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Regionali. In Basilicata Lacerenza rinuncia. E ritorna Chiorazzo

Redazione Romana sabato 16 marzo 2024

Angelo Chiorazzo

Da larghissimo in Abruzzo a stretto, e quanto mai litigioso, in Basilicata. Il campo progressista brucia un altro nome per la corsa in Regione: a pochi giorni dall’annuncio della sua candidatura, Domenico Lacerenza, si ritira. E, a sera, torna il primo candidato (forse mai uscito di scena del tutto), Angelo Chiorazzo: «Abbiamo deciso, insieme a Basilicata Casa Comune (la sua lista civica d'ispirazione cattolica, ndr), di candidarci a rappresentare questo moto di popolo. Assieme a noi ci saranno altre liste civiche e chi vorrà sposare questo progetto», ha scritto in una nota il fondatore di Auxilium. Resta da capire se ora su di lui torneranno a convergere Pd, Avs, +Europa e soprattutto il Movimento 5 stelle, sin dall'inizio riottoso a sostenerlo. Mentre Carlo Calenda annuncia per domenica la decisione di Azione.

Sono state altre ore convulsissime, insomma, le ultime in terra di Lucania. Poche ore prima c'era stato il passo indietro di Lacerenza, il primario di oculista del San Carlo di Potenza, che aveva comunicato una decisione presa «con assoluta serenità» e nell’interesse «delle forze politiche che hanno voluto propormi», aveva spiegato. Ma anche per lui è stato impossibile «non registrare le reazioni che ci sono state in seguito» e «in ogni caso – ha precisato – voglio che lo spirito che ha portato alla proposta che ho ricevuto, la ricerca dell’unità dei moderati e progressisti e l’offerta di una coalizione capace di battere il centrodestra in Basilicata, sia preservato». È stato il primo tornante di un confronto faticoso, che ha coinvolto le due maggiori forze del centrosinistra e il “terzo incomodo” Chiorazzo, che già nei mesi scorsi aveva tentato a lungo di imporsi come federatore civico del campo largo (incontrando il veto dei 5 stelle), prima di convergere anche lui su Lacerenza.
Eppure quella dell’oculista era sembrata la scelta definitiva. Soddisfacente per Giuseppe Conte (che ha accusato «le correnti locali» di averlo «impallinato»), e ottima anche per Elly Schlein. Ma non gradita a Carlo Calenda, che se lo è visto imporre senza avviso e per questo si è chiamato fuori attaccando il Pd per aver ceduto ai grillini. Non è un segreto, poi, che non piacesse neanche a una larga parte dei dem locali (da cui l’accusa di Conte), oltre che all’uomo di Azione in Regione, l’ex governatore di centrosinistra, Marcello Pittella.
Il risultato, comunque, è che solo a meno di una settimana dalla scadenza per la presentazione delle liste (venerdì 22) si è trovato (pare, è il caso di dire) un nome definitivo per il centrosinistra. Il che avvantaggia la già forte posizione di Vito Bardi, il governatore uscente candidato dalla coalizione di maggioranza e sostenuto per l’occasione anche da Italia Viva (ieri è stato ufficializzato l’accordo programmatico con il partito di Matteo Renzi). Senza contare che a questo punto potrebbe appoggiarlo anche lo stesso Calenda, il quale ha annunciato di voler sciogliere ogni dubbio nella giornata di domenica e nel frattempo ha continuato ad attaccare duramente l’asse Pd-M5s: «Il Pd ritrovi un po’ di orgoglio, mandi a quel paese Conte e si costruisca un’alternativa seria, di governo, non condizionata da cialtroni».
I contatti tra Nazareno e pentastellati, però, sono proseguiti fino a nott, ma già nel pomeriggio, anche di fronte alle prime voci sulla possibilità di una corsa solitaria dei pentastellati, si era tornato a parlare di Chiorazzo (lo aveva fatto Francesco Boccia per esempio), mentre anche il dem lucano Piero Lacorazza si è autoproposto invitando tutto il campo largo a un confronto.

I commenti alla rinuncia di Lacerenza

«Dilettanti allo sbaraglio. Altro capolavoro politico di Conte con Pd a rimorchio». Così si era espresso Calenda su X sulla rinuncia della candidatura di Lacerenza. In Basilicata è necessario «costruire un campo largo il più ampio possibile e con un candidato presidente veramente condiviso da tutti e soprattutto riconoscibile dal popolo dei nostri elettori, per evitare di commettere lo stesso errore delle elezioni regionali del 2019»: avevano scritto in un documento cinque fra segretari e amministratori del Pd, intenzionati a «dare voce all'ondata di protesta di parte della base» del partito. Il documento parla di «sconcerto, malumore e indignazione per una scelta incomprensibile - quella di indicare come candidato alla presidenza Lacerenza - con il risultato di allontanare tanti cittadini dal voto, consegnando una vittoria a tavolino al centrodestra». Secondo i cinque firmatari, la scelta era «nata dalla mediazione dei leader, ma assolutamente non condivisa da tutti noi»: già l'indicazione dei mesi scorsi di Chiorazzo come candidato presidente del centrosinistra «non era un lasciapassare indistinto ma si basava sulla ricerca della coalizione più ampia possibile».

«In Basilicata, se si leggono i risultati delle ultime elezioni politiche, si può comprendere come la destra sia più debole che in Abruzzo e in Sardegna. Dunque, più che dedicarsi alla ricerca di colpe e responsabilità, penso che si debbano usare le prossime ore per chiedere uno sforzo di unità, perché mi sembra chiaro quale sia la priorità: il centrosinistra deve trovare le basi di un programma. Chiedo a tutti uno sforzo di responsabilità per cercare di ripartire a trovare le ragioni per stare uniti». Lo dice il governatore dell'Emilia-Romagna e presidente del Pd Stefano Bonaccini, che non si stanca di sostenere la necessità di un "campo largo", dopo la sconfitta in Abruzzo. «Partivamo da un 4 a 0 per la destra e abbiamo vinto in Sardegna - afferma -. In Abruzzo abbiamo perso ma il centrosinistra ha giocato una partita ,che solo pochi mesi prima sembrava chiusa, partendo da 20 punti percentuali indietro. Lo ha fatto grazie a una coalizione larga e a un bravo candidato. È la strada giusta, che dobbiamo continuare a percorrere, nei territori e a livello nazionale, per vincere la prossima volta che si tornerà a votare e tornare al governo del Paese, con una piattaforma nettamente alternativa a quella della destra. Per questo, il Pd deve lavorare a unire tutte le forze di opposizione, dalla sinistra ai moderati, chiedendo a tutti di mettere da parte la competizione interna, i veti e i personalismi. E dobbiamo farlo su proposte chiare ed efficaci su lavoro, crescita sostenibile, sanità e scuole pubbliche, transizione ecologica e digitale, parlando a tutti gli italiani. Se scegliamo l'unità, la destra si può battere. In Basilicata in particolare in queste ore sembra regnare il caos, fra accuse incrociate tra Azione e M5s e i dubbi sulla candidatura di Lacerenza».