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Coronavirus. Fase 2: il 4 maggio si riparte. Tornano al lavoro 2,7 milioni di persone

Marco Iasevoli mercoledì 22 aprile 2020

Il premier Conte ieri alla Camera

Il 4 maggio è la data limite, una boa insuperabile. «Il lockdown non si può prorogare», spiega Giuseppe Conte da mattina a sera a tutti gli interlocutori di una giornata segnata da incontri a valanga: prima il lungo vertice con i ministri e la task force di Colao, poi i sindacati e Confindustria, infine i rappresentanti di Regioni e Comuni nella cabina di regia. Con la «massima cautela» ma «il motore del Paese deve riaccendersi», dice il premier, pena conseguenze molto gravi sul piano economico e sociale, non assorbibili con misure-tampone, indennizzi e bonus.

Il piano dettagliato sarà annunciato tra domani e dopodomani. Lo spread e le stime sul Pil parlano da soli. Il tema è stato oggetto anche del tradizionale incontro tra Conte e Mattarella prima di ogni Consiglio Ue. Il Colle presta massima attenzione alla trattativa «per concretizzare quella solidarietà Ue necessaria per la ripartenza economica e sociale». E altrettanta alla gestione della "fase 2".

Il 4 maggio si riparte, quindi. L’allentamento delle restrizioni riporterà a lavoro - spiega Colao - 2,7 milioni di persone, che si aggiungono a quanti già hanno ripreso con l’autorizzazione dei prefetti in base alle norme dei Dpcm di Conte. Sarebbe stata bocciata dal premier l’ipotesi di escludere dal rientro al lavoro i 60enni, avanzata da Colao. Ma il nodo è stata l’interlocuzione con gli esperti sanitari. Il Comitato tecnico scientifico presieduto da Brusaferro, a margine dei vari incontri, ha voluto far trapelare la propria preoccupazione per la ripresa, alla luce dei dati ancora non rassicuranti sui contagi. Ma il premier ha fatto valere la valutazione, politica ed economica, dell’insostenibilità di ogni ulteriore chiusura delle attività produttive.

Secondo i sindacati, Conte avrebbe spiegato che i tecnici vorrebbero tenere "R con zero" a 0,1-0,2, ma ciò significherebbe aspettare ancora diverse settimane. Non si può. Allora l’Italia, come la Germania, intraprenderà un percorso di ripresa con la possibilità di circoscrivere subito nuovi focolai - con potere d’intervento diretto delle Regioni - e assumendosi il rischio di un aumento controllato dei contagi, sostenibile - è l’auspicio - sia attraverso la nascita dei Covid hospital sia attraverso le terapie domiciliari. Con la possibilità, in ogni momento, di nuove strette locali e nazionali.

Per la riapertura delle attività produttive, la stella polare è il protocollo di sicurezza imprese-sindacati, che stamattina sarà aggiornato. Scontato l’utilizzo delle mascherine, il mantenimento delle distanze sociali e di tutte le norme igieniche. Ma si è ormai capito che il problema fondamentale è quanto sta intorno all’azienda: la mobilità, i trasporti pubblici locali, gli orari di punta, gli assembramenti (si stima però che inizialmente la pressione sui mezzi pubblici sarà appena il 15% dell’era pre-Covid). Qui il piano non è definito, perché si tocca il tema sensibilissimo dell’organizzazione del lavoro: da turni spalmati su più ore - sino a sera tardi - all’utilizzo dell’intera settimana, sino al consolidamento dello smart working.

Chi sta più avanti potrà partire già lunedì, ma si tratta di alcune eccezioni come la produzione di macchine agricole, alcuni cantieri pubblici, la moda, l’automotive. I negozi dovrebbero riaprire le serrande a metà maggio e si valutano vincoli stringenti come le prenotazioni on line, la co-presenza nel locale di un numero standard di persone, la sanificazione dei vestiti provati. A bar, pizzerie e ristoranti toccherà ancora più tardi, forse a fine mese, mentre restano autorizzati alle consegne a domicilio (ieri anche la Campania le ha autorizzate, riportando la pizza nelle case).

Sul fronte delle libertà personali, si va verso l’autorizzazione dei movimenti, eccetto - forse - quelli da Regione a Regione non motivati da lavoro, salute e altre esigenze indifferibili (per questi movimenti resterebbe l’autocertificazione). Mascherine e distanze diventeranno probabilmente obbligatorie anche in strada e sui mezzi pubblici, ma ciò richiede uno sforzo nelle prossime due settimane per l’approvigionamento. Conte sembra propenso a sciogliere i vincoli su parchi e bambini, con modalità da definire, e non sembra orientato a divieti tassativi di uscita per le persone anziane. A parte verrà affrontato dal ministro Spadafora il nodo sport e calcio.