Attualità

La crisi. Analisi di un crollo: ecco chi sono oggi i "5 stelle" e dove stanno andando

Marco Morosini venerdì 22 luglio 2022

Giuseppe Conte

Il Movimento 5 stelle è il terzo partito italiano che crolla su se stesso. Nel corso dell’ultima legislatura circa metà dei suoi parlamentari lo hanno abbandonato e hanno aderito a tutti i partiti dello spettro politico. Questo è un indizio forte della mancanza di una direzione comune verso la quale il partito e i suoi membri avrebbero dovuto andare. Dopo la recente scissione di Luigi Di Maio e di alcune decine di parlamentari, del Movimento restano due spezzoni e alcuni frammenti. Per quanto tempo ancora? Prima del loro collasso, la Democrazia Cristiana e il Partito comunista italiano ebbero per decenni principi e valori, ebbero una tradizione pluridecennale, propugnarono alternativi modelli di società. Quale è invece il modello di società che voleva realizzare a lungo termine il Movimento? I partiti europei hanno una carta dei valori che disegna i tratti della società che essi vogliono contribuire a formare nei decenni futuri.

Fino al 2021 il Movimento 5 stelle non l’aveva. Forse nessuno dei membri del partito avrebbe saputo descriverne le finalità con le stesse parole che avrebbe usato un altro membro del partito. In realtà ogni aderente aveva una sua concezione del mondo che esso voleva costruire. C’erano comunisti, c’erano fascisti e c’erano tutti quelli in mezzo. In nome del rifiuto della 'ideologia' ogni ideologia era ammessa, purché restasse privata. Il collante che aveva aggregato persone così diverse era una generica avversione verso 'i politici', 'le poltrone', i 'vitalizi' e verso gli altri partiti. Ma ciò non basta per costruire insieme una società alternativa all’attuale. Fondandosi su questa eterogeneità il partito non poteva reggere a lungo. Questo divenne evidente già dopo le prime prove di governo e si manifesta platealmente oggi.

Eppure, i primissimi aderenti alla associazione degli 'Amici di Beppe Grillo" del 2007 avevano un comune denominatore, che oggi potremmo definire social-ecologico. Questo scaturiva dagli spettacoli, i film e gli articoli di Beppe Grillo degli anni ’90 e 2000 che criticavano la società dei consumi e i suoi misfatti ecologici. Il 'risveglio ecologico' di Grillo del 1992 era figlio di quel risveglio ecologico dell’umanità del 1972, di cui ora celebriamo il cinquantenario.

Nel 1972, infatti, fu pubblicato lo studio per il Club di Roma The limits to growth (I limiti dello sviluppo), furono creati o fondati i ministeri dell’Ambiente, l’Unep, Greenpeace, i partiti verdi. Dell’impegno ecologico di Grillo negli anni ’90 testimoniano i suoi due film 'Un futuro sostenibile' (1998) e 'Un Grillo per la testa' (1995), accessibili in internet. Occorre vederli per rendersi conto dell’humus culturale in cui maturarono i primi seguaci di Grillo e poi il Movimento 5 stelle.

Dopo un decennio populista, e dopo l’esperienza di governo, il Movimento dovette chiedersi infine che 'cosa fare da grande'. Nel febbraio del 2021 Grillo decise di puntare tutto sui temi social-ecologici e di ispirarsi ai partiti verdi e socialisti europei. Di questa svolta incaricò - motu proprio - Giuseppe Conte, uomo di buona volontà ma non noto per un impegno ecologico e di giustizia sociale. Eppure, la 'Carta dei Principi e dei valori' redatta da Conte esprime per la prima volta contenuti ideali sui quali si può dissentire o consentire, ma che sono comunque chiari. Alle 5 stelle Conte ha dato nuovi significati: beni comuni, ecologia integrale, giustizia sociale, innovazione tecnologica, economia eco- sociale di mercato. Gli altri 14 punti della Carta danno un quadro dei principi e degli obiettivi per una società ispirata a valori sociali ed ecologici ( tinyurl.com/3pentvf4).

Presumo però che pochi tra gli aderenti al Movimento sappiano anche solo nominare i nuovi significati delle 5 stelle, per non dire dell’intera Carta. Ci troviamo quindi in una fase di passaggio. I valori social-ecologici del primo Grillo degli anni ’90 sono troppo lontani e molti aderenti non li hanno mai conosciuti. Quelli di Conte, invece, sono troppo vicini e probabilmente sconosciuti ai più. Ciò è dovuto al fatto che praticamente tutti i media hanno interpretato la scelta di Grillo di nominare Conte presidente del partito solo come attinente a lotte di potere. Infine, il collante anti-casta che ha tenuto insieme la varietà dei 5 stelle è scomparso di fronte alla loro immagine di parlamentari e ministri come tutti gli altri. Si può solo auspicare che il Movimento torni ad essere più coerente con il meglio della propria esperienza politica. E che questo magari possa tornare utile al Paese.