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Bilancio. De Palo lascia il Forum dopo 8 anni. «Famiglie, immischiatevi nella politica»

Luciano Moia giovedì 16 marzo 2023

Gigi De Palo

Da domani fino a domenica si tiene a Roma l'Assemblea Generale del Forum delle associazioni familiari. Domani spazio alla relazione finale del presidente Gigi De Palo, che concluderà con l'assemblea il suo mandato. Tra gli interventi annunciati il presidente della Cei, Matteo Maria Zuppi, la ministra per la famiglia Eugenia Maria Roccella, quella per la disabilità, Alessandra Locatelli, la viceministra Maria Teresa Bellucci, il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo. Sabato e domenica poi lavori dell’assemblea e l’elezione del nuovo presidente.

Gigi De Palo, otto anni da presidente del Forum delle associazioni familiari. Otto anni vissuti “pericolosamente” sfidando da una parte i giochi e le indifferenze della politica. Dall’altra le incertezze e le ritrosie di qualche associazione a cui il suo dinamismo appassionato è risultato un po’ indigesto. Eppure ce l’ha fatta. E oggi, alla vigilia dell’assemblea generale che segnerà la fine del suo doppio mandato (per statuto non è più rieleggibile), racconta gli obiettivi realizzati e quelli che lo vedranno ancora in campo, anche se con una “divisa” nuova.

Un incontro, si dice, può cambiare la vita. Lei, in questi otto anni da presidente del Forum, di incontri decisivi ne avrà fatti a migliaia. Quali i più significativi?

In questi otto anni ho fatto oltre 400mila chilometri e ho incontrato – non esagero – quasi 100mila persone. L’incontro più importante? In una parrocchia del Sud Italia dove, dopo circa 7 ore di treno, sono stato accolto da tre persone, dico sul serio, erano tre. Anche il parroco aveva altro da fare. Quel giorno, davanti a quelle tre persone, raccontando l’importanza delle famiglie in Italia e spiegando con tutto me stesso i benefici dell’Assegno unico, ho capito che stavo facendo bene la mia missione. Che il mio servizio al Forum non lo facevo per gli applausi o le platee numerose, ma per le famiglie italiane.

In che modo la “rivoluzione familiare” voluta da papa Francesco con Amoris laetitia ha agevolato – se l’ha fatto – il compito delle associazioni familiari?

Amoris Laetitia ha prodotto nella Chiesa e nella società un processo irreversibile. Con il Forum abbiamo trasformato questa narrazione nel concetto: la famiglia non è un problema, semmai la soluzione del problema.

Cosa manca all’associazionismo familiare per essere considerato finalmente interlocutore credibile e ascoltato delle istituzioni?

Nulla. E lo abbiamo mostrato. Lo dico senza mezzi termini: senza di noi l’Assegno unico non sarebbe stato votato all’unanimità. Solo la credibilità del Forum ha permesso che si trovasse un accordo tra tutti i partiti. Abbiamo rotto le scatole con caparbietà, competenza e – aggiungo – simpatia. Quello che manca all’associazionismo è un po’ di strategia e la capacità di abitare i social network. Ma è una storia troppo lunga…

Perché in Italia si fa così fatica a far comprendere che solo un’alleanza forte e articolata tra famiglie potrà avere buon gioco nel chiedere a chi governa non solo attenzione e rispetto, ma anche quelle misure che invochiamo da tanto tempo?

Perché le famiglie, nonostante tutte le difficoltà, fanno e faranno sempre il loro dovere. Mica possono permettersi di scioperare. Le famiglie porteranno comunque i figli a scuola, si faranno comunque carico degli anziani più fragili, continueranno comunque ad educare i loro figli… è una questione di tempo, non di volontà. Per questo è importante invitarle ad immischiarsi…

In questi anni si è battuto in modo coraggioso per far comprendere quanto fosse decisivo il tema della denatalità. A livello culturale sembra che la battaglia sia stata vinta. Cosa manca per vincere anche sul piano dell’iniziativa politica?

Manca il passare dall’analisi alla sintesi. Manca la politica, per l’appunto. La scelta chiara e netta di seminare per le future generazioni fregandosene del consenso di breve periodo. Manca il desiderio di anticipare il futuro.

Davvero lei è convinto che per far decollare la natalità siano sufficienti misure economiche adeguate e non sia necessario anche una svolta culturale?

Cultura ed economia si condizionano a vicenda. Donne e giovani vorrebbero per quasi il 90% due o più figli. Quindi il desiderio c’è, quello che manca è la possibilità di concretizzarlo. Se la nascita di un figlio è ancora la seconda causa di povertà in Italia, non andiamo lontani. La mentalità di oggi è frutto di semi gettati 40 anni fa. Quindi da una parte aiuti anche economicamente i giovani a realizzare i loro sogni, dall’altra i loro sogni realizzati saranno lo spot migliore per far cambiare una mentalità.

Non c’è mai stato un momento in cui lei e sua moglie, Anna Chiara Gambini, quasi sempre al suo fianco, vi siete guardati e vi siete detti: “Ma chi ce lo fa fare? Molliamo tutto”?

Tantissime volte. Soprattutto quando abbiamo litigato per alcuni impegni improrogabili e improvvisi. C’è da dire però che il nostro è un ticket che va avanti da parecchio tempo. Prima le Acli di Roma, poi l’assessorato alla Scuola e alla famiglia del Comune di Roma, poi il Forum a livello nazionale. Senza di lei mancherebbero proprio quei concetti narrativi che sono stati importantissimi in questi anni. “Il profumo del pane” per spiegare la priorità della bellezza della famiglia rispetto alle questioni dottrinali… Diciamo che come hanno detto parecchie persone in questi anni a mia moglie: “È stato proprio bravo il presidente del Forum delle famiglie e suo marito!”.

Ora come proseguirà il suo impegno pubblico a favore della famiglia?

Una nuova sfida è quella della natalità. Ho creato la Fondazione per la Natalità che oltre ad organizzare ogni anno gli Stati generali della Natalità vuole diventare un pungolo affinché a livello europeo e italiano ci possano essere politiche in grado di creare le premesse per una nuova primavera demografica. E poi non voglio rassegnarmi al 40% di astenuti: la politica è una cosa seria e ha bisogno dei cattolici. Per questo abbiamo dato vita a Immischiati che vuole essere uno strumento formativo e di partecipazione per chi non vuole rassegnarsi. Insomma non mi occuperò più direttamente di “mondo cattolico”, ma voglio provare ad essere semplicemente un cattolico nel mondo.