Attualità

Dl semplificazioni. Dopo i dubbi del Quirinale tagliati 62 emendamenti

Alessia Guerrieri lunedì 28 gennaio 2019

Il lavoro di limatura è già cominciato. E sulle materie da mantenere nel Dl semplificazioni Lega e M5s hanno raggiunto un difficile compromesso, riducendo di 62 gli emendamenti da discutere in Aula. Stamane è cominciato l'iter in Aula al Senato, dopo che il 24 le commissioni riunite Affari costituzionali e Lavori pubblici ne avevo concluso l'esame.

A far propendere per un deciso sfoltimento degli oltre ottanta emendamenti - da 80 si è scesi a 23 - stando alle notizie che circolano in Parlamento, il fatto che il Quirinale ha fatto intendere a livello informale che non firmerà il testo, perché allo stato è divenuto un 'decreto omnibus'. Durante i lavori in commissione infatti le modifiche apportate al provvedimento sono state circa un'ottantina: si va dalle trivelle al taglio dell'Ires alle no profit, dalle norme per gli Ncc ai 10 milioni per le famiglie delle vittime di Rigopiano. Così si è dovuto rimettere mano al decreto per ripristinare il più possibile il testo originario del provvedimento e rimandando ad un disegno di iniziativa parlamentare con procedura d'urgenza le norme "rimaste fuori".

Ma lo sfoltimento dei temi non è stato facile. La Lega avrebbe indicato come prioritarie le norme sull'Ires e quelle sugli Ncc, gli impianti idroelettrici e lo stanziamento di risorse per i familiari delle vittime di Rigopiano. I 5 Stelle, da parte loro, vorrebbero salvare la norma sulle trivelle e i capitoli relativi a sanità, blockchain, sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri) e il cosiddetto 'smart contract'. Alla fine l'accordo raggiunto ha salvato 5 misure: trivelle, cancellazione del raddoppio dell'Ires per le no profit, norme per regolarizzare gli Ncc, misure sull'elezione del Consiglio forense e regionalizzazione degli impianti idroelettrici. Niente da fare invece per le nuove norme sulla Rc auto (che aggiornavano le regole sugli sconti per la
scatola nera), per le modifiche alla web tax che permettevano di escludere anche Borsa italiana dagli effetti della nuova tassa,
e per i nuovi paletti fissati alle società di capitali che possiedono catene di farmacie.