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Giustizia. Draghi vuol chiudere sul Csm. «Porte girevoli», veti di 5s, Lega e Fi

Vincenzo R. Spagnolo venerdì 11 febbraio 2022

La Guardasigilli Marta Cartabia al lavoro fino all’ultimo. Si contestano le misure 'ad personam'. La possibile mediazione: regime speciale soltanto per i capi di gabinetto. Anche i leghisti, con Bongiorno, chiedono rigore assoluto. Tajani (Forza Italia): vogliamo vedere i testi prima o difficile il nostro sostegno

Oggi in Consiglio dei ministri è approdato il pacchetto di riforme messo a punto dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia. Il Cdm è previsto questa mattina. Ma non è da escludere che che prima i testi vadano all’esame della 'cabina di regia' per dare spazio a una trattativa last minute fra le forze di maggioranza. Nella serata di giovedì, infatti, attraverso le agenzie di stampa, esponenti di M5s, Lega, Forza Italia hanno espresso vibranti critiche rispetto alle ipotesi di riforma disegnate finora dalla Guardasigilli, chiedendo modifiche, limature o addirittura inversioni di rotta.

Il pacchetto Cartabia. Giovedì non ci sarebbero stati ulteriori incontri fra la ministra e i partiti, dopo quello di martedì. Dopo il colloquio a Palazzo Chigi col premier Mario Draghi e col sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, la Guardasigilli ha lavorato in via Arenula coi tecnici alla stesura definitiva dei testi, che riguardano la riforma del Consiglio superiore della magistratura e quella dell’ordinamento giudiziario. Se tutto filerà liscio, dopo il Cdm, le proposte diverranno emendamenti del governo al disegno di legge Bonafede (attualmente fermo in commissione Giustizia alla Camera), secondo il metodo già adottato per gli interventi sul processo penale e su quello civile. Nel merito, partendo dal lavoro della commissione ministeriale presieduta dal professore Massimo Luciani, Cartabia ha elaborato alcune ipotesi, poi discusse coi partiti. I punti cardine del confronto riguardano la riforma elettorale del Csm e le 'porte girevoli' fra magistratura e politica. Sul primo punto, l’intento è di modificare la legge in tempo per le elezioni del nuovo Consiglio (prevista a luglio), passando a un «sistema maggioritario binominale », corretto con una quota proporzionale che consenta candidature di gruppi minoritari o slegate dalle correnti. Una probabile concessione per sedare i malumori della magistratura (che a fine gennaio, in un referendum interno promosso dall’Anm, si era espressa per il proporzionale). Sulle porte girevoli, invece, si propone una stretta basata sul divieto assoluto di esercitare funzioni giurisdizionali per i magistrati con incarichi politici, che potranno esercitare solo incarichi amministrativi.

Le frecciate dei partiti. A poche ore dal Cdm, però, proprio i cardini del pacchetto vengono bersagliate da diverse forze di maggioranza. Se Pd, Iv e Leu non alzano veti, sui rapporti fra toghe e politica la responsabile giustizia di M5s Giulia Sarti boccia la proposta di introdurre esenzioni (rispetto al divieto previsto nel ddl Bonafede) per i magistrati che entrano in governi o giunte, senza esser stati candidati alle elezioni: «Per noi non va assolutamente bene. Di norme ad personam ne abbiamo avute abbastanza in passato». Una mediazione potrebbe consistere nell’eccezione solo per le toghe che vanno a ricoprire incarichi tecnici, come i capi di gabinetto nei dicasteri: loro potrebbero rientrare. Dal canto suo, la Lega insiste per le 'porte chiuse'. «Una volta che un magistrato decida di entrare in politica, non può più ritornare a vestire la toga», incalza la responsabile giustizia del Carroccio Giulia Bongiorno. Pure Forza Italia rumoreggia: «Pur essendo favorevoli all’impostazione della Cartabia – argomenta Antonio Tajani –, i nostri ministri non potranno votare se non ci sarà un testo scritto che possa essere esaminato in modo approfondito». Le richieste principali di Fi sono tre: la separazione tra magistratura inquirente e giudicante; lo stop ai magistrati eletti a una carica politica, da assegnare dopo a incarichi amministrativi; no secco al proporzionale per il sistema elettorale del Csm, meglio il sorteggio. «Senza questi punti – avverte ancora Tajani –, è difficile che possiamo dare un sostegno. Non si può votare una riforma così delicata senza avere il testo legislativo di fronte».