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INTERVISTA. Fassina: «Ma Monti non è un "nemico" Anche lui vuol cambiare l’Italia»

Arturo Celletti giovedì 27 dicembre 2012
​«Prendo un impegno, anche a nome del Pd...». Stefano Fassina, regala una pausa leggera. Poi, spiega: «La nostra campagna elettorale non sarà né contro Monti, né contro l’area moderata. Sarà contro i populismi regressivi. Il populismo di Grillo, quello della Lega, quello di Berlusconi. Sono loro i nostri nemici, i nemici dell’Europa. Monti no, il Prof è un europeista come lo è Bersani». Il responsabile economico del Pd non sottovaluta le distanze tra il Pd e il Professore, ma ripete che è il momento di privilegiare quello che unisce. «Dobbiamo stare dalla stessa parte. Prima e dopo il voto. Dobbiamo trasformare la prossima legislatura in legislatura Costituente. Dobbiamo lavorare insieme - qualunque sia il risultato del voto di fine febbraio - almeno sulle grandi riforme istituzionali e sulle grandi riforme di struttura».Si può spiegare?Pubblica amministrazione e scuola o riduzione dei parlamentari e legge elettorale: ci vuole una convergenza che vada oltre i confini dei progressisti. Ci vuole un patto di legislatura per cambiare insieme l’Italia.Per farcela siete pronti a mettere in discussione il patto con Vendola?Il Pd non rinuncia a Vendola: c’è un patto di lealtà che verrà sempre rispettato. E poi perchè dovremmo rivedere il patto con Vendola? Non c’è una sola ragione per farlo. Vendola si è impegnato con noi sottoscrivendo un programma comune. E poi è un europeista convinto. Non basta. Ha firmato un documento con Bersani dove dice con assoluta chiarezza che si rispettano tutti gli impegni europei...Crede che lo farà?Solo in Italia il capo di Sel è considerato estremo. Non è così in Europa. E mi sembra assolutamente strumentale il tentativo di voler dare una rappresentazione di irresponsabilità alla nostra coalizione. Poi ricorda la campagna elettorale di Hollande? Diceva che andava rinegoziato il fiscal compact e nessuno lo ha mai accusato di non essere europeista... Ichino ha lasciato il Pd: che pensa?Penso alla sua incoerenza morale. È stato in prima linea nella sfida delle primarie per il candidato premier e aveva preso come tutti un impegno chiaro: chi perde sostiene il vincitore. Ichino, invece, è andato a sostenere chi compete con il vincitore. Ma si dà troppo enfasi agli uomini e poca alle proposte politiche. E allora la patrimoniale ventilata dal Prof vi convince?La patrimoniale c’è già ed è l’Imu. Noi non vogliamo tassa aggiuntive. Vogliamo invece rimodulare l’imposta sugli immobili: dovrà essere concentrata sui grandi patrimoni e lasciare in pace redditi bassi e classe media. La nostra sfida è spostare il carico sulle grandi fortune, quelle sopra 1 milione e 200 mila euro. Sotto quella cifra non si dovrà pagare, da quella cifra in sù si potrà prevedere una aliquota più elevata di quella di oggi. Vendola continua ad attaccare Monti sui temi del Lavoro, perchè non lo frenate?Perchè tante cose che ha fatto o che vuole fare Monti non convincono nemmeno il Pd. Guardi l’agenda: c’è troppa disattenzione a una politica industriale che noi riteniamo fondamentale. E poi non ci piace l’ossessione a facilitare ulteriormente i licenziamenti attraverso la cancellazione dell’articolo 18. Ossessione?La prima volta puoi scusarlo. Puoi dire"non conoscono il mercato del lavoro...". Ma se il Prof continua a sostenere quelle tesi si può solo pensare che vuole indebolire il potere contrattuale dei lavoratori e le loro retribuzioni La riforma delle pensioni verrà corretta?A regime porta risultati condivisibili, ma in questa fase di transizione ha generato centinaia di migliaia di esodati: è un vulnus all’equità che va assolutamente correttoCome vive il Pd l’idea che Monti si possa schierarsi contro? Siete pentiti della scelta di far nascere il governo?No, a novembre abbiamo fatto la scelta giusta: siamo orgogliosi di aver contribuito a ricostruire la credibilità dell’Italia. Monti però dovrebbe valutare se la scelta che sta facendo è coerente. Io dico non lo è. Aveva preso l’impegno di essere sopra le parti. Ci sta facendo capire che non vuole rispettarlo. È una scelta incoerente e anche una scelta non utile: L’Italia ha un disperato bisogno di figure che possono essere di garanzia. Il comportamento degli ultimi giorni del premier incrina proprio questa sua capacità di esserlo.