Attualità

ANNIVERSARIO. Croce Rossa a Solferino: dalla guerra nasce la pietà

Lucia Bellaspiga mercoledì 24 giugno 2009
Il sole doveva battere caldo e afoso co­me in questo 24 giugno, 150 anni fa, sulla piana di Solferino e San Marti­no. Dove oggi regna il silenzio, allora lo strepito e il pianto. Dove oggi sonnec­chiano campi grassi di girasole, quel gior­no del 1859 gli eserciti austro-ungarico e franco-piemontese si massacravano in una delle più sanguinose stragi della no­stra storia: 300mila uomini infuriarono l’uno contro l’altro per tutto un giorno. La sera su quel campo non restava che una distesa infinita di corpi, 40mi­la erano morti, gli altri orrendamente mutilati, e chiede­vano aiuto, nemico accanto a nemico, in tutte le lingue. Fino a qui il lato oscuro dell’uomo e ciò che di peggio sa fare. Ma in quello stesso giorno, su quel campo nasceva contemporaneamente una delle intuizioni più elevate e geniali della stessa umanità: quella Croce Rossa che or­mai in tutto il mondo è simbolo di aiuto immediato e to­tale in qualsiasi emergenza, in pace come in guerra, e che proprio nel luogo in cui nacque celebra per sei giorni il suo 150esimo anniversario. Accadde infatti che la notte successiva alla furiosa bat­taglia gli abitanti della vicina Ca­stiglione delle Stiviere si videro riversare in paese migliaia di sol­dati sfigurati, che imploravano soccorso o la morte. Le donne non vollero distinguere tra ami­ci e nemici e iniziarono imme­diatamente un’opera di assistenza che non aveva prece­denti. Presto case, chiese e strade divennero ospedali im­provvisati, mentre cadaveri e feriti continuavano ad ar­rivare a migliaia. Caso volle, però, che quel giorno a Ca­stiglione passasse anche un uomo d’affari svizzero, Henry Dunant, giunto qui per chiedere a Napoleone III di Fran­cia concessioni in Algeria. Si ri­trovò invece travolto dalla trage­dia e da quella ondata di gene­rosità. Dunant si rimboccò le maniche e con il curato del pae­se, don Lorenzo Barzizza, di­menticati gli affari, organizzò gli aiuti. 'Tutti fratelli' erano le parole che le donne di Ca­stiglione pronunciavano soccorrendo ogni ferito a pre­scindere dall’uniforme, dando così inconsapevolmente vita agli ideali di fratellanza universale e neutralità che a tutt’oggi caratterizzano la Croce Rossa. A 150 anni da questi fatti, proprio nel Museo della Cro­ce Rossa di Castiglione delle Stiviere si è inaugurato ieri 'Solferino 2009', un evento mondiale che vede arrivare migliaia di volontari dalle 186 società nazionali che og­gi in tutto il mondo costituiscono la Croce Rossa Inter­nazionale. Per ospitarli, e come dimostrazione delle at­tuali avanzatissime tecniche di soccorso, esattamente sul campo che vide infuriare i combattimenti è stato al­lestito il più grande campo di tende della storia d’Italia, esteso per 200mila metri quadri. Poiché i simboli hanno un significato, proprio qui fino al 28 giugno si alterne­ranno serate interculturali, attività di formazione dei gio­vani volontari, simulazioni di emergenze in casi di cata­strofi naturali, ma anche momenti di spettacolo e svago offerti dalle varie delegazioni, la più lontana arrivata so­lo oggi dalle isole Cook (Oceania), la più numerosa da I­talia e Francia, le più sparute dal martoriato Afghanistan e da Myanmar (due soli rappresentanti), la più attesa dall’Iran (Croce Rossa che, nel caso di Paesi musulma­ni, dal 1929 ha assunto il simbolo della Mezzaluna Ros­sa). «In questo importante anniversario abbiamo deciso di chiamare a raccolta il terzo incontro mondiale della gio­ventù di Croce e Mezzaluna Rossa», ha spiegato il com­missario straordinario della Cri, Francesco Rocca. Tre­cento di loro, sulle orme di Dunant, partiranno per Gi­nevra per arrivare il 4 luglio e consegnare ai leader del mondo la loro speranza di pace e giustizia.