Attualità

Omofobia. Faraone: «Il ddl Zan è da modificare. Troviamo l'intesa per varare il testo»

Antonella Mariani giovedì 22 aprile 2021

Davide Faraone senatore di Italia Viva

Approvato alla Camera il 4 novembre 2020 con 265 sì e 193 no, il disegno di legge firmato dal deputato Pd Alessandro Zan detta in 10 articoli «Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità». L’obiettivo di aggiungere queste cinque specificazioni alle quattro oggi previste dall’art. 604-bis del Codice penale, che punisce gli «atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi», viene raggiunto includendo all’articolo 1 una distinzione tra sesso («biologico e anagrafico»), genere («qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso»), orientamento sessuale («attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso o di entrambi i sessi») e identità di genere («anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione») del tutto inedita per il nostro ordinamento.

Sono bastate poche parole, pronunciate ieri mattina in Aula dal presidente dei senatori di Italia Viva Davide Faraone, perché il dibattito sul ddl Zan contro l’omofobia e la transfobia si infuocasse di nuovo. «Il ddl Zan può essere trattato, trovando condivisione tra le forze, con le proposte di modifica che anche noi vogliamo avanzare», ha scandito nel suo intervento il capogruppo renziano, che ha citato le interviste, pubblicate tra le altre nei giorni scorsi su queste pagine, all’attivista omosessuale Paola Concia e alla senatrice del Pd Valeria Valente. «Ci sono modifiche proposte da esponenti politici anche del Pd e della società civile che meritano una seria riflessione: possiamo mostrare maturità, votando insieme questo ddl in Aula. Nostro obiettivo è portare a casa la legge sull’omofobia e uscire dallo stallo. Italia Viva chiede da settimane in Commissione Giustizia di sbloccare lo stallo e avviare la discussione del disegno di legge», ha concluso.

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Senatore Faraone, si aspettava di essere attaccato così duramente?

Hanno accusato me e Italia Viva di voler affossare la legge, con argomenti e modi aggressivi. No, non me lo aspettavo, anche perché gli attacchi, ancheviolenti, sono in aperta antitesi con i principi sostenuti dalla legge che gli stessi dicono di voler difendere. Ma poi da chi dovrei prendere lezioni? Da chi ha votato contro le unioni civili? Da chi non ha proferito parola dopo il video di Beppe Grillo?

Agli attacchi come risponde?

Dico che Italia Viva si sta battendo per far incardinare il provvedimento al Senato e trattarlo. I senatori del mio gruppo vogliono esercitare le loro funzioni. Respingo l’idea del 'prendere o lasciare', per rilanciare il processo democratico del Parlamento. Invece temo che si stia usando il ddl Zan per giustificare agli occhi del proprio elettorato il sostegno allo stesso governo Draghi. Siccome alcune forze politiche hanno il problema di dimostrare le proprie diversità, che vengono annacquate dal sostegno al governo Draghi, le enfatizzano in un momento in cui invece bisogna cercare l’unità. Nessuna drammatizzazione ci deve essere su un tema importante e delicato come questo e che ci vede da sempre in prima linea: credo debba essere affrontato e risolto in modo rapido da questo Parlamento, trovando una condivisione politica ampia per approvare la miglior legge possibile.

È una critica rivolta alla Lega?

Dico solo che è inaccettabile che si pratichi l’ostruzionismo per impedire la possibilità di discuterne.

Quali sono le perplessità di Italia Viva sul testo del ddl Zan?

Presenteremo pochissimi emendamenti mirati. Per ora dico solo che condivido alcuno delle critiche espresse da esponenti politici e della società civile su Avvenire, sulla classificazione e le categorie delle discriminazioni. Non esiste solo 'Pillon' o 'il testo così com’è', c’è lo spazio per migliorare il testo. Rivendico questo diritto democratico sancito dalla Costituzione e il mio dovere di parlamentare di esercitarlo.

Se il testo venisse modificato, occorrerebbe almeno un altro passaggio alla Camera. Uno scenario che una parte del Pd continua a contrastare, con l’idea che bisogna fare in fretta e dunque non bisogna cambiare nulla. Cosa risponde?

Guardi, io vedo in Senato da parte di tanti colleghi, appartenenti a diverse parti politiche – non solo del Pd, ma anche di Forza Italia –, la volontà di migliorare il testo del ddl Zan e di costruire intorno a esso un clima di condivisione. Se invece si continua con il muro contro muro, questo porterà la parte avversa a presentare milioni di emendamenti, bloccando di fatto il provvedimento, alimentando un clima di odio e destabilizzando un governo che deve occuparsi di rilanciare l’economia del nostro paese. Io dico che dobbiamo puntare alla calendarizzazione veloce del provvedimento e aprire un dibattito per portare a casa la legge presto. Col muro contro muro non andiamo lontani.

Pensa che ci sia abbastanza tempo in questa legislatura?

Abbiamo un orizzonte ampio, sono certo che ce la faremo. Ripeto, obiettivo di Iv è di fare presto e bene.

Crede che all’interno del centro sinistra ci sia stato un difetto di discussione?

Questo provvedimento è nato in un clima di contrapposizione frontale tra le forze politiche. Oggi siamo dentro una stagione nuova, in cui prevale il sostegno a un governo di unità, impegnato a gestire una emergenza epocale. Auspico che questo clima riverberi in Parlamento anche su questi temi.

Vuol dire che la contrapposizione sul ddl Zan all’interno della coalizione di governo può mettere in pericolo la stabilità dell’esecutivo?

Beh, se si porta avanti il percorso del muro contro muro della Lega, che è evidentemente interessata soltanto a impedire che il ddl Zan diventi legge dello Stato, c’è il rischio che non si approvi la legge e che si creino fibrillazioni poco utili a questo governo, chiamato a gestire una fase difficile per cui necessita di sostegno e concordia. In più, cosa non secondaria, si impedisce al Senato di esercitare il suo ruolo.