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Ius culturae. Cittadinanza, legge ferma al Senato. «Ma il governo non rinuncia»

Roberta d’Angelo martedì 12 settembre 2017

Rinviata per non bruciarla. La legge sullo ius culturae non è nel calendario dei lavori del Senato. È stata accantonata per mancanza di numeri, ma «non è su un binario morto». Malgrado gli auspici e i proclami di Ap e della Lega. È infatti proprio il Carroccio a diffondere la notizia – pure ampiamente prevedibile – con tanto di soddisfazione e ascrivendo la responsabilità al Pd.
Così che nel giro di pochi minuti il capogruppo dem Luigi Zanda rettifica e spiega, e a stretto giro da Palazzo Chigi il ministro Anna Finocchiaro interviene per chiarire: «Confermare l’approdo in Aula a settembre della legge sulla cittadinanza avrebbe potuto segnare negativamente le sorti di un provvedimento così importante, sul quale l’attenzione del governo resta massima. Sarà importante lavorare nelle prossime settimane affinché si riesca non solo a calendarizzarlo alla prima occasione utile, ma si creino per allora le condizioni politiche per arrivare alla sua approvazione». Parole che cercano di rassicurare anche le diverse sigle di associazioni impegnate in un sit-in per difendere il diritto di cittadinanza dei giovani che sono nati e studiano in Italia.

L’esecutivo, spiega insomma il ministro per i Rapporti con il Parlamento, non molla. Di certo la legge di bilancio rappresenta ora uno snodo troppo delicato per mettere a rischio la tenuta della maggioranza. Alfano resta contrario al testo dello ius soli temperato, ma il premier Paolo Gentiloni è certo di poter aprire una trattativa. Dentro Ap, spiegano fonti di Palazzo Chigi, ci sono posizioni diverse. Dunque si lavora per portare sulla stessa linea i centristi, determinanti a Palazzo Madama per garantire i voti. Perché la mole di emendamenti imporrà certamente il voto di fiducia. E la manovra servirà proprio per aprire la trattativa.

«L’introduzione dello ius soli temperato e dello ius culturae – conferma dunque Finocchiaro – rappresenta un tassello per noi essenziale nel quadro delle politiche che questo governo sta conducendo sui temi dell’immigrazione e dell’integrazione dei cittadini stranieri». E le pressioni della società civile sono forti, dice il ministro. Di qui la speranza che le «prese di posizione favorevoli che giungono da ambienti laici e cattolici, possa maturare presto all’interno della maggioranza quel consenso necessario ad approvare in Senato anche questa legge».

Insomma, la pietra tombale messa dalla Lega viene rimossa con solerzia dal Pd, anche se il capogruppo del Carroccio Gian Marco Centinaio assicura: «Restiamo vigili e pronti alle barricate».

È vero, replica da parte sua il presidente dei senatori Pd, «non ci sono i numeri per approvare la norma». Ma «per noi la norma è una priorità, non abbiamo cambiato idea». Il passo indietro del Pd, però, considerato un gesto di «responsabilità» da Ap, fa infuriare la sinistra. Mdp e Si erano pronti a votare quella che De Petris definisce «fiducia di scopo».