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Coronavirus. 736 i focolai attivi in Italia, indice di trasmissibilità sotto all'1

Pino Ciociola venerdì 31 luglio 2020

Né avanti, né indietro o quasi: ci siamo praticamente arenati da fine giugno. Le ultime settimane certificano una specie di stabilità, che - per quanto appaia paradossale - rassicura e insieme preoccupa. Tant’è che Gianni Rezza, direttore Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità, spiega come “l’epidemia galoppi in diversi Paesi, il nostro invece sembra reggere”, ma “è cruciale continuare con prudenza, distanze e mascherine”.

E l’ultimo report, proprio dell’Iss, registra che l’indice di trasmissibilità a livello nazionale resta un soffio sotto ‘1’ (0,98), che “serve attenzione”, perché "persiste una trasmissione diffusa del virus che, quando si verificano condizioni favorevoli, provoca focolai anche di dimensioni rilevanti, talvolta associati all'importazione di casi da Stati esteri. Il numero di nuovi casi di infezione sebbene rimanga nel complesso contenuto mostra una tendenza all'aumento”, sebbene “con minori ospedalizzazioni”. Conclusioni dell’Istituto: senza quarantene rigorose e veloci, “nelle prossime settimane, potremmo assistere ad un aumento rilevante nel numero di casi a livello nazionale”.

I focolai, ormai, sono a macchia di leopardo lungo la Penisola. Sono 736 quelli tuttora attivi, 123 dei quali scoppiati nelle ultime ore. L'emergenza è ancora in atto tanto che l'Istituto superiore di sanità avverte: "Si rispettino le quarantene oppure la pandemia riparte". Il rischio, secondo gli esperti è che i focolai si aggreghino, provocando ulteriori emergenze non facilmente gestibili. Anche se i cluster, definiti dall'Iss nel Report dell'ultimo monitoraggio, "piccoli segnali di allerta", per adesso, vengono immediatamente identificati e tenuti sotto controllo. Insomma il nostro sistema sanitario regge.

Ma proviamo a ripercorrere gli ultimi quattro mesi attraverso i numeri. Il peggio della pandemia nel nostro Paese si chiude il 30 aprile con 101.551 positivi in quel giorno, dei quali 19.843 ospedalizzati (18.149 nei Reparti Covid e 1.694 nelle terapie intensive), il 19,53% di chi ha il coronavirus. Riusciamo a reggere l’urto, sebbene pagando un prezzo assai salato di morti, adesso la strada sembra mettersi in discesa e prendiamo anche velocità. Tant’è che un mese dopo, il 31 maggio, i positivi in quel momento - più che dimezzandosi - scendono a 42.075 e gli ospedalizzati a 6.822 (6.387 nei reparti Covid e 435 nelle terapie intensive). E qui va tenuta a mente una seconda percentuale: 16,21%, cioè sempre quella che si riferisce a quanti positivi sono in ospedale (oltre tre punti meno rispetto ad aprile).

Cresce intanto l’ottimismo e le stime si moltiplicano. Prevedendo di raggiungere la fatidica soglia di ‘zero contagi’ in ogni Regione italiana tra fine giugno e metà luglio. La discesa del resto prosegue: il 30 giugno i positivi vanno nuovamente giù molto oltre la metà del mese precedente, fino a 15.563. Gli ospedalizzati sono appena un sesto rispetto alla fine di maggio, 1.090 (997 nei reparti Covid e 93 nelle terapie intensive), il 7% di chi è positivo, percentuale anche questa più che dimezzatasi nel giro di un mese. Però il traguardo ‘zero contagi’ adesso appare un po’ più lontano. E lo sarà presto anche di più.

Luglio segna infatti una frenata complessiva tanto brusca, quanto inattesa. Oggi i positivi sono 12.422 e contiamo 757 ospedalizzati (716 nei reparti Covid e 41 nelle terapie intensive), cioè il 6% dei positivi, percentuale appena un punto sotto quella del mese scorso.

Gli altri ultimi numeri, appunto di oggi? I nuovi casi sono 379 (soprattutto Veneto con 117 e Lombardia con 77, soltanto in Valle d'Aosta nessun contagio), appena meno di ieri (386) e dopo i 289 dell’altro ieri, i 212 di martedì, i 170 di lunedì (con la metà della media quotidiana di tamponi) e i 255 di domenica. Nelle ultime ventiquattr’ore le morti sono 9 e i guariti 178. Gli attualmente positivi sono, come detto, 12.422.

Occhiata appena fuori casa nostra. La curva dei contagi torna a crescere anche in Europa e su tutti se la passano maluccio Spagna, Francia e Germania: la prima oggi (1.525) supera per il terzo giorno consecutivo i mille nuovi casi, la seconda ieri ne ha avuti 1.377 e la terza, sempre ieri, 900.

Annotazione finale: "Abbiamo ancora molto più virus in casa di quello che viene da fuori”, dice il professor Massimo Galli, primario del Sacco di Milano: “Se la politica deve discutere e contrapporsi su qualcosa eviti di farlo su un problema che riguarda tutti come questa epidemia, che può colpire tutti allo stesso modo. Litigare su questo non è molto responsabile”.