Attualità

POLITICA. Nuova Costituzione in Aula entro 4 mesi Stretta sui finanziamenti ai partiti

Angelo Picariello mercoledì 5 giugno 2013
Oggi l'iter delle riforme costituzionali prende il largo: nel pieno della divisione conclamata - fra e nei partiti - sulla forma di governo, prende corpo però l'impegno solenne preso dai partiti stessi con il Quirinale di arrivare a una soluzione in tempi certi, i famosi 18 mesi. Oggi alle 13 si riunisce il consiglio dei ministri per varare il disegno di legge costituzionale che istituisce il comitato paritetico Camera-Senato (un eufemismo, forse, per non parlare di Bicamerale, visti i precedenti) di 20 membri per ciascun ramo del Parlamento e che detta i tempi così come concordati nel vertice al Quirinale di lunedì mattina con il premier e i ministri Quagliariello e Franceschini. Il "comitato dei 40" avrà 4 mesi (a far data, naturalmente, dalla conversione in legge del provvedimento approvato oggi) poi ciascuna Camera avrà tre mesi per deliberare. Esaurita la prima lettura il testo potrà andare in seconda lettura dopo non meno di un mese, e non tre come avverrebbe in base all'articolo 138 della Costituzione. Tempi accorciati dunque, senza però imporre ulteriori tappe forzate alla seconda lettura che la cui tempistica sarà regolamentata dai presidenti delle Camere. Con l'impegno assoluto, più volte risuonato e che finirà nero su bianco: entro 18 mesi la Costituzione dovrà essere modificata, l'iter insomma dovrà essere concluso. Si tratterà di vedere ora il perimetro di intervento di queste modifiche, ma è noto che - oltre alla vexata quaestio della forma di governo - si dovrà definire il superamento del bicameralismo perfetto e  la riduzione del numero dei parlamentari. Con la legge elettorale che - sebbene da approvarsi con legge ordinaria - rischia di rappresentare il nodo dei nodi. Via anche al comitato dei saggi scelti martedì da Enrico Letta. Avranno un ruolo consultivo per il governo, i 35 esperti, che saranno ricevuti oggi da Giorgio Napolitano per l'insediamento. Da registrare anche che il ministero delle Riforme ha arruolato altri due esperti nelle persone di Luca Antonini, costituzionalista e specialista di federalismo (che assumerà il ruolo di capo dipartimento del dicastero guidato da Gaetano Quagliariello) e di Peppino Calderisi, che assumerà il ruolo di consulente politico.Ma l'altra poderosa novità di giornata arriva dal disegno di legge di abolizione del finanziamento dei partiti varato la scorsa settimana e approdato ieri in Parlamento per l'esame. Il testo consegnato definitivamente nel pomeriggio dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini alla presidente della Camera Laura Boldrini chiude il dilemma sul meccanismo dell'opzione in un modo che certamente non sarà particolarmente gradito ai tesorieri dei partiti. L'«inoptato», ossia la quota parte dei 51 milioni che a regime verranno destinati al finanziamento relativa ai cittadini che non sceglieranno esplicitamente di finanziare il sistema dei partiti, resterà allo Stato e non sarà re-distribuita proporzionalmente tra i partiti stessi, come prevedeva inizialmente il testo. E questo rischia di ridurre, e di molto, il monte dei finanziamenti complessivi, in tempi di anti-politica galoppante.