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Intervista a Costalli (Mcl). «Soltanto il lavoro equamente retribuito può dare dignità»

Paolo Viana venerdì 25 gennaio 2019

Da oggi a domenica si terrà a Roma il XIII Congresso del Movimento Cristiano Lavoratori sul tema: "Forti della nostra identità, attraverso il lavoro, costruttori di speranza in Italia e in Europa". I lavori si apriranno nel pomeriggio con la prolusione di monsignor Filippo Santoro, presidente della Commissione per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Cei, e il saluto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Prima dell’intervento di Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo, di fronte a oltre 700 delegati del Movimento provenienti dall’Italia, da tutti i Paesi europei, dal Nord e Sud America e dall’Australia, il presidente del Mcl Carlo Costalli terrà la sua relazione su lavoro, Europa, politica e Terzo settore, come ci spiega in quest’intervista.

La Cei auspica il superamento di questa «stagione segnata da smarrimento». Quale contributo sta dando il Mcl?

Il nostro è sempre stato un movimento di popolo: tra la gente e per la gente. Confermiamo l’impegno a rappresentare un punto di riferimento in quel "Paese smarrito" di cui parlano i vescovi. Tutti i militanti del Mcl lavorano per riannodare i fili della società e particolarmente i giovani, presenza sempre più significativa ed esigente dentro il Mcl.

Oggi accoglierà il premier del "Governo del cambiamento". Qual è il cambiamento che piace al Mcl?

Non si cambia se non attraverso il lavoro. Non si può avere alcuna reale ripresa economica senza che sia riconosciuto a tutti il diritto al lavoro. Il primo obiettivo è il lavoro per tutti, degno ed equamente retribuito, e non il reddito "per tutti". Nel Paese sta passando, invece, la percezione che si privilegi l’assistenzialismo piuttosto che il lavoro. Ciò è grave soprattutto per il Mezzogiorno. Ma anche per il Nord: a questo proposito, ribadiamo il nostro Sì alla Tav.

Quale contributo possono dare i corpi intermedi?

Il Terzo Settore, indebolito dalle politiche di Renzi, è la mano invisibile dello Stato e il luogo vero della partecipazione delle persone alla res publica, in questa società sempre più disintermediata. Il governo dovrebbe tutelarlo anziché disincentivarlo. Centrale è il sindacato, purché riformista e partecipativo; non la Cgil di Landini.

Il Mcl è un movimento europeista. Neanche un briciolo di delusione per questa Ue?

L’Unione Europea, così come è oggi, non offre più la prospettiva di civiltà per cui è nata. È necessaria una riflessione su "quale Europa vogliamo", che non può essere un’Unione subalterna a una cultura tecnocratica ed elitaria, ma deve riscoprire le proprie radici popolari, come dice il manifesto "Sì all’Europa per farla", che ho firmato con altri esponenti del mondo cattolico.

Questi cambiamenti hanno bisogno di una classe politica nuova?

Per cambiare si deve ripartire dalla politica perché la sua funzione è insostituibile e ora più che mai è necessario che la politica italiana rinnovi le sue modalità di esercizio, come ha esortato il presidente della Cei. Il Cardinale Bassetti ha affrontato questo tema nel corso della visita di qualche giorno fa, nella sede romana del Movimento: un grande regalo che ci ha dato la carica in vista di questo appuntamento congressuale. In quell’occasione ha invitato esplicitamente i giovani a «immergersi nel confronto politico».

State lavorando a un nuovo partito cattolico?

Parlerei piuttosto di un fermento della base cattolica, perché torni nella Storia d’Italia il contributo del popolarismo. Però, dobbiamo fare un salto di qualità, assumendoci responsabilità e cercando alleanze; metterci la faccia, attraverso liste civiche alle amministrative e una grande attenzione alle elezioni europee. Non un partito cattolico, direi, ma più cattolici nel Ppe.