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AUTHORITY. «Chiudo l’Agenzia per il Terzo settore»: annuncio-choc del ministro Fornero

Luca Liverani domenica 29 gennaio 2012
«Abbiamo deciso di chiuderla, ci di­spiace ». L’annuncio della chiusu­ra a Milano dell’Agenzia per il Ter­zo settore arriva dal ministro del Lavoro e welfa­re Elsa Fornero. Poche parole, a margine di un convegno, che creano stupore e sconcerto nel mondo del non profit e della politica, col Pd che la invita a ripensarci e i Verdi che chiedono di ta­gliare piuttosto le spese militari. Chiusura della sede di Milano per trasferirla a Roma? O sciogli­mento definitivo? Stefano Zamagni, presidente dell’Agenzia fino al 12 gennaio, si augura che sia solo uno spostamento come dipartimento del mi­nistero del Welfare: «Se davvero fosse cancellata – dice – sarebbe un colpo duro per tutto il Terzo set­tore e una precisa scelta politica: ignorare la so­cietà civile a favore della diarchia stato-mercato». Elsa Fornero non dice molto di più. «Bisognava per forza fare questa operazione», afferma, perché «fa­re un’altra authority non si può e tenerla in vita così com’è sarebbe stata la riprova che in Italia non si può chiudere niente». Per mante­nere a Milano l’Agenzia per il vo­lontariato, nata e insediata in città a marzo 2002, era intervenuto nei giorni scorsi anche il sindaco Pi­sapia, con una lettera al premier e al ministro. Lo staff dell’agenzia, sulla carta di 35 persone distacca­te da Regione, Provincia e Comu­ne, era ridotto a 12 persone. Sca­duto consiglio e presidenza il 12 gennaio, operava in regime di prorogatio. «L’agenzia è stata creata con de­creto della presidenza del consi­glio dei ministri, controfirmato da Napolitano – spiega Zamagni – e un ministro non può scioglierla su due piedi, serve un altro 'dpcm'. Può chiuderla a Milano per portarla a Roma: è uno schiaffo alle au­torità milanesi che dell’agenzia si sono sempre disinteressate, per usare un eufemismo. Pisapia ha scritto alla Fornero solo pochi giorni fa e né lui né la Moratti hanno mai invitato l’Agenzia a nessun evento, quando il comune invita chiunque. Ma­leducazione istituzionale». Lo scioglimento inve­ce «sarebbe una scelta molto pesante, una bato­sta per il Terzo settore. Alla faccia della sussidia­rietà. Ma io sono ottimista e non voglio pensar­lo ». Per Edoardo Patriarca, consigliere dell’Agenzia, «Fornero dà l’impressione di non conoscere que­sto mondo. Ha dichiarato addirittura che nel ter­zo settore ci sono sprechi: una spending review del volontariato fa ridere». Patriarca ricorda che «il bilancio dell’Agenzia è di solo un milione e 200mi­la euro e da due anni i consiglieri lavorano senza gettone di presenza. È ultimamente sono state create authority ben più costose. Ci aspettavamo un rilancio, anche solo come at­tribuzione di poteri di controllo e sanzionatori, una riforma a costo zero. L’agenzia serve perché nel non profit si infiltrano anche i fur­betti soprattutto nella raccolta di fondi». Se di scioglimento si trat­tasse, e non di trasferimento, per Patriarca «sarebbe un segnale pe­ricoloso per il terzo settore: non ci si crede, non si aiuta chi lavora be­ne, non si colpisce chi abusa». Per Giuseppe Frangi, direttore del settimanale Vita , «la decisione e­ra nell’aria, vista la progressiva ri­duzione degli organici e dei bi­lanci. Si parlava di trasferirla da Milano a Roma presso la Presi­denza del Consiglio. Chiuderla in­vece sarebbe molto grave, in un momento in cui il Terzo settore sta incassando duri colpi». «Invito il ministro a ripensarci», afferma Cecilia Carmassi, responsabile terzo settore del Pd . «Sa­rebbe una vera anomalia che il governo volesse ra­zionalizzare le spese dello Stato partendo dal ter­zo settore, messo già a dura prova negli ultimi an­ni ». Polemico il presidente dei Verdi Angelo Bo­nelli: «In un Paese in cui si stanno per spendere 15 miliardi per 131 cacciacombardieri F35, ognu­no dei quali costa quanto 183 asili nido, è scon­certante intervenire a gamba tesa sul terzo setto­re ».