Attualità

Ong e migranti. 21enne della Sierra Leone ucciso dagli scafisti per il suo cappellino

D.F. venerdì 5 maggio 2017

Mentre infiammano le polemiche e le accuse, Ong, guardia costiera e marina militare italiana continuano a salvare vite umane. Sabato 6 maggio è attraccata al porto di Catania la nave Phoenix della ong Moas con 394 migranti a bordo. Sulla nave c'era anche il cadavere di un ragazzo: inizialmente si parlava di un bambino di 10 anni ma poi è arrivata la conferma che si tratta di un giovane di 21 anni, partito dalla Sierra Leone. La sua storia è particolarmente dolorosa: viaggiava con un fratello maggiore ed è stato ucciso da un colpo di arma da fuoco. La responsabile della ong Moas, Regina Catrambone, ha detto che il giovane è stato ucciso "perché non ha voluto dare il suo cappellino da baseball ad un trafficante".

Gli inquirenti stanno indagando su ordine della Procura di Catania che ha disposto l'autopsia: sono stati sentiti il fratello della vittima e altri migranti. Il giovane della Sierra Leone parlava inglese, mentre lo scafista l'arabo e una incomprensione potrebbe essere stata la causa del diverbio. Si sa che l'omicidio è avvenuto su un gommone e che il corpo è rimasto in fondo allo scafo, vegliato dal fratello.

E venerdì in circa 20 operazioni di soccorso è stato fermato l’intenso traffico di gommoni tra la Libia e l’Italia. A fine giornata erano circa 3mila i migranti tratti in salvo a a bordo di gommoni e piccole imbarcazioni. Nelle operazioni hanno operato gli equipaggi di unità navali della Guardia Costiera e delle organizzazioni non governativa Aquarius, Vos Hestia e Sea Watch. Inviati in soccorso dei migranti anche due mercantili che si trovavano nella aree delle operazioni.

Sei cadaveri recuperati in mare da Medici senza frontiere

Venerdì è arrivata a Catania anche la Prudence, nave di ricerca e soccorso di Medici senza frontiere, con a bordo sei corpi recuperati in mare. Si tratta di cinque giovani donne e di un uomo. I corpi sono stati recuperati in acque internazionali: quattro a 42 miglia nautiche dalla costa libica, il quinto a circa 20 miglia; l'ultimo corpo è stato trasferito dalla Vos Hestia, di Save the children, che lo aveva trovato in mare nella stessa area. "Invece di soccorrere dei vivi abbiamo recuperato sei salme. Migliaia di persone continuano a rischiare la loro vita e a morire affrontando la traversata, e temiamo che la situazione possa ulteriormente peggiorare", afferma l'organizzazione non governativa.

129 migranti rapinati al largo della Libia

Uomini armati non meglio identificati hanno rapinato venerdì 129 migranti africani diretti in Europa a bordo di un gommone rubando poi il motore dell'imbarcazione e lasciandoli alla deriva al largo delle coste libiche. Lo ha annunciato la Marina libica. Il portavoce della marina, generale Ayub Qassem, ha spiegato che gli uomini armati a bordo di un motoscafo hanno inseguito il gommone, assaltandolo a circa cinque miglia nautiche della città libica di Zuwara.

I migranti, originari dell'Africa sub-sahariana, fra cui 27 donne e due bambini, sono rimasti in mezzo al mare diverse ore prima di essere soccorsi dalla Guardia costiera libica allertata da pescatori locali.