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Regionali in Sardegna. Chi sono i quattro candidati a diventare governatore dell'isola

Alessia Guerrieri giovedì 22 febbraio 2024
Le elezioni regionali in Sardegna sono al rush finale. Domenica 25 febbraio, infatti, sull’isola si voterà dalle 6.30 alle 22 (non è previsto ballottaggio) per eleggere il nuovo governatore e il Consiglio regionale. Gli elettori saranno chiamati a scegliere uno dei quattro candidati alla presidenza: Paolo Truzzu, il nome scelto, non senza fatica, dal centrodestra, Alessandra Todde, la candidata frutto dell’esperimento del campo largo di centrosinistra e M5s, Renato Soru, il nome arrivato dalla Coalizione sarda sostenuto da Italia Viva, Azione e +Europa, Lucia Chessa, a capo di una lista autonoma Sardegna R-esiste.

Test nazionale prima delle Europee, soprattutto per la coalizione guidata da Giorgia Meloni, le consultazioni sarde hanno convinto la premier alla trasferta per chiudere la campagna elettorale mercoledì scorso alla Fiera di Cagliari insieme ai due leader alleati di Lega e Fi, Matteo Salvini e Antonio Tajani. Ma non solo: fino al 25 febbraio sarà quotidiano l'arrivo nell'isola dei ministri del governo in forze. Meloni dal palco di Cagliari ha ribadito la volontà di stare insieme «per scelta», per «cinque anni» anche di più, non solo sull’isola. Certo i problemi nella maggioranza ci sono, nessuno lo nasconde, risolti sempre – a detta dei tre leader del centrodestra – dalla capacità di fare sintesi dimostrata nei fatti. E l’esperimemento del campo largo di centrosinistra e M5s viene bollato come «progetto di palazzo». Dalla sinistra, invece, la segretaria dem Elly Schlein, rimanda al mittente le accuse che la Sardegna sia considerata un laboratorio o un test per progetti futuri nazionali. «Quello che c'è in gioco per il voto di domenica è il futuro di questa terra – le parole di Schlein - di questa comunità orgogliosa che cerca il suo riscatto dopo cinque anni di disastroso governo della destra, guidata da Solinas»

Candidati e programmi

Alessandra Todde guida una coalizione progressista di centrosinistra formata da 10 liste: Pd, M5S-A Innantis, Progressisti, Alleanza Verdi Sinistra, Uniti per Alessandra Todde, Sinistra Futura, Psi-Sardi in Europa, Fortza Paris, Orizzonte Comune e Demos. Classe 1969, nuorese. È ingegnere e ha vissuto e lavorato per anni all'estero dove si è occupata di energia ed evoluzione digitale. Sottosegretaria nel governo Conte II (dal settembre 2019 al 13 febbraio 2021) e viceministra dello Sviluppo economico dal marzo 2021 all'ottobre 2022 nel governo Draghi. Nelle ultime elezioni politiche è stata eletta deputata per il Movimento 5 Stelle. Per Alessandra Todde un programma da dieci assi programmatici, divisi in cinque pilastri e tre azioni progettuali, che partono dal rifondare la sanità regionale smantellata in questi anni fino ad una politica più oculata sui progetti di sfruttamento delle rinnovabili sull’isola a partire dall’eolico.

Ansa

Paolo Truzzu è cagliaritano, classe 1972, è sindaco di Cagliari e della Città metropolitana con un mandato in scadenza quest’anno. Esponente di Fdi, lo sostiene una coalizione di centrodestra formata da nove liste: FdI, FI, Lega, Psd'Az, Riformatori Sardi, Sardegna al Centro 20Venti, Udc, Alleanza Sardegna-Pli, Dc di Rotondi. Nel 2014 è stato eletto in Consiglio regionale nella coalizione di centrodestra guidata da Ugo Cappellacci (Fi) e nel 2018 è diventato il primo capogruppo di Fratelli d'Italia. Nel 2019 è stato prima rieletto consigliere regionale nella coalizione guidata da Christian Solinas e poi come sindaco di Cagliari. È oggi uno dei vicepresidenti dell'Anci. Tanti i temi del suo programma: su tutti, quelli caldi di questa campagna elettorale come sanità, trasporti ed energia e un obiettivo, un nuovo piano urbanistico regionale che superi le difficoltà del Ppr e consenta un utilizzo del territorio in ottica di sviluppo. Poi, ancora, territorialità anche nella sanità, con la medicina di prossimità, la lotta allo spopolamento e alla denatalità con gli incentivi alle famiglie.

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Renato Soru è per la terza volta in corsa per la presidenza della regione Sardegna che, lasciato il Pd e lanciato lo scorso autunno la sua Rivoluzione gentile, è sostenuto dalla Coalizione sarda, formata da Azione-+Europa-Upc, Italia Viva, Progetto Sardegna, Liberu, Vota Sardigna e Rifondazione comunista. ha iniziato la sua carriera professionale nel settore finanziario a Milano e Londra e poi, nei primi degli anni '90, è rientrato in Sardegna. È stato l’imprenditore di Sanluri a fondare Tiscali. Nel 2004 vinse le elezioni regionali con una coalizione di centrosinistra e civica. Nel 2009 si ripresentò, sempre col centrosinistra, dopo le dimissioni anticipate del novembre 2008 poi confermate l'antivigilia di Natale successiva, ma fu sconfitto da Ugo Cappellacci (FI). Tra il 2014 e il 2016 è stato segretario regionale del Pd, periodo nel quale ha anche ricoperto il ruolo di europarlamentare. «Rivendicare e pretendere i diritti come singoli, come persone, come famiglie, come comunità regionale», è lo slogan in cui è racchiuso il suo programma. Sui trasporti, inoltre, Soru guarda alle norme europee come faro, mentre sulla sanità l’obiettivo è il reclutamento di medici e infermieri nei territori.

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Lucia Chessa è sostenuta da una sola lista, Sardigna R-esiste. Insegnante, nata a Bitti (Nuoro) nel 1960, è laureata in Lettere moderne all'università di Cagliari. Lunga la sua carriera politica, soprattutto a livello locale: ex sindaca di Austis, comune che dal 2005 ha guidato per dieci anni, è segretaria dei Rossomori dal 2021. Dal 2010 al 2015 ha fatto parte del Cal, il Consiglio delle autonomie locali della Sardegna. Dal marzo 2014 al maggio 2015 è stata presidente della Comunità montana Gennargentu Mandrolisai. È la riforma della legge statutaria elettorale il primo punto del programma di Lucia Chessa, perché secondo lei, il Consiglio regionale che scaturisce dall'attuale legge elettorale manca di rappresentatività e, non conoscendo realmente i problemi della Sardegna, non è in grado di governarla. Altro tema centrale del programma di Sardigna R-esiste è la legalità. «Un’economia dove non si rispettano le regole non cresce, non si sviluppa e resta depressa», spiega.

Foto d'archivio