Attualità

L'intervista. Elisa Manna: «Così a rischio il futuro di tutti»

Alessia Guerrieri sabato 25 gennaio 2014
Ne va dei cittadini di domani. Ecco per­ché un tema tanto importante merita u­na legge quadro che dia strumenti più incisivi. Elisa Manna, curatore per il Censis del Libro Bianco non ha alcun dubbio: davanti a genitori che sembrano controllori ossessivi, ma che in realtà vivono un senso di impoten­za sui messaggi che arrivano dai media, si co­minci dal fare una legge.
Qual è il dato più evidente della vostra ri­cerca? Una contraddizione di fondo. I genitori han­no interiorizzato l’idea che debbano control­lare quello che i ragazzi fanno, e dicono di far­lo, ma in realtà emerge che i figli hanno libe­ro accesso ai diversi media, che il parental con­trol viene usato da una percentuale che oscil­la dal 9 al 20, con i maschi che vengono la­sciati liberi di vedere qualunque cosa.
Quali sono i rischi?
Sicuramente la visione di contenuti violenti. La violenza sui media può non solo favorire at­teggiamenti aggressivi nell’immediato, ma in­durre una concezione violenta della vita, in­cidere sulle gerarchie di valori e sul modo di interagire con gli altri. Altro rischio è la por­nografia violenta, che ha delle conseguenze molto pesanti sul rapporto da adulto del con­sumatore nei confronti della partner. L’ag­gressività, inoltre, può produrre diversi effet­ti: un processo di vittimizzazione, cioè la ten­denza ad avere paura di tutto. Ancora più in­quietante l’effetto spettatore, cioè un atteg­giamento di desensibilizzazione, il diventare di ghiaccio a forza di assistere ad azioni vio­lente.
Quale risultato l’ha colpita di più?
Il silenzio assordante dei media sulla disabi­lità. Se ne parla pochissimo, qualche volta e­merge qualche caso problematico, ma non c’è assolutamente attenzione al vissuto della per­sona diversamente abile, che può avere una vi­ta piena. In genere viene strumentalizzata dai media o su internet vediamo contenuti of­fensivi nei loro confronti.
E quali sono le conseguenze?
Sui minori questo silenzio ha un effetto enor­me, perché i ragazzi si convincono che l’esi­stenza è fatta di giovinezza, felicità e bellezza e quindi hanno una rimozione per tutto quel­lo che è il mondo dei problemi, delle difficoltà che però fanno parte della vita. Questo da a­dulti incide parecchio, perché non si saranno maturate le esperienze e le capacità per fron­teggiare una situazione di sofferenza, che pri­ma o poi capita a tutti.
Come invertire la rotta?
Credo che il tema meriti una legge quadro in cui si riprendano le fila del discorso, dalla com­missione cinema, al comitato Media e mino­ri che ha bisogno di strumento più forte tra le mani, al Cnu e all’Agcom. La complessità del tema e la sua centralità per lo sviluppo delle nuove generazioni, infatti, non riguarda solo le famiglie, comunque perno fondamentale, ma tutta la democrazia. I ragazzi saranno i cit­tadini di domani e se avranno la testa farcita di sciocchezze saranno apatici, insensibili, in­capaci di partecipare alla vita politica.