Attualità

Associazione volontari per lo sviluppo. Europee, l'Avsi: sguardo globale

Francesco Ognibene lunedì 19 maggio 2014
Non restare chini sui problemi di casa propria, per quanto grande essa sia: anzi, affrontarli in forza di uno sguardo più ampio, aperto, generoso. È il senso della lettera aperta della Fondazione Avsi (Associazione volontari per il servizio internazionale) firmata alla vigilia delle elezioni Europee dal segretario generale Giampaolo Silvestri. La convinzione di Avsi – impegnata a «promuovere la dignità della persona attraverso attività di cooperazione allo sviluppo con particolare attenzione all’educazione, nel solco dell’insegnamento della Dottrina sociale cattolica» – è che sia «cruciale» che nel nuovo Europarlamento «trovi spazio una adeguata consapevolezza rispetto alle tematiche della cooperazione allo sviluppo e dell’aiuto umanitario». A esigerlo anzitutto è il fatto che «l’Unione europea ha per sua natura una vocazione internazionale», ma anche l’idea di un’Europa «nata come spazio in cui si possono incontrare i diversi soggetti con la propria identità per aiutarsi a vicenda a camminare insieme». Lo sforzo europeo in tema di solidarismo internazionale non è però scontato, specie in tempi di economie. Dunque Avsi chiede «ai prossimi europarlamentari di ricostruire, promuovere e difendere questo spazio di libertà e dialogo aperto al mondo», e lo fa dettagliando quattro impegni che chiede ai candidati di far propri. Anzitutto «investire sulla dignità della persona, e in primo luogo sulla possibilità di rispondere ai suoi bisogni (salute, nutrizione, educazione, lavoro...) e di esprimere e realizzare i propri talenti». Avsi ritiene poi indispensabile «sostenere le organizzazioni locali più radicate nel tessuto sociale e in grado di coprire "l’ultimo miglio" e di raggiungere le fasce di maggior bisogno, anche attraverso le organizzazioni della società civile europea». In terzo luogo la «cooperazione» deve essere «non tra burocrazie» ma «tra i popoli», secondo «uno spirito di vera sussidiarietà». Infine c’è il «dovere di informare i cittadini sulla destinazione e sull’impiego dei fondi, in particolare evidenziando quanto destinato direttamente alla risposta ai bisogni di base» e non alla sussistenza delle strutture.