finanziare è in realtà di "soli" 6 (o 10 al massimo) miliardi.Come trovare questi ultimi fondi? La risposta sta ancora nella relazione di Vieri Ceriani a pagina 184, laddove si dice che una «tassazione ordinaria Irpef dei redditi da capitale» (che oggi sono tassati con aliquote diverse dal 12,5 al 27%) «porterebbe a un extragettito tra i 13,7 e i 15,4 miliardi di euro».Concludendo, l’introduzione del Fattore famiglia non è affatto «incompatibile» con lo stato dei nostri conti pubblici. Si tratta piuttosto di scegliere come utilizzare la leva fiscale, verso quali contribuenti, quali cittadini indirizzare sgravi e agevolazioni. Una scelta politica, che spetta al governo e al Parlamento.