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Confindustria, l?assist al governo sulla flessibilità «Senza, si rischia una manovra 2017 da 24 miliardi»

mercoledì 30 marzo 2016
ROMA Se non sarà allargata la flessibilità sul deficit, concessa al momento dalla Ue per un solo anno, per il 2017 c’è il rischio che l’Italia debba mettere in campo una manovra da 24 miliardi. Il Centro studi di Confindustria conferma ciò che diversi osservatori hanno già sottolineato e fa sua nel contempo la battaglia del governo in sede europea per allargare i margini sul bilancio anche nei prossimi anni. Lo studio degli esperti confindustriali ricorda che «in Italia, nel 2016, grazie all’utilizzo della flessibilità si avrà una minore riduzione del deficit di bilancio strutturale pari allo 0,6% del Pil (più di quella consentita pari a 0,4) ma nel 2017 e nel 2019, se si desse seguito a quanto previsto dal Patto di stabilità e crescita la restrizione dovrebbe essere almeno dello 0,5% del Pil l’anno». Se a ciò si aggiunge anche l’annullamento delle clausole di salvaguardia attive, «la correzione nel solo 2017 dovrebbe essere di 1,4 punti, circa 24 miliardi». Uno scenario da nuova austerityper l’economia nazionale, che peraltro sul piano politico renderebbe molto difficile al governo tener fede alla promessa di ridurre le tasse su imprese e redditi nei prossimi due anni. Per questo l’esecutivo tiene il punto con l’Europa, che non ha ancora dato il via libera alla legge di stabilità per il 2016 e dovrà pronunciarsi sui programmi futuri. La flessibilità, scrivono Alessandro Fontana e Luca Paolazzi (quest’ultimo direttore del Csc di Confindu-stria), «è cruciale per il successo delle riforme strutturali» e «richiede una revisione nella dimensione e nei tempi di rientro» perché «politiche restrittive» possono «azzerare gli effetti positivi». Una manovra da 24 miliardi, si legge ancora nella nota «avrebbe la forza di soffocare i benefici delle riforme e condurre, politicamente, a bloccare il processo stesso. In questo senso, è positivo che si stia negoziando per allentare la stretta nel 2017», aggiunge il Csc con un chiaro assist alla linea del governo. In sostanza secondo il Csc la clausola sulla flessibilità così com’è ora (consentita un solo anno al massimo per lo 0,5% e recuperando la deviazione nei tre anni successivi) non funziona e rende «elevato il rischio di azzerare l’efficacia delle riforme stesse».