Fatebenefratelli-Isola Tiberina. Cuore in ascolto per prevenire l'ictus
L’aritmia è un’alterazione del ritmo e della frequenza del battito cardiaco. Il cuore può battere troppo velocemente (in questo caso si parla di tachicardia), troppo lentamente (brachicardia) o in modo irregolare (fibrillazione atriale). Con ben 850mila casi solo in Italia, la fibrillazione atriale è la più comune e la più temuta delle aritmie cardiache che consiste nella completa disorganizzazione del battito atriale con frequente accelerazione del ritmo cardiaco. Se non diagnosticata e trattata per tempo, può comportare rischi importanti come ictus cerebrale o embolie periferiche. In particolare, un ictus su quattro è causato da questa patologia cardiaca, che nel 24% dei casi non manifesta sintomi.
«Le cause della fibrillazione atriale - spiega il cardiologo Pietro Rossi del Centro di Aritmologia dell’Ospedale Fatebenefratelli-IsolaTiberina - sono solitamente da ricondurre all’invecchiamento del cuore e alla progressiva dilatazione dell’atrio che genera il battito cardiaco. Per questo, tale patologia è più diffusa nei soggetti over 65. Infatti le modificazioni del cuore che sopraggiungono con l’avanzare dell’età ne facilitano l’insorgenza». La fibrillazione atriale è comune anche nelle persone con disfunzione della tiroide, nei diabetici e nei soggetti con ipertensione arteriosa o embolia polmonare. Allo stesso tempo è frequente negli individui che soffrono di cardiopatia o apnee notturne. Tra i principali fattori di rischio legati allo stile di vita: fumo, alcol e uso di sostanze stupefacenti. L’ischemia cerebrale (o ictus) è la più frequente tra le malattie neurologiche ed è una delle più importanti conseguenze della fibrillazione atriale, in particolare in quei soggetti con fattori rischio (età superiore ai 65 anni, ipertensione arteriosa, scompenso cardiaco, diabete) che accentuano il grado della patologia cardiaca. È importante sensibilizzare le persone sull’importanza della diagnosi precoce (vi sono infatti terapie specifiche anticoagulanti in grado di ridurre il rischio di ictus) e allo stesso tempo educare all’importanza di un ascolto periodico – se non addirittura quotidiano – del ritmo del proprio cuore, in un’ottica di prevenzione».