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IL RICORDO. Craxi commemorato in Senato Schifani: «Vittima sacrificale»

martedì 19 gennaio 2010
"Craxi era un uomo che sapeva decidere" e "con il suo governo, eccezionale già per la sua durata, dal 1983 al 1987, seppe restituire centralità e autorevolezza a Palazzo Chigi": lo ha detto il presidente del Senato Renato Schifani alla commemorazione del leader socialista, nel decimo anniversario della morte, in corso alla Biblioteca del Senato. "Ruppe le gabbie del consociativismo. Il famoso decreto di S. Valentino del 14 febbraio 1984 - ha aggiunto Schifani - aprì la via a una vera politica dei redditi". E ancora: "Gli anni trascorsi ci consentono un giudizio storico più sereno e obiettivo. A ciascuno di noi il compito di riflettere su Craxi e su una stagione drammatica. Per lui non ci furono sconti, ha pagato più di ogni altro colpe che erano dell'intero sistema politico dell'epoca. Fu una vittima sacrificale".Il numero uno di Palazzo Madama ha pronunciato queste parole nel corso di un evento affollatissimo, alla presenza di tanti personaggi importanti - a cominciare dal premier Silvio Berlusconi, che ascolta ma non interviene. Ci sono i figli Stefania e Bobo, i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti e Gianni Letta, i ministri degli Esteri Franco Frattini, della Cultura Sandro Bondi, della Funzione pubblica Renato Brunetta. E molti altri ex socialisti, come il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto e l'ex ministro Gianni De Michelis. Per il Pd è presente il capo della segreteria politica, Filippo Penati, e la capogruppo al Senato, Anna Finocchiaro, che ha lasciato il convegno dopo l'intervento di apertura di Schifani. Conseguenza di tanto affollamento: la biblioteca del Senato non è riuscita riesce a contenere tutti gli invitati ed è stata allestita un'altra sala al primo piano. Dopo Schifani ha parlato Stefania Craxi, che ha sottolineato l'importanza del messaggio del presidente della Repubblica: "Restituisce a Craxi i suoi meriti e apre la via ad una pacificazione nazionale, che è un auspicio sia di Napolitano che nostro. I provocatori sono rimasti una minoranza. Mio padre fa parte della storia positiva della nostra Repubblica".