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Giustizia. La svolta di Di Maio: scuse a ex sindaco Lodi, no a gogna

Redazione romana venerdì 28 maggio 2021

L'ex sindaco di Lodi Simone Uggetti (a sinistra) e il ministro degli Esteri Luigi di Maio in un'elaborazione fotografica

Scuse all'ex sindaco di Lodi Simone Uggetti per le manifestazioni di piazza organizzate dal M5s contro di lui al momento dell'arresto e presa di distanza dell'uso «della gogna come strumento di campagna elettorale». Fa rumore la lettera che il ministro degli Esteri ed esponente di primo piano del M5s, Luigi Di Maio, ha inviato al quotidiano "Il Foglio" dopo l'assoluzione di Uggetti dalla condanna in primo grado per turbativa d'asta, decisa nei giorni scorsi in appello.

"Mea culpa" che riscuote il plauso di gran parte della maggioranza, ma anche ulteriori richieste al M5s di dare - dicono dal Pd e da Iv - prova della sincerità della svolta. Soprattutto nell'iter in corso di riforma della giustizia. Lo stesso Uggetti di è detto contento delle scuse. «Spero che il suo ravvedimento sia sincero e che possa essere utile alle tante persone che sono state additate e linciate prima che si accertassero i fatti», ha proseguito l'ex primo cittadino del Pd, chiedendo analoghe scuse a Matteo Salvini, che gli ha dato solidarietà ora, ma ricorda Uggetti, «quando venne in campagna elettorale a Lodi, dopo le mie dimissioni, mimò il gesto delle manette». E il pentastellato Stefano Buffagni chiede a Pd e M5s di candidare insieme Uggetti alle suppletive di Siena.

«Da noi modi grotteschi e disdicevoli»

«Le scrivo la seguente lettera perché è giusto che in questa sede io esprima le mie scuse all'ex sindaco di Lodi e rivolga a lui e alla sua famiglia i migliori auguri per l'esito di un caso giudiziario nel quale il dottor Uggetti, con forza, tenacia e dolore è riuscito dopo anni a dimostrare la sua innocenza», ha esordito Di Maio nella missiva indirizzata al direttore del quotidiano, Claudio Cerasa. «Non ho mai conosciuto Uggetti e non abbiamo contenziosi pendenti. Penso soltanto che glielo dovevo, da persona e da essere umano, prima ancora che da uomo delle istituzioni», ha aggiunto il pentasellato.

Nei giorni della notizia del suo arresto «nella stessa piazza e nello stesso week-end, prima il Movimento 5 stelle con la mia presenza e il giorno dopo la Lega di Matteo Salvini, con Calderoli, organizzarono dei sit-in contro il dottor Uggetti fino a spingerlo, un mese dopo l'arresto, alle dimissioni», ha ricordato Di Maio. L'arresto per Di Maio era «senz'altro un fatto grave in sé, ma le modalità con cui lo abbiamo fatto, anche alla luce dell'assoluzione di questi giorni, appaiono adesso grottesche e disdicevoli».

Di Maio rievoca anche il contesto dei fatti, avvenuti nel 2016, che ora si ripete cinque anni dopo, alla scadenza di quei mandati amministrativi. Erano, infatti, in corso le campagne elettorali per Roma, Torino, Napoli, Milano e Bologna. «Una tornata, lo ricorderà - continua Di Maio rivolgendosi a Cerasa - senza esclusione di colpi. Anche io contribuii ad alzare i toni e a esacerbare il clima», riconosce oggi l'esponente M5s. Sul caso Uggetti fu lanciata una campagna social «molto dura a cui si aggiunse il presidio in piazza, con tanto di accuse alla giunta di nascondere altre irregolarità», ricorda Di Maio. Infine il titolare della Farnesina mette le mani avanti rispetto a possibili critiche dell'ala più giustizialista del movimento: «Non vorrei essere frainteso, io sono fortemente convinto che chi si candida a rappresentare le istituzioni abbia il dovere di mostrarsi sempre trasparente nei confronti dei cittadini, e che la cosiddetta questione morale non possa essere sacrificata sull'altare di un "cieco" garantismo». Ma, conclude, «il punto qui è un altro e ben più ampio, ovvero l'utilizzo della gogna come strumento di campagna elettorale».

Il leader M5s in pectore Conte: riconoscere errori è virtù

Parole apprezzate dall'ex premier Giuseppe Conte che sta cercando di imprimere un carattere più moderato al movimento. «Riconoscere un errore, come ha fatto oggi Luigi Di Maio, è una virtù». E dalla maggioranza l'apprezzamento arriva da Pd, Fi e Iv. Con qualche distinguo. L'ex numero uno dei senatori dem Andrea Marcucci ora spera che «la posizione del M5s nel suo complesso sul capitolo giustizia diventi più equilibrata e garantista». Parla di «bel segnale» la capogruppo a Palazzo Madama Simona Malpezzi. mentre il presidente dei deputati di Forza Italia Roberto Occhiuto si dice «contento che Di Maio abbia cambiato idea e sia entrato nel club dei garantisti». E così facendo «sia arrivato alle nostre stesse conclusioni. Mi chiedo solo se non sia troppo tardi. Ma, come dice il detto popolare, meglio tardi che mai». Detto che utilizza anche il leader di Iv, Matteo Renzi, al tempo dei fatti segretario del Pd. Scuse che, nota, arrivano «dopo aver creato un "clima infame" giustizialista e manettaro». Nel 2016 «vinsero le amministrative, ma la lettera di oggi dimostra che lo fecero nel modo più vergognoso possibile. Qualcosa sta cambiando, il giustizialismo non tira più, il populismo è in crisi», commenta il senatore. E un suo fedelissimo, Michele Anzaldi, chiede ora a Di Maio di scusarsi anche sul caso della renziana Fondazione Open. Infine c'è chi, come Enrico Costa (Azione), interpreta la mossa di Di Maio come utile al Pd «per uscire dall'imbarazzo del caso del sindaco di Lodi. Ennesima, pietosa, sottomissione dei dem ai grillini».