Attualità

LA VIGILIA DELLA SFIDA. L'Italia va al voto, duello in 13 regioni

Gianni Santamaria sabato 27 marzo 2010
Oggi tace la campagna elettorale. Ma alla vigilia di un voto quanto mai incerto si rincorrono le ipotesi sul risultato finale. Il centrodestra, dalla consultazione di domani e dopodomani, spera esca un risultato che ribalti, o almeno ridimensioni, il dato di partenza, che vede gli avversari del centrosinistra al governo di 11 delle 13 regioni interessate dal voto. Tutte, tranne Veneto e Lombardia. Si vota anche per quattro province e 463 comuni tra cui Venezia.Le previsioni. Quasi fossero goleade calcistiche, si alternano ipotesi numeriche. Parecchi osservatori concordano sul fatto che in alcune regioni il risultato pare prevedibile e il primo tabellino suonerebbe come un secco 6-3 per Pd e alleati. Risultato in bilico, invece, in altre 4 Regioni: Lazio, Campania, Liguria e Piemonte. E, chissà, un poker potrebbe portare una clamorosa rimonta e sorpasso per 7-6. O far pendere la bilancia a sinistra per un secco 10-3. Ma al di là della numerologia, il pragmatico Roberto Maroni mette le mani avanti e dichiara che «ogni regione in più conquistata è un successo». Il candidato governatore della Puglia Nichi Vendola, ospite di RadioDue, si lancia in un pronostico: 9-2. E quando i conduttori gli fanno notare che non fa tredici, ricalibra: 10-3, appunto.I duelli. Parecchie le sfide al cardiopalma: quella tra Bresso e Cota per il Piemonte, tra Caldoro e De Luca per la Campania e la riedizione dello scontro per la Liguria tra Burlando e Biasotti. Particolare quella di scena nel Lazio, dove il Pd ha recuperato il colpo del caso Marrazzo con il pasticcio liste che ha portato all’esclusione del Pdl a Roma e provincia. Emma Bonino parla di «fotofinish». Mentre Pier Ferdinando Casini si dice sicuro che lo smarrimento è stato superato. «Siamo in grande recupero e se la campagna elettorale durasse una settimana di più non ci sarebbe partita», ha detto in una conferenza congiunta con l’alleata Renata Polverini, per la quale si avvicina «una straordinaria vittoria».L’Udc in solitaria. Trionfo che con tutta probabilità non arriderà a nessuno dei candidati che l’Udc ha lanciato nelle zone dove non ha ravvisato condizioni per allearsi con Pdl o Pd. Scelta «a macchia di leopardo», ancora ieri criticata da Fabrizio Cicchitto (Pdl). Ma non sono certo solo di bandiera le sfide di Pezzotta in Lombardia, De Poli in Veneto, Galletti in Emilia Romagna, Bosi in Toscana, Poli Bortone in Puglia e Binetti in Umbria. In particolare quest’ultima candidatura, coraggiosa perché la deputata è appena uscita dal Pd, è l’emblema della volontà di misurarsi per incidere in territori dove centrodestra (lombardo-veneto) e centrosinistra (sul versante appenninico) sono fortissimi.I conti interni. Ma, oltre che tra schieramenti, la competizione è anche interna agli stessi. Come quella che percorre il centrodestra e si cristallizza nell’espressione di Bossi: sorpasso della Lega sul Pdl al Nord. «È un processo in atto», assicura Maroni. Anche se, aggiunge, «non sarà questa volta, ma la prossima». Malessere di cui sono specchio le critiche reiterate dal leghista Matteo Salvini al sindaco di Milano Letizia Moratti. In vista del desiderato ritorno alla poltrona di Palazzo Marino, mai più occupata dai tempi di Formentini. Getta acqua sul fuoco, comunque, un big del Pdl, il presidente del Senato Renato Schifani: «Non sono assolutamente preoccupato dalla competizione con la Lega». Più goliardico il confronto tra il leader del Carroccio e La Russa. Il primo, l’altroieri, aveva risposto con una pernacchia alla scommessa-boutade del secondo che si è detto disposto a «mangiare un asino vivo» in caso di sorpasso. Allora l’ex-An è tornato ieri a provocare l’alleato e «amico»: «Le pernacchie si fanno quando mancano le parole». Ma più che di parole (e pernacchie) ora è questione di contare i voti.