Attualità

La giornata. Renzi-Berlusconi, oggi il faccia a faccia

Angelo Picariello mercoledì 28 gennaio 2015
Forse il candidato non lo ha ancora in mente nessuno, neanche lui. Ma di certo la rosa si restringe e Matteo Renzi vede la soluzione più vicina. Nel giro di consultazioni con i partiti - tutti, escluso M5S, ma dalla delegazione di Forza Italia si è tirato fuori Silvio Berlusconi, in attesa, oggi e domani, di entrare nei giochi decisivi - il premier si è mostrato tranquillo, certo di poter far uso delle prossime 48 ore per arrivare alla soluzione migliore e più condivisa possibile. Troppo tranquillo, anzi, agli occhi di Forza Italia, con il quale è stata una giornata piuttosto tesa. Giornata che si è aperta con la decisione confermata di allargare delle consultazioni ai rappresentanti dei dissidenti grillini, irrobustiti da altre 10 unità. Cosa che se rende più confuso il quadro, allarga - agli occhi di Renzi - la platea elettorale potenziale del nuovo capo dello Stato, in grado di reggere quindi alla quarta votazione anche a una corposa emorragia di franchi tiratori. «Ho il 47 per cento dei grandi elettori », farà presente in serata alla delegazione azzurra che lamentava la presenza di uomini di sinistra ai vertici di tutte le istituzioni chiedendo che il nome fosse trovato fra persone «anche del Pd, ma che non abbiano una storia tutta di sinistra». I partiti avevano iniziato a sfilare al Nazareno alle 9 e 30. Con Renzi i capigruppo di Camera e Senato, Roberto Speranza e Luigi Zanda, i vice del partito Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani. «La votazione cruciale sarà la quarta», si diceva certo Riccardo Nencini, del Nuovo Psi, in mattinata, e confermava Fi in serata: Renzi è d’accordo, chiudiamo con un 'politico' al quarto voto. Tutto è molto caotico, certezze non esistono. Guerini a notte fonda conferma che l’idea di un candidato politico si va rafforzando, ma non esclude altre piste. Nemmeno quella di un affondo di Renzi già al primo voto. E, intanto, Berlusconi detta le sue condizioni: «Deve esserci la mia firma sotto quel nome». Renzi, ieri, con tutti, è stato molto abbottonato. E infatti a stretto giro da Palazzo Chigi trapelava una smentita a tutto tondo, circa ricostruzioni del pensiero di Renzi «sul profilo del prossimo presidente della Repubblica, sia sulla durata della legislatura, sia sulle sue abitudini alimentari».  Forza Italia, forte del patto di consultazioni instaurato con Alfano, arriva in serata con una posizione molto simile. La esplicita Paolo Romani all’uscita: «Abbiamo chiesto un politico non un tecnico che abbia dimestichezza politica e costituzionale». Poi il capogruppo al Senato si è fiondato con il collega alla Camera Renato Brunetta, con Giovanni Toti e Mariastella Gelmini in via del Plebiscito, a fare il punto con un Berlusconi - raccontano - sospettoso e guardingo. Il Cavaliere aveva chiesto ai suoi di non uscire allo scoperto, aspettando che fosse Renzi a scoprirsi, cosa - naturalmente - che il premier si è guardato bene dal fare. Non c’è neanche chiarezza sull’opzione abbracciata dal Pd e fatta propria da Forza Italia di votare scheda bianca alle prime tre votazioni, soluzione che si espone alla saldatura di nomi alternativi anti-Nazareno delle diverse minoranze ed opposizioni, con possibili alleanze anomale e sotterranee volte solo a far saltare il tavolo. Ma il tema di ieri, e anche delle prime ore di oggi, è stato ed è soprattutto la ricerca della saldatura sul versante del centrosinistra allargato ai nuovi interlocutori di Sel e 5 Stelle, in modo da neutralizzare i poteri di veto degli altri. Il nevrotico timing di queste ore prevede stamattina alle 8, un nuovo incontro di Renzi con i deputati del Pd e alle 9 e 30 con i senatori. In contemperanea si vedono deputati e senatori di 5 Stelle per verificare se possono ancora recitare il ruolo di Pierino guastafeste, nelle prime tre votazioni. Ma cruciale dovrebbe essere il nuovo incontro a pranzo, oggi, fra Renzi e Berlusconi, per trovare una soluzione comune da tenere ancora 'coperta'. Perché poi, domani mattina, Renzi dovrà andare a compattare i suoi grandi elettori sul nome, o su uno dei nomi concordati.