Attualità

Il percorso. Bassetti: «Famiglia, Europa al bivio»

Paolo Viana sabato 30 agosto 2014
Si è commosso ricordando l’abbraccio tra il Papa e i disabili del Serafico di Assisi e ha riscaldato la platea di Rimini con questo appello ai giovani: «Non fermatevi a razzolare come polli, guardate lontano e aiutateci a costruire una Chiesa giovane, versatile e creativa». La prima volta del cardinale Gualtiero Bassetti al Meeting è stata dunque nel segno della gioia – il tema dell’intervento era l’Evangelii Gaudium – anche se l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve ha offerto un’analisi della realtà tutt’altro che spensierata, ammettendo che «ci sono seri problemi per il vostro futuro, ragazzi». In cima alle preoccupazioni Bassetti mette la famiglia, il lavoro e l’immigrazione (che sono poi le priorità dell’azione missionaria indicate da papa Francesco all’Assemblea generale della Cei di maggio) e l’ha ripetuto durante l’incontro organizzato dal Meeting insieme al Servizio Nazionale Cei per il progetto culturale. «Oggi la famiglia è "maltrattata" e "disprezzata" da una cultura individualista, e la velocità con cui si vivono i rapporti assomiglia alla velocità con cui si consuma una cena ad una festa di gala: una grande aspettativa iniziale, un euforico intrattenimento e uno stanco commiato». Secondo il cardinale, alla base della difficoltà delle giovani coppie «ad essere e a pensarsi», come una famiglia vi sono sia ragioni culturali che economiche. Ragionamento sostenuto dalle cifre: il 43,7% dei giovani non ha un lavoro, il 12,6% delle famiglie è in condizione di povertà relativa e il 7,9% lo è in termini assoluti… «Cifre terribili», ha commentato ricordando il grido del Papa: «Oggi dobbiamo dire "no" a un’economia dell’esclusione e della iniquità. Questa economia uccide!». Il cardinale perugino si è detto convinto che sia possibile invertire questa tendenza, proponendo ad esempio l’economia di comunione, ma il suo tono si è fatto nuovamente duro sull’immigrazione: «Nessuna ragione può argomentare l’indifferenza con cui per troppi anni abbiamo lasciato che migliaia di persone morissero in mare» e «non possiamo tollerare che l’Europa si sia data regole e procedure che di fatto permettono la latitanza di una strategia e di un progetto europeo per affrontare questo dramma». Il Vecchio Mondo era il vero target del discorso del porporato e di Guzman Carriquiry, segretario della pontificia commissione per l’America latina, intervenuto dopo di lui. L’esperienza del Sudamerica, dove dopo l’elezione di papa Bergoglio, ha testimoniato Carriquiry, la fede è rifiorita con «numerosissime conversioni singole, grandi pellegrinaggi ai santuari mariani, più gente ai confessionali e soprattutto una visibile allegria di essere cattolici», può aiutare a fermare il declino spirituale e materiale degli europei e degli italiani.  Tuttavia, secondo Bassetti, bisogna saper cogliere il profilo genetico dell’annuncio cristiano così come ci viene proposto da Bergoglio: «Un annuncio in cui non si può non ravvisare il segno indelebile di Maria e l’eredità spirituale della Vergin Morena e di Nostra Signora de Aparecida». Non è quindi pietista il Papa perché tre volte al giorno si rivolge alla Madonna, «ma per comprenderlo dovete incarnarvi nella spiritualità dell’America latina», ha messo in luce. Compiuta quest’inculturazione, salterà ancora più agli occhi la distanza tra la Chiesa di papa Bergoglio, caratterizzata da «un annuncio gaudioso, materno, sapiente, pieno di comprensione verso i "piccoli" e intimamente caratterizzato dalla sobrietà – come ha spiegato il porporato – e la società europea che sembra aver smarrito queste caratteristiche a favore di uno stile di vita in cui l’essere umano assume, sempre più spesso, le sembianze di un individuo che vive per se stesso, costretto a godere – come se fosse preda di una sorta di schiavitù consumistica – dei beni che vorticosamente egli stesso produce. Ebbene, l’Europa, oggi, è di fronte ad un bivio: cercare di ritrovare se stessa e uscire con coraggio dalla stagnazione in cui sembra essersi impantanata, oppure rassegnarsi ad un futuro incerto e marginale».