Attualità

Riforma. Divorzio breve, primo via libera. Il 26 in Aula

Gianni Santamaria mercoledì 14 maggio 2014

​Via libera della commissione Giustizia della Camera al disegno di legge per il divorzio breve che andrà in aula il 26 maggio. Il testo, approvato a larga maggioranza dai componenti della commissione, prevede una riduzione dei tempi della separazione: dai tre anni previsti attualmente a dodici mesi in caso di contenzioso e a sei per quella consensuale, indipendentemente dalla presenza o meno di figli.Una decisione che arriva proprio pochi giorni dopo il 40° anniversario della vittoria dei «no» al referendum abrogativo della legge che ha introdotto il divorzio in Italia. Alle celebrazioni entusiastiche o critiche dell’anniversario e alle analisi storico-sociologiche sui cambiamenti del Paese dal 1974 ad oggi, si affianca dunque la discussione sull’attualità legislativa per un fenomeno che tocca dolorosamente tante coppie e tanti figli. Insomma, tanti nuclei familiari a rischio disgregazione.Alle voci di soddisfazione - come quella dei relatori Luca D’Alessandro (Forza Italia) e Alessandra Moretti (Pd) - si mescolano, dunque, anche in questo caso quelle di dissenso. Come quella del deputato del Nuovo Centrodestra Alessandro Pagano. Per il quale la decisione di ieri «nonostante i facili entusiasmi suscitati, apre scenari davvero inquietanti». Anzitutto, spiega, l’abbassamento dei tempi «cancella ogni forma di tutela nei confronti del coniuge più debole, in particolare sotto il profilo economico». Poi è «illogico» non tenere conto dei minori, «nonostante le statistiche abbiano dimostrato come una maggiore ampiezza dei tempi tra separazione e divorzio favorisca la riconciliazione della coppia a tutto vantaggio dei figli».Le modifiche al testo originario stabiliscono che il decorrere del tempo della causa giudiziale parta dalla notifica dell’atto e non dal deposito. La comunione dei beni si scioglie quando in udienza presidenziale il giudice autorizza i coniugi a vivere separati o al momento di sottoscrivere la separazione consensuale. La norma, infine, sarà operativa anche per i procedimenti pendenti.C’è stato invece un invito al ritiro per un emendamento, presentato da alcuni esponenti del gruppo Misto e del Pd, che prevedeva il divorzio diretto in caso di separazione consensuale. Fattispecie che potrà tornare a riproporsi con emendamenti in aula. Come auspica il fronte che più spinge per introdurre la norma. Come i Radicali, che si dicono insoddisfatti del testo licenziato: per Alessandro Gerardi, tesoriere della Lega italiana per il divorzio breve, il provvedimento dovrebbe essere ribattezzato "separazione breve". Anche il presidente dell’associazione dei matrimonialisti, Gian Ettore Gassani è per l’eliminazione della fase della separazione. Oltre a Pd e Forza Italia, poi, è gara a intestarsi la paternità politica dell’accelerazione delle separazioni. Lo fanno i socialisti del Psi e il M5S, che con Alfonso Bonafede rivendica la paternità degli emendamenti che hanno accorciato i tempi.Riflette su questi temi anche don Paolo Gentili, direttore dell'Ufficio Cei per la pastorale della famiglia: interpellato dall'Ansa, don Gentili ribadisce che "anticipare i tempi per disfare la famiglia" è una via che porta "a disgregare la stessa società che sulle famiglie si regge". C'è un vuoto, aggiunge il direttore dell'Ufficio famiglia, "per quanto riguarda il sostegno  alla famiglia, e ancora di più quando si vive la separazione". Il pensiero poi va ai figli, che nei tempi accorciati del divorzio trovano un motivo di angoscia in più. Oltrettutto, fa presente il sacerdote, "sono tanti i casi di coppie che, dopo anni di separazione, sostenute e aiutate, tornano insieme con un maggior benessere per loro stessi e per i figli".