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Domenica e lunedì. Comuni ai ballottaggi, sfide finali anche in 7 capoluoghi

venerdì 26 maggio 2023

Seggio elettorale a Pisa. L'immagine è relativa al primo turno delle comunali

Si chiude, tra domenica e lunedì, la partita delle elezioni amministrative nelle Regioni a statuto ordinario. E si apre il primo round della sfida nei Comuni siciliani che vanno al voto.

Nel primo caso, per quanto riguarda i capoluoghi di provincia, il centrodestra ha eletto quattro sindaci, strappando Latina e confermando la guida di Sondrio, Treviso, e Imperia, al primo turno. Mentre il centrosinistra ha vinto in due capoluoghi, Brescia e Teramo, dove già governava.

Ora gli occhi sono puntati sugli altri sette capoluoghi, che vanno al ballottaggio: Ancona, Brindisi, Vicenza, Terni, Massa, Siena e Pisa. Nel complesso saranno chiamati al voto 1,3 milioni di elettori in 41 città.

In contemporanea con i ballottaggi si aprono le urne anche in 127 Comuni della Sicilia, tra cui Catania, Trapani, Siracusa e Ragusa. La sfida più importante al primo turno del voto siciliano è sicuramente Catania, dove domani confluiranno i tre leader del centrodestra, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani.

L'asticella del Pd è fissata a quota cinque: tante sono citta' in cui i dem puntano a vincere ai ballottaggi. La segretaria Elly Schlein ha mobilitato, la scorsa settimana, l'intero stato maggiore per portare avanti quella campagna pancia a terra vista nei giorni precedenti al primo turno. Ma l'emergenza in Emilia-Romagna ha costretto tutti a tirare il freno a mano. Queste le citta' a cui puntano i dem: Vicenza, Massa, Pisa, Siena ed Ancona.

Il centrodestra, dopo la sconfitta a Brescia al primo turno, non ha replicato iniziative unitarie in vista dei ballottaggi. Ma si ritrova in Sicilia domani, sabato. L'appuntamento è alle 18 in piazza dell'Università a Catania, per tirare la volata a Enrico Trantino. Il candidato di FdI dovrà vedersela Maurizio Caserta, sostenuto da Pd e M5s, e che tra gli assessori designati ha indicato, tra gli altri, l'ex ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo.

La coalizione di governo punta, quindi, alla vittoria al primo turno a Catania (dove la soglia per vincere e' il 40%) e ad almeno due o tre vittorie ai ballottaggi nei capoluoghi di provincia. In particolar modo, conta di riuscire a non cedere al centrosinistra tutte e tre i Comuni toscani contesi.

Ancona​, la scommessa del centrodestra

Si gioca sul filo dell’equilibrio il ballottaggio di Ancona fra Ida Simonella (centrosinistra) e il suo competitor, Daniele Silvetti. Con il candidato del centrodestra che al primo turno ha maturato un vantaggio, abbastanza sorprendente per la storia della città, di 4 punti (45,11% contro il 41,28%), circa duemila voti.

La situazione è abbastanza complessa: sulla carta Simonella non dovrebbe avere troppi problemi a recuperare lo svantaggio, potendo teoricamente contare su uno schieramento di area abbastanza vasto. Le altre liste riconducibili al centro sinistra hanno totalizzato, complessivamente, quasi il 10%, che sommato al 41% del primo turno consentirebbe alla candidata assessore uscente della giunta di Valeria Mancinelli di superare la soglia necessaria.

La situazione reale, tuttavia, è più complessa: da una parte l’avvocato Silvetti, già sostenuto da Udc, Forza Italia, Fdi, Lega e altre civiche, ha ottenuto, dopo il primo turno, l’apparentamento con la lista Ripartiamo dai Giovani di Marco Battino, che ha superato di poco il 2%. Dall’altra parte la matematica del centrosinistra rischia di sgretolarsi per via di una serie di polemiche che condizionano l’accordo formale con pezzi della coalizione. Simonella è sostenuta da Pd e Terzo polo e potrebbe contare su altre forze del centrosinistra, che però negli ultimi giorni si sono espresse criticamente su un accordo. Le liste Altra Idea di Città e Ancona Città Aperta hanno pubblicamente dichiarato l’indisponibilità ad apparentamenti con il centrosinistra, anche se il loro candidato al primo turno, Francesco Rubini, ha chiaramente detto che l’impossibilità di un accordo formale non significa disimpegno. La sinistra opera un distinguo anche rispetto ai 5 Stelle, che hanno lasciato libertà di voto. La sinistra in questi 10 anni di giunta Mancinelli è stata all’opposizione e uno dei nodi della discordia è stata l’area marina protetta del Conero. La giunta si è sempre opposta all’ipotesi di un referendum sulla sua istituzione. Non solo, la sinistra rinfaccia alla giunta un atteggiamento di chiusura e scarsa disponibilità al confronto.

Una cosa è sicura, su Ancona sono puntati i riflettori nazionali, in quanto unico capoluogo di regione al voto. Già nel primo turno il centrodestra ha schierato tutti i big, da Meloni a Tajani a Salvini. Così Elly Schlein, che già aveva riempito il Teatro delle Muse, tornerà oggi nelle Marche. Si gioca davvero sul voto porta a porta, o Whattsapp su Whattsapp. Nelle Marche ex “rosse”, anche questa è la novità. (Vincenzo Varagona)

Pisa e Siena, test per il Pd​

Unite nello stesso destino sono Pisa e Siena, le due città toscane, ex roccaforti rosse. Dopo cinque anni di amministrazione di centrodestra, il nuovo Partito democratico targato Elly Schlein è in Toscana al primo vero banco di prova. Al ballottaggio nella città della Torre pendente corre, reduce dalla beffa dei 15 voti per cui non ha vinto già al primo turno, il sindaco uscente Michele Conti, sostenuto da Fratelli d’Italia, Forza Italia-Udc-Pli, Lega Conti Sindaco, Pisa Punto Zero, Pesciatini per Pisa e Pisa al Centro. Si scontrerà con il 39enne Paolo Martinelli, ex presidente provinciale delle Acli, sostenuto da Pd, M5s, La Città delle Persone, Sinistra Unita per Pisa e Riformisti per Pisa. Il primo turno è stata una vera doccia gelata per Conti che ha raccolto il 49,96% delle preferenze. Martinelli, invece, ha raggiunto il 41,12% delle preferenze.

Sfida tutta al femminile, invece, a Siena. Nicoletta Fabio, 61 anni, docente di Lettere alle scuole superiori, è sostenuta dal centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia), insieme alle liste Siena in tutti i sensi e Movimento civico senese. Per il centrosinistra c’è Anna Ferretti, 71 anni, ex assessore al Sociale e alla Sanità. Al primo turno Fabio ha ottenuto il 30,50% delle preferenze, mentre Ferretti il 28,75%. (R. Ros.)

Vicenza, Pd e Terzo polo ci provano​

È incertissima la partita a Vicenza, dove il sindaco uscente Francesco Rucco (indipendente di centrodestra proveniente da An) si è fermato al 44%, mentre il candidato di centrosinistra e Terzo Polo, Giacomo Possamai, ha ottenuto il 46,2%. Qui i candidati fuori dai due poli principali hanno raccolto solo le briciole (anche il M5s non ha raggiunto neanche l’1,7%, non è detto perciò che i suoi voti possano essere determinanti): la sfida sarà vinta da chi riuscirà a riconfermare più voti al secondo turno.

Possamai, candidato 33enne del Pd, è uno dei volti nuovi ed emergenti di questa tornata amministrativa. Lettiano, ha votato Bonaccini alle primarie, non ha voluto Schlein a sostenerlo. Ora si chiama fuori «dalla surreale campagna acquisti» degli esclusi dicendo sì ad intese, ma senza promettere posti in consiglio comunale o in giunta. Si schiera con lui l’ex assessore di Rucco, Lucio Zoppello, candidato sindaco fermatosi al 2,5%: porterà in dote a Possamai i voti del centrodestra moderato.

L’ex sindaco Rucco è sostenuto da pezzi grossi della politica nazionale. Ieri alla chiusura della campagna elettorale erano presenti il presidente della regione Veneto Luca Zaia e i ministri Matteo Salvini e Guido Crosetto. Rucco ha inoltre ricevuto l’endorsement del Popolo della Famiglia, il partito fondato da Mario Adinolfi. (L. Cap.)

Brindisi, centrosinistra in difficoltà​

Brindisi è una delle due città, con Ancona, che il centrodestra conta di strappare al centrosinistra. Il primo turno ha visto il candidato di centrodestra, l’indipendente Giuseppe Marchionna (qua sostenuto anche dal Terzo polo) in vantaggio con il 44%, mentre il candidato di centrosinistra, espressione dei Cinque Stelle, Roberto Fusco, si è fermato al 33%. Anche qui, pur senza apparentamenti formali, il centrosinistra spera nell’elettorato degli esclusi: cioè nel candidato di Verdi-Si, Riccardo Rossi, che ha una dote del 10,1%. Ma Rossi è il sindaco uscente, che il centrosinistra non ha ricandidato, scegliendo Fusco, anche in virtù dell’accordo fra Pd e M5s.

Il centrodestra guarda invece all’elettoralo di Pasquale Luperti di Movimento Regione Salento, civica legata al centrodestra, che ha ottenuto il 12,5%. Ci sono quindi due liste che hanno preso più del 10%, escluse dal ballottaggio, che inevitabilmente faranno pesare i loro voti al secondo turno.

Marchionna, che è già stato sindaco della città dal 1990 al 1992, ieri ha ricevuto l’appoggio del vicepremier Antonio Tajani. Fusco, invece, è stato raggiunto da Giuseppe Conte: «È un profondo conoscitore della macchina comunale e delle problematiche della comunità. Brindisi non può perdere questo treno», ha dichiarato l’ex premier. (L.Cap.)

Terni, duello interno al centrodestra​

L’Umbria gioca a Terni la sua partita più importante e lo fa con un ballottaggio tutto nella stessa metà campo, quella del centrodestra, unico caso in tutta Italia nella tornata amministrativa. Un ballottaggio inedito, perché da una parte c’è il centrodestra ufficiale, che ha governato per cinque anni la città, ma che ha scelto di cambiare il candidato sindaco solo perché quello uscente (Leonardo Latini) è della Lega e non di Fratelli d’Italia, nel frattempo divenuto primo partito a Terni.

FdI ha quindi imposto un candidato di bandiera Orlando Masselli, che ha ottenuto al primo turno il 35,8%. Al secondo posto si e' piazzato il civco di centrodestra Stefano Bandecchi (28,1%), patron della Ternana calcio e fondatore dell'Università degli Studi Niccolò Cusano.

Stefano Bandecchi, 62 anni, un passato nella destra sociale, ma nel governo Draghi è stato consulente del sottosegretario all’Agricoltura (in quota Fi), Battistoni, è il segretario di Alternativa Popolare, ma il partito nelle urne è stato largamente battuto da una civica a sostegno che porta il suo nome. Non c’è dubbio, quindi, che si tratti di una candidatura con forti connotati personali, del resto lui stesso dice di ispirarsi a Silvio Berlusconi.

Orlando Masselli, 56 anni, candidato del centrodestra, parte con meno di 7 punti di vantaggio, ma nella coalizione sono in tanti a temere un ribaltone che sconquasserebbe l’intero sistema politico umbro ad un anno dalle regionali, alle quali Fdi guarda con forza per conquistare lo scranno più alto, togliendolo alla leghista Tesei.

Di sicuro, nel segreto dell’urna andranno in scena parecchie rese dei conti. Quella rispetto a Fdi della Lega, che ha perso 25 punti rispetto a 5 anni fa, ma che uscirebbe paradossalmente rafforzata da una sconfitta di Masselli; ma anche quella interna al partito della Meloni, che si è fermato al 17 per cento, ossia circa 10 punti in meno rispetto alle politiche: voti andati in gran parte a Bandecchi. E poi c’è Forza Italia, che a Terni ha tenuto molto bene, ma il cui uomo forte, il deputato e imprenditore Raffale Nevi, è colui che ha introdotto proprio Bandecchi in città. Insomma, un bel caos.

Quanto al centrosinistra, nel Pd è già iniziato il redde rationem dopo il fallimento del candidato Josè Kenny. (Emanuele Lombardini)