Attualità

Naufragio di Cutro. Dopo le denunce sui media, tutti i sopravvissuti hanno un letto

Antonio Maria Mira martedì 7 marzo 2023

C’è voluta la denuncia oggi su alcuni quotidiani, tra i quali Avvenire, delle condizioni disumane in cui si trovavano i sopravvissuti al naufragio di Cutro, per trovarne in poche ore una degna, soprattutto per chi ha tanto sofferto. Gli immigrati erano infatti stati messi in due capannoni del Cara di Isola di Capo Rizzuto, con letti insufficienti, in parte costretti a dormire sulle panche o per terra, senza lenzuola, donne e minori in mezzo agli uomini adulti, con il bagno in comune, un’unica doccia senza alcuna tenda e nessun riscaldamento. Dodici di loro ora sono stati trasferiti in alcuni Sprar, gli altri in strutture altrettanto adeguate.

Una doppia destinazione dovuta alle diverse condizioni. I dodici hanno infatti presentato domanda d’asilo, in quanto voglio restare in Italia, gli altri non intendono presentare domanda perché vorrebbero raggiungere i parenti in altri Paesi europei. Una scelta che sempre più spesso fanno gli immigrati che sbarcano dalla rotta turca, in particolare afghani, curdi e siriani.

A denunciare questa incredibile condizione, che ora sembrerebbe in parte risolta, è Alessandra Sciurba docente di Deontologia, sociologia e critica del diritto all’Università di Palermo, dove coordina la Clinica legale Migrazioni e Diritti in collaborazione con l’Associazione Cledu. È a Crotone da alcuni giorni, e assieme al parlamentare di Avs, Franco Mari ha visitato il Cara e descrive con amarezza le condizioni in cui sono costretti a vivere le decine di immigrati salvati dalla tragedia di Steccato di Cutro.

“È difficile - scrive su Facebook - rispondere mentre chiedono come potere superare le rigidità insensate delle leggi europee che gli vietano di seguire le salme dei loro cari nei casi in cui queste verranno portate in altri paesi Ue dove si trovano familiari partiti prima di loro. Non dormite sogni tranquilli pensando che almeno ai sopravvissuti sia riservata una solidarietà vera, fatta di rispetto e diritti. Oltre alla verità e alla giustizia sulla morte delle loro famiglie, è loro negata adesso, in terra italiana, anche la dignità delle vittime”. E aggiunge amaramente: “La certezza che questo paese abbia delle colpe imperdonabili ti toglie il fiato quando scopri, come è successo a noi oggi, entrando dentro il Cara, dove sono stati collocati i sopravvissuti”.