Attualità

Fondi per gli immigrati. La grande bufala sui soldi per la Chiesa

Nicola Pini sabato 29 aprile 2017

La casa di accoglienza Grangia di Monluè a Milano per i rifugiati, sostenuta anche con fondi 8xmille.

ROMA Tre miliardi e 700 milioni spesi nel 2016. 4,3 miliardi preventivati per il 2017, che potrebbero salire a 4,7 nel caso la crisi peggiori. Sono le voci di spesa dello Stato per affrontare l’emergenza umanitaria legata ai migranti secondo quanto indicato nel Documento di Economia e Finanza approvato poche settimane fa dal governo. Fondi che non comprendono e nulla hanno a che spartire con le risorse dell’8xmille destinate alle confessioni religiose, come invece erroneamente indicato ieri in un articolo del quotidiano Il Messaggero. La polemica sul soccorso ai migranti in mare è divenuta l’occasione per riaprire il capitolo dei costi che l’Italia, il Paese più esposto nel Mediterraneo, deve sopportare per il salvataggio e l’assistenza di chi fugge da fame, guerre e persecuzioni. Ma orientarsi nella giungla di numeri del bilancio dello Stato non è facile e si rischia, specialmente quando si rincorre il titolo ad effetto, di fare confusione. «Il titolo del quotidiano che recita 'Ecco i fondi per i migranti, un miliardo va alla Chiesa' è falso », ha fatto sapere ieri il Mef, spiegando che i fondi per le spese di gestione e accoglienza documentate alla Ue «non includono le risorse destinate agli ordini religiosi, né tantomeno quelle destinate alle vittime di mafia». Nel novembre 2015 in un’audizione in Parlamento il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan spiegava come la pressione esercitata dall’emergenza «comporti un no- tevole sforzo di bilancio» tale da aver spinto il governo italiano a chiedere alla Ue (e in parte ottenere) il riconoscimento della crisi dei migranti come un fattore eccezionale di spesa, da scorporare dal deficit.

La «ricostruzione puntuale delle spese è complessa, data la pluralità degli attori coinvolti », che vanno dal ministero dell’Interno al Welfare, ai corpi militari, agli uomini e i mezzi delle capitanerie di porto e della guardia di finanza», spiegava Padoan. L’assistenza comprende poi «la spesa diretta per il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, la gestione dei centri e delle strutture temporanee »e «i costi per il Servizio sanitario nazionale e dall’Istruzione». Si tratta quindi di una pluralità di voci che attingono a diverse tra le 34 «missioni di spesa» (in pratica, i vari capitoli) in cui è suddiviso il bilancio dello Stato. Capitoli che, a loro volta comprendono «programmi» anche non omogenei tra loro. L’articolo citato fa riferimento alla Missione 27 intitolata «Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti » e che comprende principalmente i fondi per «flussi migratori», «cittadinanza, asilo protezione rifugiati», «coesione sociale », che fanno capo al ministero del-l’Interno: si tratta di 2,04 miliardi nel 2017, solo una parte dei 3,7 totali che il Def destina all’immigrazione.

C’è poi un altro distinto programma chiamato «rapporti con le confessioni religiose », che comprende i «trasferimenti per il riparto dell’8xmille Irpef e al Fondo edifici di culto»: si tratta di un miliardo e 88 milioni a capo in questo caso del ministero dell’Economia, che non si occupa di immigrazione ma ripartisce le risorse raccolte con le dichiarazioni dei redditi. Insomma, sono voci distinte tanto per la loro origine che per la loro destinazione. Per quanto riguarda invece l’8xmille, la Chiesa Cattolica nel 2016 ha ricevuto 1 miliardo e 18 milioni: di questi 398 milioni sono stati destinati alle «Esigenze di culto e pastorale » (diocesi ed edilizia), 350 al «Sostentamento del clero» e 270 per «Interventi caritativi» nelle diocesi italiani e e all’estero. Fondi di carità, questi ultimi, che possono andare a soccorso anche degli stessi migranti. Ma non solo a loro. E comunque questo è tutto un altro discorso.