Attualità

Forum sull'agricoltura. Fame Zero, la sfida di una generazione

Paolo Viana venerdì 5 giugno 2015
«Sostenibilità». Insieme a «fame» è stata la parola più pronunciata al Forum sull’agricoltura, ieri all’Expo. Un binomio e un’antinomia su cui ruota l’intera esposizione, quanto meno nelle intenzioni di chi la organizza. «Sostenibilità – appunto – sostegno al reddito delle famiglie rurali, innovazione per i piccoli produttori e un mercato più giusto» sono le «quattro sfide» indicate dal ministro delle politiche agricole Maurizio Martina nell’aprire i lavori, richiamando la campagna delle Nazioni Unite per sfamare entro il 2050 tutti i nove miliardi di abitanti del pianeta e concludendo con un «vogliamo essere la generazione Fame Zero». Possibile, «purché si collabori tutti » ha commentato in un video il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. La scommessa è rendere disponibile per allora il 70% di cibo in più, aiutando le famiglie rurali (2,5 miliardi di persone) che rappresentano ancora il 'granaio' del mondo, ma anche il serbatoio della povertà e della denutrizione. Gli ostacoli restano soprattutto politici. La produzione sarebbe sufficiente per tutti, se il mondo non fosse diviso, se le tecniche agrarie più moderne non fossero accessibili a pochi e se la distribuzione non fosse iniqua. La Fao promette 'cibo per tutti' ma 842 milioni persone sono ancora alla fame: per questo «siamo invitati tutti a pregare» ha detto ieri il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, interpretando la speranza ma anche il disorientamento delle delegazioni. «Pregate perché se vogliamo davvero raggiungere l’obiettivo dichiarato, la Fame Zero, serve un cambiamento morale che porti a mutare lo stile di vita, ridurre gli sprechi, massimizzare l’uso delle risorse fondiarie e sostenere il ruolo delle donne in agricoltura, ma soprattutto lavorare per la pace». E poi un richiamo alla 'fratellanza': Turkson ha ringraziato esplicitamente il ministro tedesco Peter Bleser che in mattinata aveva aperto il proprio intervento citando papa Francesco per ricordare che «la fame è mancanza di solidarietà». Insomma, pur tra molte incertezze, il mondo vuole davvero vincere la fame ('eradicare' è stato il verbo più ricorrente, lo stesso che qualche anno fa si usava con il terrorismo islamico) e farlo in modo sostenibile, cioè limitando l’inquinamento, invertendo la tendenza al consumo del suolo, risparmiando acqua… «Entro il 2050 aumenterà il fabbisogno idrico del 60% e oltre 1,2 miliardi di persone vivono già oggi in aree con carenza idrica» ha ricordato Uschi Eid presidente dell’Unsgab, comitato consultivo del Segretario Generale dell’Onu su acqua e igiene. L’Italia offre al dibattito la Carta di Milano e scommette sui piccoli produttori. «Dobbiamo sostenere il loro reddito e la conoscenza, perché siano più forti e più produttivi. Cancellare la fame – ha detto il ministro –, la povertà e la malnutrizione, combattere il cambiamento climatico, tutelare i beni comuni, come acqua, terra e biodiversità, ridurre gli sprechi… sono obiettivi che devono camminare insieme». Anche il segretario generale della Fao José Graziano da Silva, presentando l’assemblea plenaria dell’organizzazione che si terrà domani a Roma, ha ricordato che più del 75% dei poveri vive in aree rurali, gran parte della produzione di cibo del mondo viene dai loro campi e se si vuole aggredire il problema occorre «limare le differenze di reddito pro capite» e inserire veramente questi produttori nella catena del valore. All’Expo non solo non si parla più di Ogm: anche le colture intensive non sono popolari. Da Silva ne ha invocato un «cambiamento paradigmatico» per quanto il ministro dell’agricoltura congolese, con uno strappo al galateo, abbia puntualizzato che «bisogna cambiare i parametri agricoli per poter sfamare tutti in modo sostenibile». Al di là degli appelli a un’agricoltura contemporaneamente più produttiva e più sostenibile – la maggioranza – nella prima giornata del forum vanno registrati due interventi di forte caratura politica. Quello del commissario europeo all’agricoltura Phil Hogan, il quale, discostandosi dalla ricetta Expo, ha insistito sulla necessità di «rafforzare la ricerca e collaborare con l’agribusiness: bisogna allineare gli interessi di scienziati e agricoltori » ha detto, sfiorando un tema rovente ma senza mai parlare di biotecnologie e auspicando che si arrivi presto a «ridurre costi della genomica per creare migliori ibridi». Infine il viceministro dell’agricoltura cinese, che, dopo aver illustrato il piano per lo sviluppo sostenibile varato dal suo governo nel mese di marzo (fortemente orientato al risparmio di terre e acqua), ha squarciato il velo sul valore geopolitico del tema di expo 2015: «La sicurezza alimentare – ha detto – è un diritto fondamentale ma è anche problema di sicurezza mondiale: più di 800 milioni di persone alla fame rendono difficile che ci sia una pace duratura».