Attualità

POLITICA. Europee, c’è l’accordo sulla legge elettorale

Arturo Celletti giovedì 29 gennaio 2009
L'intesa per cambiare la leg­ge elettorale per le euro­pee c’è. Rocco Buttiglione lascia a passi veloci Palazzo Mon­tecitorio dove si è appena chiusa la conferenza dei capigruppo e lo conferma: «C’è un ampio accordo per una riforma limitata ad un u­nico punto, lo sbarramento al 4 per cento». Il vicepresidente della Ca­mera dell’Udc sintetizza i punti del patto. Spiega che «si tratta di un ac­cordo ampio di tutti i gruppi par­lamentare con la sola eccezione del Movimento per le Autonomie che si oppone con decisione». Chiari­sce che le preferenze non verran­no eliminate. E fa capire che c’è la volontà di fare in fretta e di incar­dinare il provvedimento a breve al­la Camera. Passa poco e da Anto­nello Soro, il capogruppo del Pd a Montecitorio, arriva la conferma: la riforma della legge elettorale per le elezioni europee sarà esamina- ta dall’Aula della Camera martedì prossimo, 3 febbraio. A quel punto è il caos. Paolo Ferre­ro, il segretario di Rifondazione co­munista capisce che il suo partito rischia ora di sparire anche da Stra­sburgo e attacca: «È un vero e pro­prio colpo di Stato, una legge ad personam dove Berlusconi favori­sce Veltroni, cercando di mettere la sinistra fuori anche dal Parla­mento europeo. Ci opponiamo con tutte le forze a questa nuova lesio­ne della democrazia». C’è rabbia a sinistra e le conseguenze sulle al­leanze per le amministrative sem­brano inevitabili. La verde Grazia Francescato sembra assolutamen­te determinata a farle saltare. «Cal­ci in bocca sul territorio. Scusate il linguaggio, ma non ci faremo reci­dere la gola senza far nulla...». Gli altri, da Sinistra democratica al Prc, sono più cauti e Ferrero è il primo a privilegiare la prudenza: «Voglio tenere separate le due questioni. Una cosa è la gestione del territo­rio, un’altra le europee. Non c’è nessuna connessione». La verità è che i 'piccoli' vogliono capire. Vo­gliono provare a difendersi. Ferre­ro ha già scritto una lettera al pre­sidente della Repubblica. Clemen­te Mastella e Riccardo Nencini, ri­spettivamente leader dell’Udeur e dei socialisti, hanno già chiesto un incontro congiunto a Berlusconi. E proprio Mastella spiega il perché: «Prima di assumere altre iniziative riteniamo opportuno rappresen­tare direttamente al capo del go­verno la nostra contrarietà a cam­biare, a pochi mesi dal voto, la nor­mativa elettorale». È furiosa la sinistra, ma anche la Destra alza la voce. Storace se la prende con il vicepresidente dei deputati del Pdl Italo Bocchino e lo attacca con violenza: « Si deve vergognare anzichè parlare di sbar­ramento. Questa gentaglia si per­mette di impedire ad altri di com­petere ad armi pari». È scontato il malessere dei piccoli, ma l’accor­do c’è e l’impressione è che già la prossima settimana si potrebbe chiudere alla Camera per poi pas­sare al Senato. Resta però alto lo scontro tra Pd e sinistra. France­schini azzarda: « Lo sbarramento non è contro la sinistra, non è con­tro nessuno... È una regola che e­siste in tutti i paesi europei per ga­rantire la rappresentatività delle forze maggiori e intermedie, evi­tando però la frammentazione » . Ferrero però non ci sta e attacca ancora. «La soglia di sbarramento al 4%, come ha rivelato Bocchino, l’ha chiesta il Pd, non è stato certo imposto dal Pdl, e il solo scopo è quello di ammazzare la sinistra » . Berlusconi guarda e tace, ma Mau­rizio Lupi vicepresidente della Ca­mera e ascoltato collaboratore del premier 'benedice' l’intesa: «È un importante passo in avanti. Un se­gnale positivo soprattutto perchè si va verso la semplificazione del si­stema, come chiesto dai cittadini i­taliani ».