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Commissione europea. Dombrovskis: «Nel Piano troppo poche riforme»

Giovanni Maria Del Re giovedì 21 gennaio 2021

Il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue Valdis Dombrovskis

Superata la prova per il governo, il lavoro sul piano italiano di rilancio «continua», ma c’è ancora molto da fare, troppe poche riforme rispetto agli investimenti. E l’Italia non deve dimenticare il pesante debito, anche perché il Patto di stabilità manterrà le fatidiche soglie di bilancio. Con il consueto aplomb, il vicepresidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis, responsabile per l’Euro e il Commercio, in questa intervista ad Avvenire dà un chiaro segnale al governo.

Vicepresidente, il governo ha la fiducia ma al Senato non ha più la maggioranza assoluta. Dalle sue parole dei giorni scorsi emerge preoccupazione, soprattutto per il Piano di rilancio…

La Commissione evita di commentare la politica degli Stati membri. Ciò premesso, posso dire che il lavoro sul piano nazionale italiano per il Piano di rilancio ora prosegue. Sono in stretto contatto con il ministro dell’Economia,Roberto Gualtieri, con il quale ho discusso del nuovo contesto politico. E anche le squadre tecniche proseguono il lavoro con numerosi incontri.

Il suo collega Paolo Gentiloni ha parlato della necessità di «rafforzare» il piano. Sembra di capire che non siate troppo soddisfatti…

La bozza che abbiamo visto finora è in generale in linea con i nostri obiettivi e con le nostre politiche. Anche se, indubbiamente, serve ulteriore lavoro.

Ad esempio?

In generale, e questo vale non solo per l’Italia, dobbiamo vedere un equilibrio tra investimenti e riforme.

Che non c’è ancora?

Diciamo che vediamo molto più accento sugli investimenti e meno sulle riforme. E vogliamo vedere una chiara aderenza alle raccomandazioni Ue. Serve inoltre ancora lavoro per precisare gli obiettivi e le «pietre miliari» (le varie tappe dell’attuazione del piano, ndr). Perché sono quelli che consentiranno l’esborso delle varie rate di fondi del Piano di rilancio. Meglio fare le cose bene subito che avere discussioni dopo. C’è ancora un po’ di tempo e l’Italia punta a sottoporre il suo piano al più presto. Se non ci saranno ulteriori contrattempi, ci aspettiamo che il regolamento della Facility per il rilancio e la resilienza (Rrf, il cuore del Piano di rilancio, ndr) possa entrare in vigore entro fine febbraio. Questo ci dà ancora un mese.

"Sul Recovery italiano c’è ancora molto da lavorare, vediamo molto più accento sugli investimenti rispetto agli interventi riformatori"​

La pandemia sta durando più del previsto. Teme una recessione ancora peggiore del previsto, che potrebbe richiedere ulteriori fondi Ue?

Le dimensioni e la durata dell’attuale recessione dipendono moltissimo da come si svilupperà la pandemia e quanto rapidamente potranno esser revocate le restrizioni. Rivedremo le previsioni economiche a metà febbraio. È chiaro che l’attuale trimestre resterà difficile, ma sono ottimista che la ripresa prenderà piede durante il 2021. Le vaccinazioni sono iniziate, una volta che avranno preso piede nel grosso della popolazione abbiamo grandi speranze per una forte ripresa economica, il che ridurrà il rischio di un danno più permanente all’economia.

La Commissione comunque ha messo in guardia sul fatto che proprio i Paesi con i maggiori squilibri macroeconomici, tra cui figura l’Italia soprattutto per l’alto debito, sono i più colpiti dall’impatto della pandemia. L’Italia dovrà rimboccarsi le maniche appena finita la crisi Covid19?

Indubbiamente il debito è una questione che ci preoccupa molto. E assistiamo, a causa della pandemia in generale, a un sostanziale incremento dell’indebitamento pubblico e privato. Una questione che dovremo affrontare. Certo, non mi aspetto che tutto accada di colpo a fine pandemia, perché sappiamo bene che, quando disattiveremo la clausola di salvaguardia (che ha sospeso il Patto di stabilità per almeno tutto il 2021, ndr), partiremo da una situazione del tutto diversa, con deficit e debito elevati. E questo dovrà esser preso in considerazione quando dovremo tornare a indicare il percorso di bilancio verso la sostenibilità a medio termine. D’altro canto, la stessa clausola di salvaguardia, pur non indicando soglie precise per deficit e debito, prevede che gli Stati membri debbano continuare a tenere in conto la sostenibilità di bilancio a medio termine. Da qui non si scappa. Bisogna però dire che proprio la questione del debito è stata decisiva nel disegnare il Piano di rilancio Ue da 750 miliardi di euro. Sappiamo che i Paesi avranno bisogno di sostanziosi fondi per finanziare la ripresa dalla crisi. Ecco perché ci sono tante sovvenzioni, che consentono agli Stati di investire ingenti risorse senza aggravare le finanze pubbliche. Lo abbiamo fatto pensando anzitutto ai Paesi ad alto debito.

"Gli Stati membri devono continuare a tenere in conto la sostenibilità del bilancio nel medio termine Da qui non si scappa"

E per fornire queste sovvenzioni, per la prima volta nella storia Ue, l’Europa ha deciso di emettere debiti comuni (finora è successo solo per fornire prestiti, ndr). Un modello per il futuro o una «una tantum»?

La base legale per il Piano di rilancio è di emergenza, dunque una tantum. Aggiungo però che emetteremo per anni questi titoli Ue che poi resteranno nel mercato per decenni. E non si può dire se negli anni non ci sarà un’evoluzione delle posizioni.

Lei accennava al Patto di stabilità, sul quale è in corso una discussione. Possibile modificare i parametri (deficit al 3% del Pil e debito al 60%)?

La revisione è in corso, ed è difficile dire dove si andrà a parare. Detto questo, sottolineo che non si parla di cambiare il Trattato Ue, che è quello che sancisce i due parametri. Si tratta piuttosto di lavorare a come meglio ottenere un effetto anticiclico. Se è giusto avere politiche espansive in tempi di crisi, vediamo però che vari Paesi non hanno sfruttato i momenti positivi per ridurre il loro debito.

Oggi (ieri, ndr) è il giorno del giuramento di Joe Biden alla Casa Bianca. Un nuovo inizio?

Certamente gli ultimi quattro anni hanno messo sotto pressione le relazioni transatlantiche. Ma ci sono ora grandi speranze che saremo in grado di riparare gli aspetti problematici delle nostre relazioni.

Qualcuno ha definito «uno schiaffo a Biden» l’intesa Ue-Cina sugli investimenti.

È un accordo che riequilibra i rapporti a favore dell’Ue. Del resto, gli Usa hanno già un accordo con la Cina, Pechino ha appena siglato un’intesa commerciale con altre 14 grandi economie asiatiche. L’Europa si sarebbe ritrovata in forte svantaggio se fosse rimasta l’unico grande attore senza un accordo con i cinesi.

Chi è il vicepresidente della Commissione Ue

Valdis Dombrovskis (nato a Riga nel 1971) è vicepresidente della Commissione Ue dal 2014, incaricato per l’euro e il dialogo sociale. È stato primo ministro della Lettonia dal 2009 al 2014. In Europa aderisce al Ppe. Dal luglio 2016 ha assunto l’incarico di Commissario europeo per la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e il mercato unico dei capitali. Dal 12 ottobre 2020 è commissario per il commercio, dopo uno scambio di incarichi con la commissaria irlandese Mairead McGuinness.