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Bari. Decaro smentisce Emiliano: «Mai stato a casa della sorella del boss»

Alessia Guerrieri lunedì 25 marzo 2024

Non basta la spiegazione prima dello stesso Michele Emiliano e poi la smentita di Decaro per far placare la polemica sulle parole del governatore pugliese che sabato aveva detto di avere portato l'allora assessore Antonio Decaro a casa della sorella di un boss di Bari vecchia. Quasi subito Emiliano aveva fatto marcia indietro dicendo che la sua frase era stata fraintesa. Ieri anche il sindaco di Bari Decaro aveva smentito lo stesso governatore: «Emiliano non ricorda bene non sono mai andato in nessuna casa di nessuna sorella». Ed è anche la donna ora a confermare che quell’episodio non è mai avvenuto. «Mai visto Decaro - dice Lina Capriati, sorella del boss di Bari vecchia, Antonio in carcere da oltre 30 anni - non è mai venuto qui». Nonostante ciò, il centrodestra continua a chiedere di procedere con lo scioglimento del comune di Bari, città in cui il Viminale ha deciso di inviare tre commissari - giunti stamane in Comune - a seguito dell'operazione antimafia con 130 arresti che ha svelato episodi di voto di scambio politico-mafioso per l'elezione di una consigliera di centrodestra, poi passata nel centrosinistra, e l'ingerenza del clan nella municipalizzata del trasporto urbano.

A cominciare proprio dalla Lega, con il vicesegretario federale Andrea Crippa, che esorta il Viminale a procedere «quanto prima con lo scioglimento del Comune. Dopo l'autodenuncia di Emiliano è impossibile e intollerabile continuare ad avere in carica un presidente di Regione e un sindaco del capoluogo che si affidano alla sorella di un boss per portare avanti l'attività sul territorio». Gli fa eco il vicepresidente della commissione antimafia, il pugliese Mauro D'Attis (Fi) che chiede che la commissione faccia approfondimenti sulle dichiarazioni di Emiliano e acquisisca tutti gli atti programmando anche «una serie di audizioni». E Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, stamane pubblica una foto, datandola 7 maggio 2023, in cui il sindaco di Bari viene fotografato tra due donne che – sostiene - «sarebbero rispettivamente sorella e nipote del boss ergastolano Antonio Capriati. Vero o falso?». Una immagine a cui risponde il diretto interessato. «Io ho le spalle larghe», ribatte, «però onestamente queste due persone non c'entrano nulla e non vedo perche' si devono ritrovare in una foto su giornali nazionali e in tutte le trasmissioni oggi, solo perchè hanno chiesto al sindaco di fare una fotografia davanti al loro negozio». Ma a metà giornata arrivano anche le parole di sostegno della presidente del Consiglio al ministro dell'Interno e l'appoggio per il suo operato. Giorgia Meloni infatti definisce «vergognose» le accuse a Matteo Piantedosi, aggiungendo che «il ministro ha agito correttamente. L'accesso ispettivo che è stato disposto dal ministero dell'Interno non è pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento: è una verifica che va fatta. Ed è esattamente la stessa misura che sarebbe stata utilizzata nei confronti di qualsiasi altro comune».

La manifestazione di sabato

In migliaia – circa 10mila - sabato sono scesi in piazza a Bari per chiedere di mettere giù le mani dal capoluogo pugliese, sotto attacco - è opinione diffusa in città - per «una manovra politica» del centrodestra che «non ha ancora scelto il suo candidato e che in città non vince da 20 anni». Lo stesso primo cittadino, che ha sfilato tra associazioni, politici per lo più di centrosinistra e sindacati, si era stupito della grande partecipazione. «È una risposta meravigliosa della città per la città – aveva detto dal palco rivolgendosi direttamente ai cittadini - è una risposta a chi pensa di utilizzare la città per la propria campagna elettorale ed è soprattutto una risposta a chi dice che Bari è sotto il ricatto della mafia». Una città, è il passaggio successivo, che «non si fa ricattare più da nessuno, né dalla mafia né dai politici perché negli ultimi vent'anni, con un lavoro quotidiano e faticoso, ogni giorno è diventata migliore». Accanto a lui anche il governatore della Puglia, Michele Emiliano, che dal palco aveva ricordato «quello che la Puglia è diventata in questi venti anni», spiegando che «hanno bisogno di questa ispezione, che non è un atto dovuto, per costruirci su una campagna elettorale».