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La scoperta. La resistenza al Coronavirus? Si trova nell'immunità innata

Vito Salinaro martedì 1 febbraio 2022

Un modello dell’interazione tra la proteina Spike della variante Omicron e MBL, la molecola dell’immunità innata oggetto della ricerca pubblicata su Nature Immunology. Il modello mostra l’interazione tra MBL (in blu e azzurro) e la proteina Spike di SARS-CoV-2. Le mutazioni della variante Omicron, segnate in rosso, non sono presenti nei siti di interazione con MBL: questo suggerisce che le proprietà antivirali di MBL sono conservate verso questa variante

Si chiama Mbl (Mannose binding lectin): è una molecola definita "antenata degli anticorpi", fa cioè parte dell’immunità innata ed è in grado di riconoscere e bloccare il Sars-CoV-2, varianti comprese, legandosi alla proteina Spike. Quando questa molecola risulta geneticamente modificata la malattia può diventare più grave.

È la scoperta, appena pubblicata su Nature Immunology (qui), da Matteo Stravalaci, ricercatore dell’Ospedale Humanitas di Milano, Isabel Pagani, ricercatrice dell’Irccs Ospedale San Raffaele e da un team di scienziati coordinati da Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas, Cecilia Garlanda ricercatrice e docente di Humanitas University ed Elisa Vicenzi, responsabile della Ricerca in patogenesi virale e biosicurezza del San Raffaele. Allo studio hanno collaborato la Fondazione Toscana Life Science, l’Istituto di ricerca in biomedicina di Bellinzona e la Queen Mary University di Londra.

Cellule epiteliali bronchiali infettate dal virus SARS-CoV-2. I nuclei delle cellule sono colorati di verde, la proteina Spike in rosso. - Ufficio stampa ospedale San Raffaele

L’immunità innata, prima linea di difesa del nostro organismo, ci mette al riparo dal 90% dei problemi causati dalle "visite" di batteri e virus. Precede e si accompagna all’immunità adattativa, la linea di difesa più specifica, degli anticorpi e delle cellule T, che può essere potenziata con i vaccini. Da marzo 2020, grazie al sostegno di Dolce&Gabbana, il team di ricercatori di Humanitas si è focalizzato sull’interazione tra Covid e immunità innata. «Anni fa abbiamo individuato alcuni geni che fanno parte di una famiglia di antenati degli anticorpi. Concentrandoci sull’interazione tra questi e Sars-CoV-2, abbiamo scoperto che una di tali molecole dell’immunità innata, la Mbl, si lega alla proteina Spike del virus e lo blocca – dice Mantovani –. Alla comparsa di Omicron, Sarah Mapelli, ricercatrice bio-informatica di Humanitas, con il gruppo di Bellinzona ha esteso l’analisi sulla struttura della proteina, scoprendo che Mbl "vede" e riconosce anche Omicron, oltre alle varianti».

Dall’analisi genetica dei dati, commenta Garlanda, «è risultato che variazioni genetiche di Mbl sono associate a gravità di malattia da Covid-19. Ora si tratterà di valutare se questa molecola può fungere da biomarcatore per orientare le scelte dei medici di fronte a manifestazioni così diverse e mutevoli della malattia». E già si pensa ad Mbl come ad un possibile agente preventivo o terapeutico visto che la molecola ha funzioni simili a un anticorpo, cui le varianti note del virus non possono sfuggire. «Nella nostra valutazione di potenziali farmaci – evidenzia Elisa Vicenzi – Mbl dimostra un’importante attività antivirale che potrebbe essere un’arma in più contro le varianti in circolazione, inclusa Omicron». Anche se, aggiunge Mantovani, «i vaccini restano la nostra cintura di sicurezza».