Attualità

L'idea. E il Forum lancia una scuola (bipartisan) per sindaci amici della famiglia

Luciano Moia giovedì 28 dicembre 2017

Un'immagine dall'archivio di Giorgio Boato

Comuni amici della famiglia. Si fa presto a dirlo, ma come si fa a sviluppare competenze adeguate per avviare politiche locali davvero pensate per sostenere, promuovere e accompagnare le famiglie? E, ancora prima, perché mai un’amministrazione comunale o un governo regionale dovrebbero adottare come cornice del proprio impegno il parametro del familiare? Come avviare per esempio le procedure nel tentativo di rivedere i limiti Isee? E nell’impegno coraggioso di adottare il Fattore-famiglia? E cosa si intende per 'valutazione di impatto familiare'? Oppure, cosa vuol dire 'family audit'?

Tutte terminologie da maneggiare con cura, comprendendone gli obiettivi e, soprattutto, evitando di caricarle di significati ideologici. La famiglia è infatti valore trasversale, mal sopporta di indossare sigle e colori partitici, e chi tentato di tirarla da una parte o dall’altra, ha finito in passato per pagarne lo scotto in termini di credibilità e di risultati elettorali. Ecco perché il Forum delle associazioni familiari ha messo a punto un progetto formativo rivolto ad amministratori, dirigenti e funzionari locali.

Una proposta pensata per tutti, senza distinguo di appartenenza, proprio nella convinzione che non ci siano forze politiche indifferenti quando si tratta di migliorare – con interventi mirati e con buone prassi collaudate – le condizioni delle famiglie nelle realtà amministrate. Se è vero – come è vero – che lavorare 'per' e 'con' le famiglia vuol dire costruire il bene comune, giusto allora che tutte le forze politiche dispongano degli strumenti tecnici per farlo. «L’Italia – ha fatto notare il presidente del Forum, Gigi De Palo nella lettera inviata ai responsabili nazionali degli enti locali dei vari partiti – è il Paese dell’Unione Europea che meno investe sulla famiglia. È quindi evidente che la buona qualità delle relazioni familiari e le notevoli funzioni sociali che la famiglia svolge derivano principalmente da un radicato insieme di valori socioculturali piuttosto che da politiche ed investimenti realizzati dalle Istituzioni».

Le ragioni che ha indotto l’associazionismo familiare a 'ricominciare' dal basso, sono evidenti. Nell’attesa del nuovo Parlamento e alla luce dei risultati interlocutori della recente Conferenza nazionale sulla famiglia, era necessario rompere gli indugi per quanto riguarda gli obiettivi di una diffusione quanto più vasta possibile di contenuti comunque applicabili fin d’ora a livello locale, attraverso un programma integrato di interventi in tutti i settori dell’amministrazione e in una molteplicità di servizi. La prima risposta positiva è arrivata dal responsabile degli enti locali di Forza Italia, Marcello Fiori. Detto fatto, sono cominciati gli incontri con gli amministratori locali. E, come 'divulgatore' di buone prassi familiari il Forum ha scelto – non a caso – il sindaco di Alghero, Mario Bruno, da circa tre anni alla guida di un’amministrazione di centrosinistra che è stata reimpostata in chiave familiare (vedi articolo a fianco). Bruno ha spiegato senso e percorsi delle politiche familiari ai colleghi del centrodestra.

Significativo, tra gli altri incontri, quello tenuto nei giorni scorsi ad Ascoli Piceno, amministrata da una giunta guidata dal sindaco Guido Castelli (Forza Italia). Paradossale ma non troppo. Anche perché – ribadisce De Palo – le esperienze positive si ritrovano in ogni schieramento e devono comunque essere valorizzate. «L’ente locale, quale Istituzione più vicina ai cittadini – osserva ancora il presidente del Forum – è il soggetto che maggiormente conosce la necessità e l’opportunità di intervenire per la promozione e il riconoscimento delle funzioni della famiglia quale micro-organismo sociale dal quale dipende il benessere della comunità ». Ma occorre sapere come fare. E il Forum lo racconterà, con esperienze, ricerche e teorie, alle forze politiche che intenderanno ascoltare. Tutte, c’è da sperare.