Attualità

TERREMOTO E SPERANZA. Emilia, due raggi di sole dopo la notte del sisma

Lorenzo Galliani sabato 9 marzo 2013
​Sulla porta ci sarà scritto «Raggio di sole» perché, spiega il parroco di Medolla don Davide Sighinolfi, «rimanda al Cielo e alla speranza». La generosità scalda i cuori dell’Emilia terremotata, dove verranno inaugurati domani i primi due «Centri di comunità»: a Medolla, appunto, e a Stuffione di Ravarino, altro borgo del Modenese. Diciassette le strutture che la Caritas donerà alle parrocchie (quindici pronte già entro l’estate) grazie a un impegno di circa 7 milioni di euro, ossia buona parte della raccolta fondi organizzata lo scorso 10 giugno. Non più rifugi temporanei, ma strutture antisismiche in acciaio e legno: l’Emilia aveva bisogno di progetti di ampio respiro, dopo tante decisioni provvisorie dettate dall’emergenza. A Medolla, come in altri paesi, la chiesa non ha retto al terremoto. Sei anni meno un giorno dall’ultimo restauro, si è riempita di crepe. «Abbiamo fatto in tempo a recuperare quadri e calici – spiega don Davide – poi, il 29 maggio, è arrivata la seconda scossa». Quello che non è crollato, come il campanile, lo hanno dovuto smontare: così pericolante, sembrava una bomba di mattoni pronta a esplodere da un momento all’altro.«La Caritas si impegnerà anche nella ricostruzione del tessuto comunitario delle parrocchie», aveva detto Benedetto XVI durante il viaggio nei luoghi colpiti dal sisma. E così è stato. Il salone non accoglierà solo i fedeli (a Medolla per nove mesi la Messa è stata celebrata nella cappella del convento e nella scuola materna, tra i pochi edifici del paese che hanno resistito), e i ritrovi dei boy scout, ma ospiterà anche feste di paese e associazioni – circolo arci compreso – «sfrattate» dal terremoto. Centri gestiti da consigli pastorali ma al servizio di tutta la comunità: «veri e propri luoghi di aggregazione sociale», li definisce don Andrea La Regina, responsabile dell’ufficio Macroprogetti di Caritas Italiana, e segno forte di una Chiesa che spalanca le proprie porte. A Medolla come a Stuffione di Ravarino dove per mesi, spiega il parroco don Boguslaw Kulesza, il catechismo si è tenuto dove capitava: in casette di legno, nelle famiglie. Lezioni itineranti: si decideva di volta in volta. «Ora invece – spiega il sacerdote polacco – avremo finalmente le aule». La struttura è pressoché la stessa: un grande salone, due ambienti più piccoli, due bagni, uno attrezzato per disabili, e i ripostigli. In tutto, circa 270 metri quadrati.Ad aprile nuovi centri fioriranno a Cavezzo, San Prospero e Solara, sempre nell’arcidiocesi di Modena-Nonantola, e presto toccherà anche a Budrione e Fossa. E non ci sono solo le nuove case della comunità a dar speranza all’Emilia: «L’attività dei gemellaggi sta dando buoni frutti, penso per esempio alla collaborazione tra la Caritas del Piemonte e quella di Medolla – riprende don Andrea La Regina –. Fa bene non solo alla popolazione terremotata, ma anche a chi dona. È un’esperienza che continuerà ancora a lungo: ci sarà bisogno di una presenza continua, anche se non strettamente legata all’emergenza». Non è un caso che proprio a Medolla, per il taglio del nastro del nuovo centro, saranno presenti, oltre al direttore di Caritas Italiana don Francesco Soddu e all’arcivescovo di Modena-Nonantola Antonio Lanfranchi, anche il vescovo di Asti Guido Ravinale, e il delegato regionale delle Caritas del Piemonte-Valle D’Aosta, Pierluigi Dovis. E, per dare un seguito all’impegno delle Caritas nelle terre del sisma, l’incontro dei giovani in servizio civile del 12 marzo si svolgerà a Mirandola, altro centro messo in ginocchio dal terremoto e subito abbracciato dalla fitta rete della solidarietà.