Attualità

Un racconto da Nord a Sud. Ecco la scuola che funziona

giovedì 9 ottobre 2014
La scuola che funziona si ritrova a Napoli per raccontare al Paese esperienze di didattica innovativa e di uso intelligente delle nuove tecnologie. Da oggi a sabato, la Città della Scienza ospiterà la dodicesima edizione di “Smart education & Technology days”, rassegna delle buone pratiche promossa in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, proprio in coincidenza con l’avvio del tour del ministro Stefania Giannini per spiegare la “Buona scuola”. Ieri a Torino e L’Aquila, il sottosegretario Gabriele Toccafondi e il capo di Gabinetto Alessandro Fusacchia hanno inaugurato il viaggio per l’Italia, che oggi il ministro proseguirà con Bolzano. Inserita nella consultazione nazionale, aperta fino al 15 novembre, l’iniziativa vuole anche mettere in luce le tante esperienze positive che già sono in atto, la “buona scuola che già c’è” e che sarà ben rappresentata nella tre giorni napoletana.Protagonisti saranno gli ottomila insegnanti che, da tutte le regioni, si sono dati appuntamento nel capoluogo campano per discutere, condividere e migliorare esperienze didattiche e raccontare un’Italia che si è rimboccata le maniche diventando un’eccellenza da seminare nei territori.Nella periferia nord di Napoli, c’è la scuola elementare “Virgilio” di Scampia, che accoglie i bambini delle Vele e dei Sette Palazzi. Qui, da trent’anni, insegna Elvira Quagliarella, a cui quest’anno è capitata una classe di 24 alunni, di cui nove ripetenti, che «vivono in strada», per molti, diventata «l’unica palestra dove si formano». La quasi totalità degli scolari ha un genitore o un parente in carcere o, quando va bene, ai domiciliari e anche i bambini hanno finito con il considerare la scuola una sorta di “prigione” da cui si ha soltanto voglia di evadere. Una scuola così, racconta la maestra Elvira, produce ragazzini «bocciati, rifiutati, demotivati, angosciati e spenti». Da qui l’idea di lavorare a un progetto che trasformasse la scuola e il territorio «in luoghi che generano salute anziché malattia».«Abbiamo sperimentato un modo nuovo di fare scuola – prosegue l’insegnante – introducendo una didattica attiva, laboratoriale, per dare ai bambini strumenti e nuove possibilità, aumentando la motivazione, riagganciando la didattica all’esperienza, tramutando la competizione in cooperazione e facendo respirare agli alunni un clima sereno e costruttivo, attraverso percorsi rispondenti ai bisogni di ciascuno».I risultati non si sono fatti attendere: le assenze si sono sensibilmente ridotte, l’abbandono scolastico è diminuito e il rendimento individuale è migliorato.Sul racconto del territorio e dei suoi aspetti sconosciuti, si è focalizzato il lavoro dei bambini della quarta e quinta elementare della scuola primaria “Ballarin” di Valli di Chioggia (Venezia), che, con bici, telefonino e quaderno degli appunti, hanno setacciato il paese alla ricerca di storie che raccontassero le vicende di una comunità ancora giovane. La cittadina è stata abitata a partire dal dopoguerra e ancora non esiste una sua storia scritta. Così ci hanno pensato gli scolari che hanno riversato il lavoro nella App “Laguna Sud”, che finora è stata scaricata in 41 Paesi del mondo. «Attraverso questo progetto – spiega l’insegnante Simonetta Boscolo – i ragazzi sono diventati consapevoli della responsabilità di ciò che scrivono e dell’importanza sia delle fonti sia dello strumento usato. L’esperienza li ha aiutati a sviluppare competenze riguardanti la digital literacy, la cittadinanza attiva, l’utilizzo della madrelingua e delle lingua inglese e le abilità sociali».A Italo Calvino e al suo “Le città invisibili” si è invece ispirato il progetto degli studenti del Liceo scientifico “Bertolucci” di Parma, che, in collaborazione con la rete locale delle biblioteche, hanno realizzato dei booktrailer (videoclip) per raccontare alcune esperienze di volontariato e del terzo settore. Coordinato dalle insegnanti di Lettere, Daniela Paone e Silvia Fontana, il lavoro ha portato gli studenti a realizzare una mappa digitale interattiva della città, con link posizionati sul luogo dove si trovano le sedi delle associazioni di volontariato, che rimandano ai video (girati e montati dai ragazzi) che ne raccontano la storia. «Questo progetto – spiegano le docenti – ha permesso agli alunni di acquisire consapevolezza delle emergenze sociali ed economiche, troppo spesso taciute e nascoste, che abitano la nostra città. Allo stesso tempo, hanno avuto la possibilità di incontrare le realtà che si occupano della gestione di queste emergenze, riscoprendo così il ruolo attivo che ciascuno, da cittadino responsabile, può esercitare nella costruzione di una comunità accogliente e capace di dare risposte concrete ai bisogni».