Attualità

INCHIESTA. E45, dove viaggiare è un rally da incubo

Francesco Zanotti sabato 30 luglio 2011
È la Salerno-Reggio Calabria del Centro-Nord. È la E45, un’arteria che ha tolto dall’isolamento i paesi lungo la valle del Savio, in provincia di Forlì-Cesena, e ha dato respiro all’economia locale un tempo solo agricola. Purtroppo da anni viene mantenuta in condizioni precarie. Grazie a questo tracciato che si snoda spesso su viadotti e in galleria, la Romagna è collegata alla Toscana, all’Umbria e alla Capitale, ma il viaggio dell’automobilista che si avventura sulla famigerata superstrada si trasforma in ore di passione.L’abbiamo ripercorsa tutta, in andata e ritorno, pochi giorni fa. Qualche recente intervento di miglioramento si nota, ma resta il vizio di fondo: la carreggiata appena riasfaltata deve sopportare tutto il traffico per la chiusura di quella opposta. Così si procede tra cantieri che non finiscono mai. Prima verso nord e poi verso sud, con i veicoli costretti al doppio senso di marcia.I chilometri più a rischio sono quelli in Romagna. Il tratto appenninico è da incubo. Si viaggia per lo più su una corsia, a 40 all’ora. Vicino al valico del Verghereto c’è un senso unico alternato regolato dal semaforo per i lavori al viadotto del Fornello, il vero punto critico, da anni martoriato. L’asfalto è in condizioni disastrose: sembra di essere in gondola tanto è sconnesso. Già a Borello, l’ultima frazione di Cesena in direzione sud, si deve porre molta attenzione a un cantiere che rende la carreggiata molto stretta, limitata alla corsia di sorpasso.Si va meglio in Toscana e in Umbria, ma guai ad abbassare la guardia. Non si contano gli autovelox lungo il tragitto né le buche, a volte vere e proprie voragini. Poco prima di San Sepolcro la strada è molto insidiosa. Le sospensioni dell’auto sono sempre sollecitate e non è possibile a distrarsi per ammirare le montagne circostanti. I cartelli che indicano i limiti di velocità sono una folla indistinta. Dopo un po’ di chilometri il guidatore non sa più come regolarsi. Se ne vedono di ogni tipo: a 20, 30, 40, 60, 80, 90 all’ora. In due casi si vede persino la fine del limite ai 90 chilometri orari, come a invitare a una maggiore velocità non consentita. Le buche arrivano all’improvviso, senza segnalazioni. Ogni tanto le indicazioni luminose dell’Anas avvisano di «guidare con prudenza», ma per il resto occorre solo tenere ben saldo il volante. I campi di girasoli inviterebbero a volgere un attimo lo sguardo, ma non si può abbassare la soglia di attenzione. Arrivati a Perugia il traffico aumenta in maniera notevole. L’E45 si trasforma in circonvallazione cittadina. Camion e tir imperversano. Ci sono anche molte bisarche, gli autotreni che trasportano auto. Si procede a elastico, a velocità ridotta, in barba al limite posto sempre a 90 all’ora, che suona un po’ come una beffa.Il giorno dopo, il viaggio di ritorno è tutto sotto una pioggia battente, da Roma a Cesena. All’ingresso della galleria di Montoro, fra Orte e Narni, c’è moltissima acqua: occorre impugnare con decisione il volante per non sbandare, ma la paura è tanta, così come quando dalla carreggiata opposta si alza un getto d’acqua che sbatte con violenza contro il parabrezza.Con la pioggia i sorpassi ai tir sono da brividi. Si fanno come se si viaggiasse a occhi chiusi. L’asfalto drenante non è utilizzato per la manutenzione alla E45: la pioggia resta tutta in strada e viene sollevata in nuvole che limitano la visibilità. Fuori dalla galleria di Collevalenza la strada è tutta tagliata. Sembra di stare su un mezzo cingolato, anche con pneumatici di considerevole spessore: ogni contromisura risulta insufficiente a contatto con un fondo stradale che sembra un gruviera. Si continua a guidare sempre ad altissima tensione anche quando, dopo tre ore di viaggio, si deve fare una brusca frenata per due auto che si sono toccate e hanno subito parecchi danni. In verità è già un miracolo che non succeda di peggio.Si arriva finalmente a Canili, dove non si deve uscire sulla vecchia provinciale. La chiusura del tratto è lasciata alla discrezionalità della Polizia stradale che decide in base alla lunghezza dell’attesa che si crea in direzione sud. In alcune casi si arriva a diversi chilometri di coda. Si tira un sospiro di sollievo, anche se sulla E45 si procede a bassissima velocità prima di arrivare al viadotto del Fornello. L’uscita dalla galleria della Roccaccia, vicino a Bagno di Romagna è una «esse» da Formula 1, con cambio di carreggiata. Dopo San Piero in Bagno si va un po’ meglio e ci si rilassa un attimo. Da quasi quattro ore e mezzo siamo in auto, senza soste, ormai in vista di Cesena. Fra le uscite dei paesi di San Carlo e San Vittore c’è l’ultima insidia: per oltre 500 metri la strada è molto guasta. Ci vogliono ancora nervi saldi e occhio attento per mantenere la propria corsia di marcia, prima di giungere sani e salvi al termine di un viaggio da non augurare a nessuno.