Attualità

LE COLOMBE. Con Angelino e i ministri 32 senatori e 26 deputati

Giovanni Grasso sabato 16 novembre 2013

Eano disposti perfino a "sacrificare" Alfano, accettando che al vertice del nuovo partito ci fossero due coordinatori, uno rappresentativo delle colombe (si parlava di Maurizio Lupi) e uno dei falchi, con potere di firma congiunta. In cambio chiedevano solo una cosa: che la nuova Forza Italia mantenesse l’appoggio al governo Letta anche dopo la decadenza di Berlusconi.Ma nonostante un tentativo di mediazione in extremis, affidato a Gaetano Quagliariello, il tavolo è saltato. L’ufficio di presidenza che avrebbe dovuto siglare ieri notte una tregua su un documento unitario non è stato più convocato. Ufficialmente perché molti esponenti non sarebbero stati presenti. Ma le colombe  dicono la verità a gran voce. Formigoni è il primo a parlare, con un tweet: «L’ufficio di Presidenza Pdl non si terrà. I falchi hanno impedito a Berlusconi questo ultimo tentativo di mediazione. Hanno voluto la rottura». Nasce una nuova formazione politica, il «Nuovo centrodestra». E le truppe di Alfano non parteciperanno oggi ai lavori del consiglio nazionale.

Sembra che Berlusconi, nel suo discorso di oggi, gli lascerà ancora aperta la porta. Ma tra le colombe ormai non ci sono solo sconcerto e delusione. Ma la volontà di mollare gli ormeggi e di veleggiare in altri mari. I numeri per fare gruppi separati ci sono, sia alla Camera che al Senato: a tarda notte dopo gli inevitabili tira e molla le cifre erano assestate su 26 deputati e 32 senatori. Più un paio in bilico. È soprattutto il numero del Senato quello decisivo. Si tratta infatti di  una robusta pattuglia capace di assicurare una consistente maggioranza al governo Letta. Qualcuno di loro esulta persino: senza la zavorra dei falchi, senza i diktat dei Brunetta e le critiche delle Santanché, il governo andrà avanti più speditamente. Ieri Enrico Letta e Alfano si sono sentiti spesso, rincuorandosi a vicenda. I loro destini politici sono legati entrambi alla durata del governo.Per gli alfaniani è stata una giornata campale, segnata da avanzate e rapidi dietro-front. Una girandola di incontri, di telefonate, di apertura di spiragli e di docce fredde. All’ora di pranzo, tutti a colazione da Alfano, per studiare la strategia. Nel primo pomeriggio, mentre i ministri s’incamminano verso Palazzo Grazioli per incontrare Berlusconi, le agenzie di stampa battono un documento del Cavaliere tutt’altro che conciliante: un invito ad adeguarsi o a uscire dal partito. Nonostante questo sgarbo fino all’ultimo gli alfaniani hanno tentato una ricucitura. A un certo punto il documento redatto da Quagliariello sembrava sul punto di essere accettato da un Berlusconi, molto combattuto. Ma il niet dei falchi è stato decisivo.