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Scuola. Il ministro Azzolina: per le scuole non è possibile dare una data di riapertura

Ilaria Solaini giovedì 19 marzo 2020

Il governo ha deciso: le misure saranno prorogate. E con loro resterà in vigore la chiusura delle scuole. Per gli studenti, gli insegnanti, i presidi e il personale amministrativo.

Gli istituti scolastici sono chiusi in tutto il Paese dallo scorso 9 marzo. In alcune aree di Lombardia e Veneto non si va in classe dal 21 febbraio. Ma non basterà. Il comitato tecnico scientifico per l'emergenza aveva esplicitato già lo scorso 8 marzo prima della chiusura nazionale degli istituti scolastici che quel provvedimento avrebbe avuto un senso se applicato almeno per due mesi.

E stando a quanto dichiarato dal premier Giuseppe Conte sembra che si vada in questa direzione: "Al momento non è ragionevole dire di più, ma è chiaro che i provvedimenti che abbiamo preso - ha esplicitato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte -, sia quello che ha chiuso molto delle attività aziendali e individuali del Paese, sia quello che riguarda la scuola, non potranno che essere prorogati alla scadenza".

"Penso si andrà nella direzione che ha detto il presidente Conte di prorogare la data del 3 aprile ma in questi giorni invito tutti alla massima responsabilità. Non è possibile dare un'altra data per l'apertura" delle scuole "tutto dipende dall'evoluzione di questi giorni, dallo scenario epidemiologico. Riapriremo le scuole solo quando avremo la certezza di assoluta sicurezza". Così si è espresso il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina in un'intervista su Sky tg24.

Tra i temi centrali la chiusura delle scuole e le modalità di didattica a distanza. Nello specifico è stato precisato dalla ministra che il calendario scolastico verosimilmente non si allungherà oltre giugno, perché questo significherebbe rendere vani gli sforzi di tutti i professori e gli insegnanti che si stanno adoperando con gli strumenti tecnologici per ovviare all'impossibilità di frequentare le aule di scuola. La proroga dell'anno scolastico "dipende da come va la didattica a distanza: se funzionerà non abbiamo motivo di allungare l'anno scolastico; sarebbe offendere chi sta facendo tanto in queste settimane, tra l'altro ricompattando la comunità scolastica" ha spiegato ancora Azzolina, aggiungendo: "Lo so che ci sono delle difficoltà e conosciamo i problemi ma vanno affrontati passo dopo passo, in una situazione di emergenza".

Non possono essere solo inviati materiali didattici agli studenti o semplicemente limitarsi ad assegnare loro compiti, senza far precedere tutto questo da una spiegazione relativa ai contenuti o senza prevedere "un intervento successivo di chiarimento o restituzione da parte del docente": la didattica a distanza deve prevedere dei "momenti di relazione tra docente e discenti" ed è necessaria "una valutazione costante" dei compiti. Lo ha sottolineato il ministero dell'Istruzione che stamane ha inviato a tutte le scuole le Prime indicazioni operative per le attività didattiche a distanza in cui chiede anche agli insegnanti di cercare di evitare carichi eccessivi di compiti, che comportino troppa permanenza davanti ai pc o che diventino un onere per le famiglie, impegnate in questi giorni nello smart working.

Il dicastero ha evidenziato anche l'importanza della didattica a distanza che ha il compito di "mantenere viva la comunità di
classe, di scuola e il senso di appartenenza e combatte il rischio di isolamento e di demotivazione".

Il documento del ministero di viale Trastevere però non è affatto piaciuto ai maggiori sindacati della scuola: Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno chiesto che venga ritirato immediatamente. "Affrontare una situazione di emergenza - commentano - non autorizza a bypassare le relazioni sindacali ed assumere toni poco democratici". Ai sindacalisti non piace neppure la parte che riguarda la valutazione e fanno notare che la premessa è che sia i prof che gli alunni possano accedere a connessioni internet con strumenti adeguati, "cosa che non può certamente darsi per scontata, né il Ministero si è preoccupato di verificare la reale disponibilità di strumentazioni idonee prima di impartire le indicazioni", scrivono Francesco Sinopoli (Cgil), Maddalena Gissi (Cisl), Pino Turi (Uil), Elvira Serafini dello Snals e Rino di Meglio della Gilda.