Attualità

Istat. Sempre meno lavoro, il governo si muove

Andrea D'Agostino venerdì 28 febbraio 2014
Il lavoro è ormai un’emergenza senza fine. Il 2013 è stato l’anno più buio della crisi, con numeri davvero da brivido. Gli ultimi dati Istat sembrano lasciare poche speranze a chi auspicava una ripresa; tutt’al più confermano le previsioni di molti analisti, ovvero che i dati degli ultimi mesi, con qualche segnale positivo per quanto riguarda ordini e fatturato, non si tradurranno in una ripresa dell’occupazione. Anzi.A gennaio il tasso di disoccupazione è balzato al 12,9%, in rialzo di 0,2 punti sul mese prima di dicembre e di 1,1 su base annua, con i disoccupati che superano oggi i 3 milioni. Si tratta del tasso più alto sia dall’inizio delle serie mensili – ovvero da 10 anni esatti, era il gennaio 2004 – sia delle trimestrali, e qui si torna indietro di 37 anni, al primo trimestre 1977. Una cifra che ha allarmato il neo premier Matteo Renzi, che in un tweet ha definito il dato «allucinante», assicurando che il primo provvedimento del nuovo governo sarà l’atteso "Jobs Act’" (il pacchetto di misure volto a semplificare e rilanciare il mercato del lavoro) più una riduzione del cuneo fiscale di «almeno 10 miliardi». Una proposta arriverà «entro 15 giorni», a ridosso della già annunciata visita a Berlino da Angela Merkel.Nell’arco dell’anno scorso gli occupati sono diminuiti di 478mila unità (-2,1%) sul 2012, ovvero di quasi mezzo milione; anche qui un altro record negativo, il peggiore dall’inizio della crisi nel 2008, mentre il tasso medio di disoccupazione è arrivato al 12,2% (dal 10,7% dell’anno precedente). Come spiega l’istituto, questo -2,1% è dovuto al calo dell’occupazione, soprattutto nel Mezzogiorno (-4,6%) mentre al Nord si è perso l’1,1% e al Centro l’1,5%. La disoccupazione, solo nel Mezzogiorno, schizza al 19,7% (e in Campania, Calabria e Sicilia ha ormai ampiamente sforato il 20%). Nel complesso, i disoccupati sono saliti a quota 3,1 milioni (+13,4%), ma a preoccupare enormemente è soprattutto il dato relativo a quella tra i giovani: la quota di senza lavoro tra 15 e 34 anni, dal 41,7% di dicembre è ulteriormente salita a gennaio, raggiungendo il picco di 42,4%. In particolare, nelle regioni meridionali il tasso dei giovani disoccupati ha raggiunto il 51,6%, contro il 31,2% del Nord.Un altro aspetto allarmante riguarda il lavoro precario che ha ripreso a diminuire; dipendenti e collaboratori (quelli che l’Istat classifica come "atipici") sono calati di 197mila unità in un anno, segno che la disoccupazione non riguarda solo i dipendenti a tempo indeterminato (diminuiti comunque di 190mila unità). Record anche di "scoraggiati": il loro numero l’anno scorso ha raggiunto quota un milione e 790mila, ed è anche questo il dato peggiore degli ultimi 10 anni. A poco servono le stime di Ocse, Fmi e Commissione Ue sull’economia italiana: la previsione, infatti, è di una crescita del Pil quest’anno dello 0,6%. E dopo due anni di contrazione, non è (ancora) una buona notizia.