Attualità

IL PAESE E LE TASSE. «A volte si evade per sopravvivere» è bufera su Fassina

Nicola Pini venerdì 26 luglio 2013
Con un’economia sommersa che nasconde oltre il 17% del Pil alla tassazione, la pressione fiscale effettiva in Italia sulle attività emerse tocca il 54%, percentuale che ci pone largamente in testa nel confronto con i maggiori Paesi avanzati. Il dato, diffuso da Confcommercio nel corso di un convegno a Roma è già abbastanza eclatante. Ma ancor più rumore hanno fatto ieri le parole di Stefano Fassina nel suo intervento allo stesso convegno. In Italia esiste una «evasione fiscale di sopravvivenza», ha detto il vice-ministro dell’Economia, dirigente del Pd di area bersaniana e allievo prediletto di Vincenzo Visco che ha conquistato la sua notorietà per le sue posizioni di sinistra e le sue battaglie contro il rigore finanziario. «Senza voler strizzare l’occhio a nessuno, senza ambiguità nel contrastare l’evasione, va detto che ci sono ragioni profonde e strutturali che spingono molti soggetti a comportamenti di cui farebbero volentieri a meno». Insomma, frodare il fisco non è «solo una questione di carattere morale», ha spiegato l’esponente di governo, aprendo un caso politico e una frattura nel mondo Pd. La dichiarazione ha sorpreso anche perché è stata rilasciata all’indomani della visita di Enrico Letta all’Agenzia delle Entrate, dove il premier ha ribadito l’impegno nella lotta all’evasione. «Fassina benvenuto nel Pdl», ha subito commentato il capogruppo Renato Brunetta, nelle sue parole «mi pare di sentire quel Berlusconi che i compagni del suo partito azzannavano come complice degli evasori». Stessi toni nella Lega, dove il capogruppo in Senato Massimo Bitonci vuole mandare una «tessera onoraria» al viceministro. Per Linda Lanzillotta, vicepresidente del Senato di Scelta Civica, invece «se Fassina sull’evasione la pensa come Berlusconi siamo all’allarme rosso». Tra i Democratici stupore e imbarazzo. Per la prima volta un esponente del partito è sembrato voler «sdoganare» la pratica dell’evasione, seppure necessitata da uno stato di bisogno. «La fedeltà fiscale è una battaglia di giustizia e di civiltà», replica il responsabile economico del partito Matteo Colaninno, sottolineando che «se si pagano troppe tasse e mancano risorse per gli investimenti è anche colpa di decenni di assuefazione al sommerso, che ha prodotto danni enormi». Dalla Cgil, Susanna Camusso evita ogni diplomazia e va all’attacco: «Questa battuta sull’evasione di sopravvivenza non si può definire solo una battuta infelice, ma è un drammatico errore politico». E per Giovanni Centrella, leader Ugl, si tratta di «parole spericolate».In serata interviene Guglielmo Epifani a precisare la linea: per il Pd «l’evasione si combatte punto e basta», rimarca il segretario, secondo il quale la frase di Fassina «è stata equivocata»: si trattava di «una constatazione, non voleva essere una giustificazione». Ma cosa ha detto il vice-ministro nel suo intervento? Ha parlato di una «stretta connessione tra pressione fiscale, spesa e sommerso» e ha dipinto l’infedeltà fiscale come frutto anche di un «deficit di contesto». L’«evasione di sopravvivenza» deriva dalla tassazione eccessiva, dall’insufficiente dimensione di molte imprese, da specializzazioni produttive ormai superate nel nuovo mercato globalizzato, ha spiegato il vice-ministro, ammonendo che tra stato e cittadini la <+corsivo>compliance <+tondo>, l’atteggiamento collaborativo, deve essere reciproco. A fine giornata, dopo la bufera, Fassina non fa marcia indietro: «Non c’è bisogno di nessun chiarimento con Letta, sono cose che ho sempre detto, le ho anche scritte in un libro». Giudica «strano che un giorno mi danno del comunista e un altro la tessera Pdl». Ma precisa: «L’evasione va sempre combattuta», ma con gli «evasori per necessità non basta la Finanza, bisogna prevenire».Sull’eccesso di tassazione interviene nel pomeriggio anche il ministro Fabrizio Saccomanni: la riduzione delle imposte «è un obiettivo da perseguire con tenacia su un orizzonte non di mesi ma di anni», sottolinea. Un taglio significativo non sarà possibile, ha aggiunto, se accanto alla lotta all’evasione non si porterà avanti anche una «estesa» razionalizzazione della spesa pubblica.