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Documentario Rai. Così l’Italia salvò la vita a Gheddafi. Ecco le missioni segrete

Nello Scavo giovedì 18 novembre 2021

L’Italia salvò la vita al colonnello Gheddafi. E lo fece più di una volta. Adesso a confermare le missioni segrete per proteggere la vita del bisbetico nemico-amico libico arrivano le testimonianze di chi quelle operazioni le condusse sul campo: agenti segreti ed esponenti politici.

Roberto Jucci, comandante generale dei Carabinieri oggi in congedo, racconta la sua missione speciale in Libia e di quando, nel 1971, in veste di ufficiale dell’ex Sid (il servizio segreto denominato Servizio Informazioni Difesa), fu incaricato dall’allora ministro degli esteri Aldo Moro di incontrare il colonnello Gheddafi, nuovo padrone dei pozz petroliferi sfruttati anche dall’Eni, per sancire una nuova amicizia con l’Italia. Un patto che per il Colonnello suona come un’assicurazione sulla vita. L’ambasciatore Antonio Badini, fidato consigliere diplomatico del governo Craxi, racconta i retroscen del salvataggio di Gheddafi dai bombardamenti americani del 1986, confermato anche dall’ex ambasciatore e Ministro degli esteri libico, Abdelraman Shalgam.

Le loro voci sono state raccolte in una straordinaria inchiesta che andrà in onda domani, venerdì 19 novembre, alle 21.25 su Rai Tre. “C’era una volta Gheddafi”, è una produzione “GA&A Productions” con “Rai Documentari” (il dipartimento guidato da Duilio Giammaria), scritto e diretto da Luca Lancise ed Emiliano Sacchetti.Tra gli altri vengono svelati e decifrati due episodi chiave degli anni Settanta e Ottanta, quando il governo italiano salvò la vita del colonnello a costo di scontrarsi con gli altri alleati delle potenze Occidentali che volevano eliminare il leader libico, marginalizzare il ruolo dell’Italia e dell’Eni, appropriandosi degli immensi giacimenti di idrocarburi.

La realpolitik di Roma è stata perseguita con decisione da tutti i governi successivi a quello guidato da Craxi. Negli anni da Dini a Prodi, da D’Alema a Berlusconi, fino al “Trattato di Amicizia” firmato nel 2008, che è raccontato dall’ex ambasciatore a Tripoli Francesco Paolo Trupiano, tra i negoziatori di quell’intesa. Due anni dopo la firma, l’accordo venne suggellato dalle visite di Stato di Silvio Berlusconi in Libia e di Gheddafi a Roma e la partecipazione del Colonnello al G8. Quel Trattato venne però vanificato dall’intervento della Nato contro il leader libico. Dopo una iniziale opposizione l’Italia abbandona Gheddafi al suo destino: catturato, seviziato e ucciso dalle milizie ribelli.

Come tutte le vicende che vedono coinvolti i servizi segreti, specie dell'epoca, le "confessioni" vanno ascoltate con attenzione e un certo distacco. Di quell'epoca troppi segreti rimangono ancora sigilllati, a cominciare dalla strage di Ustica e dalle molte tracce che rimandano alla tensione che vedeva nel Mediterraneo e in Gheddafi un personaggio che sapeva recitare al contempo la parte di vittima e carnefice. Con i servizi segreti, italiani ed esteri, a giocare una partita mai del tutto chiara e mai del tutto chiarita,

L’inchiesta ripercorre la biografia del giovanissimo ufficiale che giunge al potere per realizzare il sogno di una Libia finalmente autonoma, dopo 4 secoli di dominazioni straniere, fino alla terribile uccisione, seguita quasi in diretta dai media di tutto il mondo. E aiuta a comprendere, grazie ai contributi di analisti e giornalisti, tra cui Alberto Negri e Francesca Mannocchi, la Libia di oggi e le incertezze regionali per l’immediato futuro.