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POLITICA E GIUSTIZIA. Berlusconi: «Ci attaccheranno ancora. E solo per disarcionarmi»

Arturo Celletti giovedì 6 maggio 2010
«Tutto è così poco chiaro, così...». Silvio Berlusconi si ferma su quella parola. Cerca lo sguardo di Denis Verdini e riprende: «... Così allarmante». Con il premier e il coordinatore c’è solo Fabrizio Cicchitto che ascolta silenzioso un atto d’accusa appena agli inizi. «Scajola... Ora te... E se ascoltassi le voci...». Il Cavaliere usa frasi brevi. Messaggi netti. «Questa nuova ondata di inchieste, tutte contro di noi, non può essere un caso». Dubbi. Sospetti. Scanditi in mille "faccia a faccia" riservati. Sussurrati, nella notte tra martedì e mercoledì, in una cena con i "suoi" senatori a Palazzo Grazioli. «Siamo solo all’inizio... Attaccheranno ancora. Proveranno ancora a colpire esponenti di governo e uomini che mi sono da sempre vicini... Lo hanno fatto e lo faranno ancora». Tutti si guardano. Si chiedono se i nomi che ha in testa il premier sono anche quelli che girano nei palazzi della politica. «C’è una congiura di un sistema esterno al governo che ha in mano delle carte». Che le usa. Le diffonde. E lo fa con un solo obiettivo: «Tentare di disarcionare l’esecutivo». È solo uno l’argomento. Il Cavaliere ragiona a voce alta. Parla di un «gruppo quasi organizzato» che minaccia l’azione del governo. Racconta le sue impressioni. Come quella di un "dossier" aperto a rate. «Ogni mattina, aprendo i giornali, mi aspetto un nuovo capitolo», confida il Cavaliere che si chiude la bocca ed evita di fare nuovi collegamenti tra Gianfranco Fini e i nuovi attacchi giudiziari. Tace Berlusconi, ma molti nel Pdl "berlusconiano" agitano il Grande Sospetto: forse il presidente della Camera ha fatto quello che ha fatto perché sapeva con anticipo quello che sarebbe successo? Tutti parlano con tutti. Tutti riflettono sulla prossima mossa di Fini e un ministro di serie A avverte: se ci dovesse essere un altro Scajola Fini lascia il Pdl dicendo "scappo da questo partito di ladri". Il quadro è nero. Congiura? Complotto? Gasparri e Quagliariello, tornano sulla cena delle rivelazioni e provano a fare chiarezza: «Non si è mai parlato di nulla di simile», ripetono in una nota. Ma il tema è quello e il chiarimento arriva tardi. Fini e Bossi hanno già stoppato il Cavaliere che però continua a dire di non vederci chiaro. Parla di «vicende giudiziarie nebulose».E azzarda un parallelo che il portavoce Daniele Capezzone ufficializza: «Il 25 aprile del 2009, con Silvio Berlusconi applaudito ad Onna e al vertice di consenso e di popolarità, qualcuno fece scattare la catena del gossip e una campagna mediatica durata mesi, poi svanita nel nulla. Quest’anno, dopo la vittoria alle regionali si ritenta una operazione diversa negli strumenti ma convergente nell’obiettivo politico». Ecco, tutto in quattro settimane. «Un piccolo diluvio di attacchi esterni...». Berlusconi sottoscrive anche la chiosa del portavoce: «E il caso Scajola rischia di essere una tappa di un percorso più ampio, un ingranaggio di una macchina che ha obiettivi più ambiziosi: colpire complessivamente l’azione della maggioranza, mettere tra parentesi il voto degli italiani».