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Quirinale. Mattarella: partiti in stallo, ma al Paese serve un governo. I due scenari

Redazione Romana venerdì 13 aprile 2018

"Dall'andamento delle consultazioni di questi giorni emerge con evidenza che il confronto tra i partiti per dar vita in Parlamento a una maggioranza che sostenga un governo non ha fatto progressi. Ma il Paese ha bisogno di un governo nella pienezza delle sue funzioni. Ora attenderò alcuni giorni per decidere come procedere per uscire dallo stallo": al termine del secondo giro di consultazioni il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha commentato così l'esito dei colloqui sulla formazione del nuovo governo, dopo che ieri le posizioni espresse dai partiti hanno fatto registrare una nuova impasse.

Questa mattina il capo dello Stato ha ascoltato i rappresentanti delle istituzioni. "Il presidente ha un compito estremamente difficile, complesso e di innegabile urgenza. Siamo tutti accanto a lui nella ricerca di soluzioni, siamo pienamente solidali", ha affermato uscendo Giorgio Napolitano. L’ex presidente è stato il primo a colloquio con Mattarella. Dopo di lui sono arrivati i presidenti della Camera Roberto Fico e del Senato Elisabetta Alberti Casellati, entrambi usciti senza rilasciare dichiarazioni.

A quaranta giorni dal voto che ha travolto i vecchi equilibri politici, il secondo ciclo di consultazioni si chiude con una situazione bloccata, mentre incombe la crisi siriana che spinge il Quirinale a fare in fretta.

Sulla trattativa in corso tra M5s e Lega pesano i veti incrociati tra i partiti. Luigi Di Maio ha ribadito che non farà un alleanza di governo con Forza Italia e ha chiesto un "passo di lato" di Silvio Berlusconi. Quest’ultimo chiede un pieno e formale coinvolgimento o resterà all’opposizione, ma la sua sortita di ieri davanti alle telecamere contro i Cinquestelle ha irritato gli alleati di centrodestra. Mentre il Pd continua a rifiutare ogni ipotesi di alleanza.

In questo quadro cosa potrà fare Mattarella?

Escluso un terzo giro di consultazioni, le ipotesi sono due.

La prima che affidi un pre-incarico a un esponente politico, come Di Maio, leader del partito più rappresentativo o Salvini, capo della coalizione più votata, oppure a una personalità da loro indicata, come l’esponente leghista Giancarlo Giorgetti, stimato tanto dai Cinquestelle che dal Pd.

In alternativa il Quirinale potrebbe affidare a uno dei presidenti delle Camere un mandato esplorativo allo scopo di favorire la difficile trattativa tra i partiti. Ma il presidente si è preso qualche giorno per decidere.