Attualità

Quei piccoli eroi. E Rahmi prese il telefonino: «Calmi, arrivano i carabinieri»

Fulvio Fulvi giovedì 21 marzo 2019

Lo studente eroe, uno dei 51 ragazzi presenti sullo scuolabus dirottato dall'autista Ousseynou Sy, che ha recuperato il cellulare per avvertire le forze dell'ordine, San Donato Milanese (FOTO: Ansa)

Sangue freddo e un pizzico di fortuna. Così Rahmi, uno dei 51 ragazzini sequestrati ieri mattina da Ousseynou Sy, l’autista cremasco di origini senegalesi, ha evitato la strage su quell’autobus che avrebbe dovuto portare due classi della media Vailati di Crema, le seconde “A” e “B”, in una palestra per l’ora di ginnastica: solo un chilometro poco più da percorrere ma il mezzo è stato dirottato sulla Paullese da chi era al volante. Quaranta minuti di terrore.

«Mi sono liberato i polsi legati con le manette – ha raccontato Rahmi, 13 anni, ancora sotto choc –, facendomi anche un po’ male, ho raccolto senza farmi vedere dall’autista il telefonino che era caduto a terra a un mio compagno e ho dato l’allarme chiamando il 112». I soccorsi sono scattati subito, i carabinieri hanno organizzato i posti di blocco, una gazzella ha raggiunto il pullman allo svincolo di Peschiera Borromeo speronandolo, e un’altra pattuglia è entrata in azione. Tutti salvi. La tragedia è stata scongiurata. Grazie al coraggio di un piccolo eroe.

«Rahmi ci diceva “state calmi, stanno arrivando”, poi abbiamo anche provato a rompere il vetro a calci, mentre lui guidava, e facevamo dei segni da finestrino indicando “1-1-2”, il numero dell’emergenza, alle macchine che passavano. Lui, l’autista, era furbo e lucido» ha spiegato Adam, 12 anni, che è riuscito anche ad avvertire i genitori col cellulare nascosto in una tasca: «Aiuto papà, l’autista è impazzito, chiamate la polizia!».

«Mi ha telefonato con numeri diversi – ha raccontato il padre – sentivo le urla dei bambini e lui diceva “fate qualcosa”, allora sono andato dai carabinieri con mia moglie e sono rimasto lì una mezz’ora. Dopo Adam mi ha richiamato per dire che erano salvi e che il bus era esploso». Una ragazzina dodicenne invece racconta, con voce ancora tremante: «Quell’uomo ci ha ammanettati e ci minacciava, diceva che se ci muovevamo versava la benzina e appiccava il fuoco nel bus. Continuava a dire che le persone in Africa muoiono per colpa di Di Maio e Salvini. Ma per fortuna sono arrivati i carabinieri e ci hanno salvato ». C’è uno studente che descrive il comportamento di Ousseynou Sy tra le poltroncine, una volta bloccato il mezzo sulla provinciale 415 “Paullese”: «Aveva in mano una tanica e una pistola e si fermava ogni tanto per mettere la benzina su tutto il corridoio, non capivamo bene quello che succedeva, a un certo punto ci ha ritirato tutti i cellulari».

Una studentessa ricorda: «L’uomo si è alzato e ci ha preso i telefonini ma un nostro compagno è riuscito a tenerselo, poi l’autista ci ha ammanettati con delle fascette da elettricista, alcuni di noi sono stati legati ai seggiolini. Ci diceva che non ci sarebbe accaduto nulla, di stare tranquilli ma al tempo stesso ci minacciava di versare la benzina, abbiamo avuto tanta paura». Le legature ai polsi dei ragazzi sono state fatte, su ordine di Ousseynou Sy, dai professori e dalla bidella che accompagnavano le classi: una docente, che ha agito solo su quattro o cinque studenti, ha riferito di aver legato i polsi in modo molto blando, affinché si potessero liberare appena possibile. «Il dirottatore lo conoscevamo – ha affermato un insegnanta che si trovava nel pullman –, non era la prima volta che svolgeva il servizio di autista con gli studenti. Voleva arrivare sulla pista di Linate» ha aggiunto, confermando che «diceva frasi contro il governo per le politiche sui migranti».

Ma tra gli eroi di ieri mattina ci sono anche i carabinieri. Una loro macchina ha speronato il pullman bloccandolo, e mentre due militari dell’Arma distraevano l’autista che aveva un accendino in mano, alcuni sfondavano a mani nude i vetri del mezzo per far uscire tutti gli occupanti, tirandoli fuori uno per uno. C’è anche chi, nello sbucare fuori, si è ferito, seppure in modo leggero. Momenti di grande tensione e paura prima che, a seggiole vuote, divampasse il fuoco appiccato dal 47enne dipendente di Autoguidovie. Pare che un paio di ragazzi fossero ancora dentro quando le fiamme hanno cominciato a divampare. Ma anche loro hanno fatto in tempo a salvarsi. Molti urlavano correndo a perdifiato per allontanarsi dal mezzo che già stava bruciando. C’è chi ha chiesto un estintore, chi invece ripeteva «siamo vivi!».

Dodici, feriti in modo lieve, sono stati ricoverati in ospedale in codice verde. Il colonnello dei carabinieri Luca De Marchis, alla fine ha dichiarato: «La cosa importante è la felice risoluzione di un evento, che poteva portare a un epilogo tragico, grazie al coraggio dei ragazzi che sono stati tutti veramente bravi». Appena usciti dal bus gli alunni delle due classi, finalmente in salvo, sono stati accompagnati dai militari dell’Arma nella palestra dell’istituto “Margherita Hack” di San Donato Milanese dove li attendevano i genitori per riabbracciarli. Sul posto anche un’équipe di psicologi che li hanno spronati a liberarsi dalle tensioni: «Adesso sfogatevi, correte dietro a un pallone, tirate fuori tutte le paure che avete ancora dentro». E così hanno fatto. «Domani (oggi per chi legge, ndr) – ha precisato la dirigente scolastica della Vailati, Maria Cristina Rabbaglio – la scuola non chiuderà, chi se la sente entri, altrimenti rimanga pure a casa, senza problemi».