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IL CASO. Coppie gay, sì all'adozione figli del partner Così Strasburgo cancella il padre naturale

Annalisa Guglielmino martedì 19 febbraio 2013
Una sentenza della Corte europea dei diritti umani - i cui principi valgono per tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa - sancisce, per le coppie omossesuali, il diritto ad adottare i figli dei compagni, così come avviene per le coppie eterosessuali non sposate.Nello stesso giorno, una sentenza praticamente identica arriva dalla Corte costituzionale tedesca, a favore di una coppia in cui uno dei due partner aveva già un bambino adottivo. Le sentenze piombano sull'ultimo round della campagna elettorale italiana come un "boccone" di temi eticamente sensibili. Un piatto che non guasta mai mettere in tavola, e difatti oggi non mancano le dichiarazioni estemporanee che alla vi|gilia di un voto fanno presto a diventare manifesto.  I fatti. In Germania la l'Alta Corte di Karlsruhe dice sì a due casi di adozione, da parte di uno dei due coniugi, del figlio precedentemente adottato dall'altro coniuge, come avviene nelle coppie eterosessuali. Neanche il tempo di guadagnare la ribalta sui principali siti d'informazione, che arriva la seconda sentenza, stavolta da Strasburgo: la Grande Camera ha stabilito «a grande maggioranza» che è «discriminatorio» vietare l'adozione dei bambini alle coppie omosessuali se i piccoli sono figli di uno dei due partner della coppia. Dunque nelle coppie gay i partner devono avere il diritto ad adottare i figli dei loro compagni, cosi come avviene per le coppie eterosessuali non sposate. La sentenza è ststa emessa su un ricorso presentato da due donne austriache e dal figlio di una di loro, riguarda prettamente l'Austria, anche se i principi valgono per tutti gli altri 46 Stati membri del Consiglio d'Europa. La Corte ha tuttavia voluto precisare che gli Stati aderenti alla convenzione «non sono tenuti a riconoscere il diritto all'adozione dei figli dei partner alle coppie non sposate».Alla base della sentenza, c'è il caso paradossale che la Corte europea si è trovata a giudicare: le due donne convivevano da anni, con il figlio che una di loro ha avuto da un uomo con cui non era sposata. Dopo aver concluso un accordo di adozione con il padre nel 2005 al fine di creare un legame legale tra il minore e la compagna della madre, le due donne si sono viste respingere l'intesa da un tribunale locale, il quale harimandato all'articolo 182.2 del codice civile austriaco secondo cui la persona che adotta acquisisce i diritti del genitore naturale, che in questo caso erano quelli della madre. Un nodo che la magistratura europea ha sciolto decidendo che le autorità austriache hanno violato i diritti dei ricorrenti discrimandoli sulla base dell'orientamento sessuale dei partner, ciò considerando che in Austria l'adozione dei figli dei compagni è possibile per le coppie eterosessuali non sposate. Ad essere stati violati, secondo la Corte di Strasburgo,sono stati gli articoli 8 e 14 della convenzione europea dei diritti umani, che sanciscono la non discriminazione e il diritto al rispetto della vita familiare.Secondo la Corte non ci sono ragioni convincenti che dimostrino che la differenza di trattamento tra coppie etero e omosessuali sia necessaria per la protezione della famiglia o degli interessi del bambino.