Attualità

L'ILLEGALITA' CHE CRESCE. Sempre più debiti, l'usura soffoca il sud

Diego Motta mercoledì 25 agosto 2010
Il mercato dell’usura non conosce crisi e continua a fare proseliti, soprattutto al Sud. A farne le spese sono soprattutto le famiglie meridionali con alle spalle una piccola attività economica, sempre più indebitate e ormai facile bersaglio per chi propone prestiti a tassi altissimi. Il quadro di degrado e illegalità emerge dai dati diffusi dalla Consulta nazionale antiusura, secondo cui sono circa 2,5 milioni le famiglie a rischio in tutta Italia: l’indebitamento medio ha superato quota 16mila euro, con un aumento di 863 euro nel 2009 rispetto al 2008. Non solo: nel 2010, stando alla fotografia scattata ieri da Contribuenti.it, l’associazione dei contribuenti italiani, il sovraindebitamento delle famiglie nel Mezzogiorno è cresciuto del 156% rispetto a un anno fa, mentre il ricorso all’usura è salito del 117%.In particolare, nelle regioni meridionali, Campania in testa,  «sono a rischio usura 681mila famiglie e 716mila piccoli imprenditori – ha spiegato il presidente di Contribuenti.it, Vittorio Carlomagno –. Il debito medio delle famiglie ha raggiunto la cifra di 31.200 euro, mentre quello dei piccoli imprenditori è a 49.300 euro».Ma come si entra nel vorticoso giro di ricatti e minacce che, con inquietante facilità, sconvolge per sempre la vita di centinaia di migliaia di persone? Per il sociologo Maurizio Fiasco, attento osservatore del fenomeno, «il dramma nasce quando il patrimonio della famiglia finisce per coincidere col patrimonio dell’impresa familiare». Una sovrapposizione che, in periodi di congiuntura economica negativa, porta con sé conseguenze pesantissime: il bilancio in passivo dell’esercizio commerciale o della bottega artigianale di cui si è titolari si scarica sulle finanze familiari. Debiti su debiti, insomma, cui neppure la richiesta di finanziamenti alle banche riesce a far fronte, se si pensa che al Sud l’importo medio annuo di un fido accordato ad aziende individuali è di soli 12mila euro, contro i 60-70mila concessi a un’impresa del Centro e Nord Italia. «Attenzione – aggiunge Fiasco, che a fine anno presenterà un rapporto ad hoc sulla materia –. Il modello di illegalità si sta lentamente replicando al Nord, soprattutto nei distretti industriali. Da Treviso a Sassuolo, fino a Prato, laddove le imprese finiscono per delocalizzare, i primi soggetti a farne le spese sono proprio le ditte familiari. Che pagano dazio e devono chiudere».Il punto è che, mentre il titolare di un’azienda economica può denunciare il suo strozzino e accedere ai benefici del fondo nazionale, non altrettanto è riconosciuto al capofamiglia che compie un passo analogo. «È un’evidente disparità che numerosi costituzionalisti hanno rappresentato in un elaborato scritto inviato alle Camere e, a tutt’oggi, rimasto senza alcuna risposta» denuncia monsignor Alberto D’Urso, segretario nazionale della Consulta, che invece plaude al recente provvedimento che impone la sospensione delle rate del mutuo casa per quelle famiglie che sono incorse in gravi difficoltà economiche.L’altro dramma nascosto, colpevolmente passato sotto silenzio, riguarda il mondo delle scommesse, che da sempre illude e ipnotizza milioni di famiglie. Dal Superenalotto ai giochi sportivi, sono sempre di più «le famiglie monoreddito costrette a richiedere prestiti» spiega l’associazione contribuenti.it. Ancora più dura la Consulta antiusura, che parla di messaggio devastante. «Lo sperpero di denaro pubblico – spiega monsignor D’Urso – smentisce il significato etico dell’impegno degli investigatori antiusura» che pure è cresciuto negli ultimi mesi, come testimonia l’attività di contrasto avviata dalla Guardia di Finanza, con perquisizioni e indagini in aumento in tutta Italia.