Puglia. Pesticidi e Xylella, ecco i dati Federchimica: no ad accuse generiche
Replica immediata. Federichimica-Agrofarma è rimasta “in parte interdetta” di fronte alle parole di Elsa Valeria Mignone, Procuratore aggiunto a Lecce, e di Agostino Di Ciaula, coordinatore del Comitato scientifico nazionale dell'Isde, che hanno denunciato come i “pesticidi” abbiano impoverito e avvelenato i terreni del Salento e della Puglia e come siano “assolutamente dannosi per la salute umana” (nel nostro video “Terra avvelenata”). Così l’associazione di Federchimica (che rappresenta le imprese del comparto degli agrofarmaci) sostiene che “la maggioranza degli studi sul tema portano alle conclusioni opposte”, che “tutti gli agrofarmaci regolarmente in commercio nel mercato Ue hanno superato rigidissimi test e controlli ripetuti atti a dimostrarne la sicurezza per la salute dell’uomo e dell’ambiente”. Naturalmente “considerando un loro corretto utilizzo”. Eppure l’Arpa Puglia (l’Agenzia regionale per l’ambiente) ha lanciato un allarme proprio in questi giorni. Secondo il suo ultimo rapporto sui residui di prodotti fitosanitari in alimenti di origine vegetale, il 73% dei campioni di frutta esaminati negli anni 2013-2014 conteneva pesticidi, trovati anche nella metà dei campioni di ortaggi, legumi e vino analizzati. Ancora secondo l’Arpa, tra il 2012 e il 2014 è aumentata in Puglia la percentuale di campioni con presenza simultanea di più pesticidi (fino a quindici) e quello di più frequente riscontro (non considerando il glyphosate, che non è stato dosato) è stato il chlorpyrifos. E solamente nell’ultimo anno e mezzo sono stati pubblicati in letteratura internazionale 491 lavori scientifici proprio sul chlorpyrifos, la quasi totalità dei quali mostra i suoi effetti negativi sull’ambiente, l’uomo e gli animali. Fra l’altro l’Italia è fra i primi dieci utilizzatori mondiali di pesticidi e per esempio in Germania, dove si utilizza una quantità di pesticidi assai inferiore rispetto al nostro Paese, i costi ambientali e sanitari ammontano a 202 milioni di euro l’anno. Il dottor Di Ciaula annota poi anche altro: “Stando alle evidenze scientifiche disponibili, l’erbicida maggiormente utilizzato in Puglia e in Italia, il glyphosate, è stato recentemente inserito dalla Iarc (l’”Agenzia internazionale di ricerca sl cancro”) nella classe 2°, cioè “probabile cancerogeno per l’uomo”. Non solo, ma indipendentemente dalle evidenze di cancerogenicità, “è stata dimostrata la nocività di questa sostanza e dei suoi co-formulanti, con effetti soprattutto epato-renali e d’interferenza endocrina) per esposizioni croniche anche a basse concentrazioni”.